ARCADIA93

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TUTTO QUEL CHE HA UN NOME ESISTE
Izen duen gutzia omen da

Popolo Basco e Religione Primordiale

 

 Le Streghe Basche usano ungere candele d’amore con olio di betulla. La betulla guarisce la pelle e molti malanni.
Secondo la Tradizione, il dono di un ramoscello di betulla alla persona amata era considerato segno di incoraggiamento.
Significava : Tu puoi iniziare...

Origini
Mentre molte popolazioni d’Europa sono connesse alla loro originale madre patria attraverso ragioni storiche di conquista e l’evidenza archeologica di remote migrazioni, le origini del popolo Basco sono state e rimangono misteriose.
Circa due milioni e mezzo di Baschi vivono oggi lungo i Pirenei occidentali in un territorio diviso tra il confine francese e quello spagnolo.
Euskal Herria (il Paese Basco) è composto da sette provincie: Bizkaia, Gipuzcoa, Araba e Navarra in Spagna, Lupurdi, Bassa Navarra e Zuberoa in Francia. Queste provincie si estendono tra i confini geopolitici di questi due Stati ma costituiscono dal punto di vista etnico e linguistico una propria entità nazionale e posseggono una sorprendente autonomia.

I Baschi credono se stessi essere gli originali e preistorici occupanti di ciò che oggi è in gran parte territorio di Spagna. Alcuni studiosi trovano evidenze nel fatto che i Baschi possano essere i discendenti delle popolazioni Cro-Magnon che occuparono l’area e produssero i famosi dipinti e graffiti ritrovati nelle caverne di questi territori.
Antropologi ritengono che il moderno tipo Basco e l’antico Cro-Magnon abbiano molte similitudini fisiche.
Secondo gli studi effetuati si deduce che i resti più antichi trovati nell’area che oggi corrisponde al Paese Basco datano al Paleolitico Inferiore, con una antichità tra i 200.000 ed i 100.000 anni. Si tratta di utensili tagliati in pietra e oggetti appuntiti di arenaria, quarzo, silicio e basalto, scoperti nella costa e nelle rive fluviali.

Anche l’origine del linguaggio del popolo Basco (Euskara) è sconosciuta. E’ un linguaggio pre-Indo Europeo unico, con solo alcune similitudini con ill Caucasico ed il Berbero. I Baschi chiamano se stessi Euskaldun, da Euskara “linguaggio Basco” e dun “uno che parla”. Moderni linguisti cercano indicazioni riguardo l’età di tale linguaggio dalle sue parole ‘radice’.
Per esempio, la parola ascia, haizkolari, viene dalla parola radice haitz che significa pietra o roccia, questo porta molti a credere che ciò si riferisca a uno strumento dell’Età della Pietra.
L’Abate Dominique Lahetjuzan (1766-1818) ha concluso che il Basco fu il linguaggio del Giardino dell’Eden. Egli mostrò come i nomi dei principali capitoli del Libro della Genesi erano tutti Baschi in origine e avevano un appropriato significato. Per questo egli fu dichiarato una delle più divertenti figure dell”era teologica’. Nel 1825, l’Abate Francese Diharce De Bidassouet scrisse nel suo “Storia dei Cantabrici” che il Basco fu l’originale linguaggio parlato dal Creatore e per tale affermazione fu notoriamente ridicolizzato. Circa nello stesso periodo il sacerdote Basco Erroa affermava che il Basco fu il linguaggio parlato nel paradiso terrestre. Per questo i suoi colleghi lo trattarono come un innocuo lunatico ma Erroa era così convinto di essere nel giusto che si appellò al Vescovo di Pamplona che rinviò l’appello al Capitolo della Cattedrale di Pamplona. L’augusto corpo considerò la questione seriamente e, dopo molti mesi di deliberazioni, diede solennemente giudizio in favore di Erroa e sottoscrisse pubblicamente la sua teoria. Ma da li a poco tutti i rapporti ed i registri del procedimento svanirono misteriosamente.

