TUTTO QUEL CHE HA UN NOME ESISTE
”Izen
duen gutzia omen da”
Popolo Basco e Religione
Primordiale
Le Streghe Basche usano ungere
candele d’amore con olio di betulla. La betulla guarisce la pelle e molti
malanni.
Secondo la Tradizione, il dono di un ramoscello di betulla alla persona amata
era considerato segno di incoraggiamento.
Significava : Tu puoi iniziare...
Origini
Mentre molte popolazioni d’Europa sono connesse alla loro originale madre patria
attraverso ragioni storiche di conquista e l’evidenza archeologica di remote
migrazioni, le origini del popolo Basco sono state e rimangono misteriose.
Circa due milioni e mezzo di Baschi vivono oggi lungo i Pirenei occidentali in
un territorio diviso tra il confine francese e quello spagnolo.
Euskal Herria (il Paese Basco) è composto da sette provincie: Bizkaia, Gipuzcoa,
Araba e Navarra in Spagna, Lupurdi, Bassa Navarra e Zuberoa in Francia. Queste
provincie si estendono tra i confini geopolitici di questi due Stati ma
costituiscono dal punto di vista etnico e linguistico una propria entità
nazionale e posseggono una sorprendente autonomia.
I Baschi credono se stessi essere gli
originali e preistorici occupanti di ciò che oggi è in gran parte territorio di
Spagna. Alcuni studiosi trovano evidenze nel fatto che i Baschi possano essere i
discendenti delle popolazioni Cro-Magnon che occuparono l’area e produssero i
famosi dipinti e graffiti ritrovati nelle caverne di questi territori.
Antropologi ritengono che il moderno tipo Basco e l’antico Cro-Magnon abbiano
molte similitudini fisiche.
Secondo gli studi effetuati si deduce che i resti più antichi trovati nell’area
che oggi corrisponde al Paese Basco datano al Paleolitico Inferiore, con una
antichità tra i 200.000 ed i 100.000 anni. Si tratta di utensili tagliati in
pietra e oggetti appuntiti di arenaria, quarzo, silicio e basalto, scoperti
nella costa e nelle rive fluviali.
Anche l’origine del linguaggio del
popolo Basco (Euskara) è sconosciuta. E’ un linguaggio pre-Indo Europeo unico,
con solo alcune similitudini con ill Caucasico ed il Berbero. I Baschi chiamano
se stessi Euskaldun, da Euskara “linguaggio Basco” e dun “uno che parla”.
Moderni linguisti cercano indicazioni riguardo l’età di tale linguaggio dalle
sue parole ‘radice’.
Per esempio, la parola ascia, haizkolari, viene dalla parola radice haitz che
significa pietra o roccia, questo porta molti a credere che ciò si riferisca a
uno strumento dell’Età della Pietra.
L’Abate Dominique Lahetjuzan (1766-1818) ha concluso che il Basco fu il
linguaggio del Giardino dell’Eden. Egli mostrò come i nomi dei principali
capitoli del Libro della Genesi erano tutti Baschi in origine e avevano un
appropriato significato. Per questo egli fu dichiarato una delle più divertenti
figure dell”era teologica’. Nel 1825, l’Abate Francese Diharce De Bidassouet
scrisse nel suo “Storia dei Cantabrici” che il Basco fu l’originale linguaggio
parlato dal Creatore e per tale affermazione fu notoriamente ridicolizzato.
Circa nello stesso periodo il sacerdote Basco Erroa affermava che il Basco fu il
linguaggio parlato nel paradiso terrestre. Per questo i suoi colleghi lo
trattarono come un innocuo lunatico ma Erroa era così convinto di essere nel
giusto che si appellò al Vescovo di Pamplona che rinviò l’appello al Capitolo
della Cattedrale di Pamplona. L’augusto corpo considerò la questione seriamente
e, dopo molti mesi di deliberazioni, diede solennemente giudizio in favore di
Erroa e sottoscrisse pubblicamente la sua teoria. Ma da li a poco tutti i
rapporti ed i registri del procedimento svanirono misteriosamente.