Molti studi di cultura basca enfatizzano quanto e come il popolo Basco sia stato isolato dalle altre culture. Ciò nonostante, un ravvicinato sguardo alla storia mostra che questo non sempre è stato vero. Nei tempi antichi i Baschi furono conosciuti dai Greci, che li chiamavano Ouaskonous (popolo del capro), dovuto alla loro usanza di sacrificare capri agli Dei. Più tardi, le armate Romane mosse a nord attraverso l’Iberia riportarono contatti con le popolazioni Vascones.

Lavvento di Kixmi
L’espansione del Cristianesimo nelle terre dei Baschi fu un processo molto lento. Nel IX secolo, infatti, in molte zone del paese vi erano ancora Gentili, ossia pagani (protagonisti di un ciclo di leggende in cui il Gentile è spesso sinonimo di uomo selvaggio dalle proporzioni gigantesche e dotato di forza straordinaria , che vive isolato dalla comunità sulle montagne) sebbene la presenza fin dal IV secolo di nuclei di popolazioni cristiane in alcune località attesti le fasi di una penetrazione già iniziata nei primi secoli dell’era cristiana.
Il mondo dei miti e delle credenze popolari ne è e ne sarà completamente sconvolto.
A testimonianza di ciò è significativa la leggenda della nube misteriosa: un giorno nei pressi di Ataun comparve una nube luminosa da Oriente. I Gentili, spaventati, chiesero ad un anziano cosa ciò significasse. “E’ arrivato Kixmi (Cristo). E’ la fine della nostra era, lanciatemi in un precipizio” disse il vecchio. Così fecero e poi, inseguiti dalla nube, si nascosero sotto una grande pietra che divenne la loro sepoltura.

Di questo mondo scomparso sono tracce resti preistorici, i quali, ordinati cronologicamente potrebbero dare un’idea di alcuni tratti salienti, della religione primitiva; ma molto si può ricostruire da dati etnografici, dai riti e dalle tradizioni folkloristiche del popolo.
Sacri siti si scoprono attraverso i Pirenei, caverne, fonti e pozzi come anche vallate e picchi di montagne. Le montagne e le valli furono identificate come dimore di Divinità e Geni, nell’interno della terra erano tramandati paesaggi incantati e verdeggianti vallate di altri mondi inaccessibili per i comuni mortali. Forse il sito più conosciuto è una pianura nella provincia di Navarra chiamato Akelarre. Il nome viene da aker (caprone) e larre (prato o pascolo). Tutto ciò è stato fortemente connesso alla stregoneria per centinaia di anni e fu probabilmente il luogo di molte antiche cerimonie sacrificali. Grazie alla Chiesa, ogni informazione riguardo il Paganesimo Basco è stato eliminato e alterato ed alcuni hanno negato che tali rituali siano mai avvenuti. Comunque, il geografo Greco Strabo riporta in modo definitivo che il sacrificio di montoni era un rituale importante nella religione dei Ouaskonous.

A causa del territorio montagnoso i Romani, seguiti più tardi dagli Arabi, Spagnoli e Francesi, non furono mai in grado di controllare pienamente questa regione. Essi ne poterono occupare solo alcuni territori, imporre leggi per governarli in qualche modo ma non furono mai in grado di soggiogare il popolo Basco. Sembra che i Baschi abbiano assimilato veramente poche parole e costumi stranieri all’interno della loro cultura. Essi furono l’ultima popolazione dell’Europa Occidentale ad essere convertita alla Cristianità. Per secoli i missionari furono rifiutati da una certa parte della popolazione Basca, in favore della religione magica tradizionale. Il quattordicesimo secolo vide un incremento nella conversione dei Baschi ma, fino al 1600 l’area fu caratterizzata da componenti fortemente non cristiane.

Nel 1609, il rapporto di un controllore inviato da Bordeaux per controllare le chiese nelle regioni Basche del territorio Francese, stabilì che Sabba di Streghe furono spesso svolti nelle chiese con il consenso e spesso la partecipazione del sacerdote. Egli fu scandalizzato da quanta simpatia nutrissero i sacerdoti Baschi verso la Religione Antica. La maggioranza della popolazione praticava ancora una religione misto di Paganesimo e Cristianità. Rapporti come questo scatenarono sia in Francia che in Spagna la più grande distruzione della religione e della cultura Basca della storia. Così la Chiesa Cattolica fu in grado di raggiungere quello che nè i Romani nè gli Arabi ottennero: la completa dominazione del Popolo Basco.
In tutto, circa 2000 accusati furono giustiziati e si stima che 50.000 persone assistettero ai procedimenti che furono tenuti all’aperto per favorire gli spettatori.

Papa Gregorio IX istituì l’Inquisizione papale nel 1231 per timore dell’eresia. Nel 1478 Papa Sisto IV autorizzò l’Inquisizione Spagnola a combattere apostasie Ebree e Mussulmane. Nel 1483 egli nominò la persona che avrebbe organizzato l’Inquisizione di tutte le regioni Spagnole. Il grande inquisitore Tommaso de Torquemada.
Fu dichiarata una stagione di caccia aperta per donne, specialmente raccoglitrici di erbe, ostetriche, vedove e zitelle.
E’ stato stimato che 9 milioni di persone, soprattutto donne, furono bruciate o impiccate nell’Europa del tempo.
Sembra che i Francescani parteciparono ai processi per stregoneria supportando o facilitando la raccolta o la costruzione di prove.
Essi furono particolarmente impegnati nello spiare eventuali streghe e denunciarle alle autorità. Essi torturarono donne ottenendo false confessioni.
A Logrono molte persone furono torturate fino ad ammettere ogni cosa gli fosse ordinata dai monaci. Si narra che una delle donne torturate, Mariquita de Atauri, dopo aver denunciato sotto tortura una grande quantità di persone innocenti si uccise gettandosi nel fiume vicino alla sua casa.
Quando l’Inquisizione fu stabilita, nel 1231, i Domenicani erano incaricati dell’organizzazione e dell’esecuzioone degli eretici.
L’Inquisizione e i Domenicani si concentrarono sulle Alpi del nord Italia. L’uso della tortura fu ufficialmente autorizzato da Papa Innocente IV nel 1252.
I Gesuiti, molti dei quali erano Baschi come il fondatore Ignazio de Loyola, non sembrano aver preso parte alla caccia alle streghe ma sembra invece che funsero da mediatori e traduttori con le popolazioni locali. Forse proprio i Gesuiti Baschi difesero il loro antico linguaggio che era, con la cultura Basca, uno degli obbiettivi dell’Inquisizione come lo fu poi per Francisco Franco dal 1930.

Pantheon Basco
Con l’arrivo della Cristianità arriva anche la distruzione di molta conoscenza dei veri rituali e arti magiche che furono comuni nelle montagne e nelle valli di Euskal Herria. Fortunatamente, i Baschi hanno una forte tradizione orale che è celebrata fino ad oggi con canzoni e gare di cantastorie. Esiste ancora una vasta collezione di antichi miti e leggende, sebbene molti di essi non siano mai stati tradotti dall’Euskara.

Secondo i Baschi vi è una dualità di esseri e di mondi: da una parte il mondo naturale (berezko), dall’altra quello soprannaturale (aideko); per operare nel primo occorre usare strumenti naturali, nel secondo si entra con la magia.
I mezzi magici sono molteplici, ma si basano tutti sulla ADUR, o virtù magica, che collega le cose alle loro rappresentazioni. La maledizione o birao si trasmette, grazie all’adur, alla persona o cosa segnalata: un’azione simbolica rivolta ad un immagine emette il suo adur, che agisce a distanza. I nomi sono immagini sonore delle cose. Secondo un detto popolare basco, tutto quello che ha un nome esiste “izena duen gutzia omen da”.

Le Deità maggiori sono Ortzi o Eguzki, il Dio Sole, Ilargia o Illargui, la Dea Luna, Mari la Dea della Terra e Sugaar, Dio sia della Terra che del Cielo. Ortzi, anche chiamato Ost o Eguzki, è il Dio del Sole, del Cielo e del tuono ed è spesso paragonato a Giove, Zeus e Thor.

Ortzi, e la sua variante occidentale Osti sono il primo elemento in dozzine di parole come “tempesta di nuvole”, “tuono” e “alba”. Per esempio “arcobaleno” è Ortzadar (adar significa corno) e “luce del giorno” è Orzargi (argi significa luce).
In molte cantilene infantili vi si allude come a un essere femminile, figlio della Terra (Lur). Secondo un vecchio modo di pensare, il Sole nasce dalla terra e ad essa ritorna. Si crede che la luce solare non sia gradita alle Streghe o a certe categorie di Lamie, come si racconta a proposito di una Lamia a cui un pastore rubò il pettine d’oro. Stava per riprenderlo, quando un raggio di sole nascente sfiorò la veste dell’uomo ....”ringrazia il Sole” essa gli disse, e si ritirò nella sua caverna.
Simboli solari sono i cerchi, le svastiche, i fiori di cardo, molto frequenti nell’arte popolare basca e in quella funeraria.
Anche la cultura dolmenica con i dolmen orientati da est a ovest evidenzia l’esistenza di un culto solare.
Sfortunatamente, poco altro rimane del Dio Ortzi e di miti e conoscenza di qualsiasi rituale celebrato in sua adorazione.

La Dea lunare Ilargia o Illargui appare in molti miti e leggende. In quanto agricoltori e pescatori, i Baschi sono molto vicini ai cicli lunari. Ilargia è il guardiano della Morte; lei accompagna nella via all’aldilà. Ilargia regola il mondo della conoscenza segreta, della divinazione e della magia.
Illargui come il Sole, è di genere femminile; quando compare sui monti orientali si dice:”Illargui amandrea, zeruan ze iberri?” (Signora madre Luna, che nuove ci porti?). Il venerdì è consacrato ad essa, così come il giovedì è consacrato al cielo. Secondo una vecchia credenza, l’astro notturno è la luce dei morti e morire con la luna crescente è considerato di buon auspicio per la vita dell’aldilà. Sole e Luna sono figli della terra, nel cui seno entrambi ritornano dopo il loro percorso nel cielo.

Nei racconti tradizionali si dice che la faccia della Terra è illimitata in tutte le direzioni e sono destinati al fallimento coloro che vogliano esplorarne i confini. La Terra contiene tesori nascosti in caverne e montagne, che spesso non possono essere ritrovati per la mancanza di coordinate precise atte a localizzarli oppure per l’intervento minaccioso di geni che terrorizzano i ricercatori e li costringono ad abbandonare l’impresa. Essa è la dimora abituale delle anime, delle divinità e della maggior parte degli esseri mitici, alcuni dei quali prendono le sembianze di tori, cavalli, capre e altri animali.

Il mondo mitico Basco è popolato di geni o divinità che assumono figure di animali o di esseri quasi umani che vivono all’interno delle caverne. Particolare importanza tra questi assume una divinità antropomorfa, Mari, una delle più antiche dee ctonie di sesso femminile.
Marito di Mari è Maju, che compare anche come serpente o Sugaar. Essi apparentemente vivono separati, Mari sulla terra e Maju/Sugaar nel mare. E per buone ragioni. Quando Maju e Mari si incontrano si scatenano violente tempeste di pioggia, grandine, tuoni e fulmini.
Una leggenda del XVI secolo racconta che Mari è la capostipite della casata dei Signori di Biscaglia.
La “Signora” o la “Dama”, come Mari viene spesso chiamata, vive nelle regioni abissali, ma anche negli antri e nei precipizi a queste collegati da condotti sotterranei. Le forme di Mari sono diverse: nelle regioni sotterranee essa assume aspetti zoomorfi, in superficie invece appare come una bellissima signora elegantemente vestita, nell’atto di pettinarsi con un pettine d’oro; talvolta solca il cielo su un carro trainato da cavalli o avvolta nelle fiamme. Appare anche come albero in fiamme, nuvola bianca, arcobaleno, raffica di vento, uccello, falce di fuoco spostandosi da un picco montagnoso ad un altro. Qualche volta Mari guida il suo cocchio attraverso il cielo trainata da quattro cavalli bianchi o cavalca un ariete bianco.. Come Persefone, viene rapita da un toro. Essa è a capo di tutti i geni sotterranei. A volte non è sola nella sua dimora ma in compagnia di animali-geni o di fanciulle.
Molti dei caratteri che le si attribuiscono sono gli stessi che si attribuiscono alle streghe. In una leggenda si racconta che a una sua prigioniera, Catalina, Mari regalò un pezzo di carbone che si trasformò in oro purissimo. La dea cambia spesso abitazione e ad ogni localizzazione corrisponde un diverso personaggio, come se non si trattasse di una medesima divinità ma di una pluralità di divinità-sorelle.
Le caverne dove vivono sono spesso luoghi di riunione o Akelarre delle streghe, le quali, come Mari,hanno il potere di agire sui fenomeni naturali.
Il modo in cui vengono chiamate le streghe è Sorgin. Esistono le streghe? “Non si può dire che esistano, non si può dire che non esistano” così recita un detto popolare. D’altra parte le streghe stesse confermano la loro esistenza:”Che non esistiamo, che si esistiamo, quattordicimila qui stiamo”, così risposero ad alcune filatrici di Eldauayen. In molti racconti popolari si narra dei sequestri di persone incredule.
Ci sono streghe-geni e streghe-umane.
Le prime fanno parte del corteo di Mari, assolvono molte delle sue mansioni e costruiscono ponti e dolmen.
Alla seconda categoria appartengono anche uomini, ma più sovente donne dal carattere maligno, il cui intervento causa morte o infermità.
Le streghe si trasformano molto spesso in gatti, talvolta in cani o montoni e si spostano molto spesso da un luogo all’altro spalmandosi con un unguento e recitando la formula che dice:”Sasi guztien ganeti eta odei guztien aizpiti” (Sopra tutti i rovi e attraverso tutte le nubi).

Accanto ai geni sotterranei e malefici ve ne sono di servizievoli (familiarrak), di acquatici, campestri, notturni, aerei, ecc.
Tra il mondo degli Dei e quello dell’uomo c’è il Signore dei Boschi, il Basajun. Egli è semi-divino, un essere forte, irsuto e con caratteristiche animali. Basajun sorveglia la foresta e tutte le creature selvatiche. Genio campestre, signore della selva, o anche Signore Selvaggio. Viene considerato protettore delle greggi. Quando arriva la tempesta, lancia grida di avviso ai pastori; impedisce al lupo di avvicinarsi al gregge. Lui è il primo coltivatore della terra. Gli umani ottennero il diritto di coltivare la terra quando un uomo vinse una scommessa con Basajun. Egli rubò i semi che Basajun stava seminando e ritornò dal suo popolo per insegnare ad essi come produrre il cibo.

Di particolare importanza sono le Lamie o Laminak, geni dalla figura umana, anche se con piedi di gallina, di anatra, di capra.
Nelle zone costiere sono donne con la parte inferiore a forma di pesce. Non hanno un sesso definito, anche se prevalentemente sono geni femminili. In alcune leggende vengono raffigurate come un piccolo popolo che vive sottoterra.
Loro dimora sono le caverne, ma vivono anche presso ristagni di corsi d’acqua. Sono solite filare con rocca e fuso, costruire ponti, dolmen e case.
Le Lamie appaiono spesso con un pettine d’oro, accettano volentieri dagli uomini offerte poste sui davanzali delle case; s’innamorano, riamate, di esseri umani. Se qualcuno entra per caso nelle loro dimore lo accolgono gentilmente a meno che non sia invadente: in questo caso lo sequestrano.
E’ evidente la duplicità della loro natura, ora benefica ora malefica.
Esse possono divenire estremamente violente con coloro che rapiscono, bere il sangue ma anche mangiare la carne delle loro vittime.
Il ciclo delle Lamie presenta molte connessioni con quello delle Streghe o dei Gentili.

Vi sono altre Deità, Spiriti, Esseri semi-divini come Intxitxu, lo spirito invisibile che costruisce i Cromlechs, i misteriosi circoli di pietra nelle montagne che circondano Oiartzun. Irelu è uno spirito sotterraneo che rapisce chiunque lo disturbi. Le sue misteriose impronte possono essere viste vicino alla caverna di Armontaitz e Malkorburu. Se vi arrampicate sulla montagna chiamata Ubedi potrete sentire la sua canzone confusa con il suono del vento.
Vicino alle caverne di Balzola e Montecristo vive Erensuge, un terribile serpente che attrae persone con il suo respiro solo per divorarle. Nell’area di Albistur e Zegama potrete essere spaventati da un’eco di strani lamenti e da qualche pecora vicino che scappa. E’ Basajun che annuncia la sua presenza e avverte i pastori che una tempesta è in arrivo.
Vicino alle caverne di Santimamine, Sagastigorri e Covairadea, cercate una mucca completamente rossa, un vitello o un toro con occhi inferociti. E’ Beigorri, il guardiano di molte dimore di Mari. Questo animale è ritratto in molti famosi dipinti ritrovati nelle caverne di questa regione.

L’”Etxe
Il basco è legato al culto della casa, etxe, che non è solo il luogo fisico di origine ma tempio e cimitero, simbolo e centro comune dei vivi e dei morti di una famiglia. L’”etxekandere” o signora della casa è la principale officiante del culto domestico ed adempie ad alcuni atti cultuali inerenti alla frequentazioni con i defunti e all’ammaestramento dei vivi.
Queste tradizioni attestato il grande rispetto che i baschi hanno per il ruolo femminile, al punto che ai tempi dei fueros la scelta dell’erede cadeva sul primogenito/a, uomo o donna che fosse, contrariamente al diritto feudale che assegnava questa prerogativa solo ai maschi.
Prima dell’avvento del Cristianesimo la casa servì da sepoltura familiare. Tra le credenze che rientrano nel cerimoniale religioso vi è quella che afferma che non si può girare attorno alla casa tre volte. La casa basca era considerata inviolabile al punto che godeva del diritto di asilo, e inalienabile in quanto doveva essere trasmessa integra e indivisibile all’interno della famiglia.
Soggetti del culto domestico sono le anime dei morti, che rivestono una particolare importanza nella cultura basca. Secondo una credenza diffusa, essi appaiono sotto forma di lampi, di luci o di colpi di vento, talvolta come ombre. Di notte spesso tornano al loro etxe attraverso dei cammini sotterranei.

Feste dInverno
In accordo con la tradizione, la morte non interrompe i legami familiari.
La memoria dei defunti vive nel magico rito dell’accensione delle sottili candele argizaiolak. Il 1° Novembre è il giorno d’inizio della Festa d’Inverno. In luoghi come Amezketa in Gipuzcoa le argizaiolak illuminano le tombe per tenere vivo lo spirito del defunto.
Il Solstizio d’Inverno è diventato solo una parte delle lunghe festività del Natale. Un personaggio chiamato Olentzero preannuncia questa stagione e sembra trovare origine in alcuni rituali pre-Cristiani. Egli è descritto come un semplice carbonaio che ful il primo a sentire le buone notizie. Forse egli è ciò che resta di un personaggio che aveva a che fare con la cerimonia di accensione del fuoco del lontano passato.
Un interessante usanza è “battare il ceppo natalizio”. Il ceppo è portato nella casa sotto una coperta di stoffa. I parenti ed i bambini pronunciano una preghiera rivolti al ceppo, poi ognuno lo colpisce tre volte con un ramoscello. Quando la coperta è rimossa il Ceppo di Natale viene esposto insieme a condele e torte.
La più importante festa d’Inverno è il Carnevale. In molte città questa festività è annunciata da strane parate nelle quali i partecipanti vestono come Zingari, in ricordo di un tempo in cui grandi tribù di Zingari vennero a prendere parte al Carnevale dei Baschi. Nella provincia di Gipuzcoa i bambini dei due villagi di Amezketa e Abaltzisketa danzano attorno a tutte le case, per risvegliare la generosità dei loro vicini. Nella città di Lasarte-Oria la Danza delle Streghe ‘Sorgin Dantza’ è eseguita la Domenica di Carnevale.

Feste dEstate
Mentre gli antchi riti del solstizio d’Inverno sono stati quasi completamente assorbiti dalla Cristianità, la tradizione del solstizio d’Estate è rimasta sempre forte e intatta. Le celebrazioni enfatizzano la purificazione e l’esaltazione dell’Estate e del Sole. Nella notte del solstizio in pratica in ogni villaggio, città e fattoria viene acceso un falò. Nelle campagne essi possono essere visti sulle montagne e davanti alle fattorie. Nella città essi sono accesi nella piazza o in un campo vicino. E’ molto popolare l’usanza di saltare nel fuoco. Nei falò delle campagne rami ardenti sono tolti dal fuoco e trascinati nei campi per allontanare ogni male. Il giorno dopo il solstizio d’Estate nei mercati della città sono esibiti “rami fortunati”, pezzi di legno che non sono stati consumati dalle fiamme dei falò. Questi sono considerati una protezione contro gli incendi.

Conclusioni
Questa è solo una breve ricerca su un’antichissima e poco conosciuta Tradizione. C’è molto altro da imparare riguardo la mitologia e le pratiche magico-spirituali del popolo Basco. Esse contengono gli archetipi dai quali tutta la conoscenza del mondo è scaturita. Nella profonda conoscenza di questo popolo sembrano celarsi le chiavi che possono aprire le porte segrete di tutte le Tradizioni del Mondo.
La costituzione genetica ed etnico-culturale dei Baschi, l’origine remota della loro lingua che sembra attingere direttamente dalla memoria ancestrale della Terra e forse dalle parole, scintille di vita lasciate cadere dagli Dei del Cielo, lasciano intravedere un remoto giardino incantato, al di la delle barriere del tempo, abitato da creature fantastiche e meravigliose.
I tentativi di cancellare i segni della Grande Origine non sono riusciti ad offuscare l’intatta consapevolezza della Realtà che traspare tra le pieghe di un mondo tanto moderno quanto irreale e feroce.
Le Lamie della Baia ancora cantano i loro melodiosi sussurri tra le raffiche di vento dell’oceano e Mari ancora solca il cielo stellato delle notti in Euskal Herria, con il suo carro fiammeggiante lasciando sulla cima delle montagne pegni dell’amore per il suo splendido Regno.
E si odono ancora, tra i vicoli dei villaggi, nelle campagne e nelle città, i lamenti strazianti di una Pace mai conquistata e di una Libertà da sempre ferocemente negata al popolo Euskaldunak, i parlatori di Basco.