Molti studi di cultura basca
enfatizzano quanto e come il popolo Basco sia stato isolato dalle altre culture.
Ciò nonostante, un ravvicinato sguardo alla storia mostra che questo non sempre
è stato vero. Nei tempi antichi i Baschi furono conosciuti dai Greci, che li
chiamavano Ouaskonous (popolo del capro), dovuto alla loro usanza di sacrificare
capri agli Dei. Più tardi, le armate Romane mosse a nord attraverso l’Iberia
riportarono contatti con le popolazioni Vascones.
L’avvento
di Kixmi
L’espansione del Cristianesimo nelle terre dei Baschi fu un processo molto
lento. Nel IX secolo, infatti, in molte zone del paese vi erano ancora Gentili,
ossia pagani (protagonisti di un ciclo di leggende in cui il Gentile è spesso
sinonimo di uomo selvaggio dalle proporzioni gigantesche e dotato di forza
straordinaria , che vive isolato dalla comunità sulle montagne) sebbene la
presenza fin dal IV secolo di nuclei di popolazioni cristiane in alcune località
attesti le fasi di una penetrazione già iniziata nei primi secoli dell’era
cristiana.
Il mondo dei miti e delle credenze popolari ne è e ne sarà completamente
sconvolto.
A testimonianza di ciò è significativa la leggenda della nube misteriosa: un
giorno nei pressi di Ataun comparve una nube luminosa da Oriente. I Gentili,
spaventati, chiesero ad un anziano cosa ciò significasse. “E’ arrivato Kixmi
(Cristo). E’ la fine della nostra era, lanciatemi in un precipizio” disse il
vecchio. Così fecero e poi, inseguiti dalla nube, si nascosero sotto una grande
pietra che divenne la loro sepoltura.
Di questo mondo scomparso sono tracce
resti preistorici, i quali, ordinati cronologicamente potrebbero dare un’idea di
alcuni tratti salienti, della religione primitiva; ma molto si può ricostruire
da dati etnografici, dai riti e dalle tradizioni folkloristiche del popolo.
Sacri siti si scoprono attraverso i Pirenei, caverne, fonti e pozzi come anche
vallate e picchi di montagne. Le montagne e le valli furono identificate come
dimore di Divinità e Geni, nell’interno della terra erano tramandati paesaggi
incantati e verdeggianti vallate di altri mondi inaccessibili per i comuni
mortali. Forse il sito più conosciuto è una pianura nella provincia di Navarra
chiamato Akelarre. Il nome viene da aker (caprone) e larre (prato o pascolo).
Tutto ciò è stato fortemente connesso alla stregoneria per centinaia di anni e
fu probabilmente il luogo di molte antiche cerimonie sacrificali. Grazie alla
Chiesa, ogni informazione riguardo il Paganesimo Basco è stato eliminato e
alterato ed alcuni hanno negato che tali rituali siano mai avvenuti. Comunque,
il geografo Greco Strabo riporta in modo definitivo che il sacrificio di montoni
era un rituale importante nella religione dei Ouaskonous.
A causa del territorio montagnoso i
Romani, seguiti più tardi dagli Arabi, Spagnoli e Francesi, non furono mai in
grado di controllare pienamente questa regione. Essi ne poterono occupare solo
alcuni territori, imporre leggi per governarli in qualche modo ma non furono mai
in grado di soggiogare il popolo Basco. Sembra che i Baschi abbiano assimilato
veramente poche parole e costumi stranieri all’interno della loro cultura. Essi
furono l’ultima popolazione dell’Europa Occidentale ad essere convertita alla
Cristianità. Per secoli i missionari furono rifiutati da una certa parte della
popolazione Basca, in favore della religione magica tradizionale. Il
quattordicesimo secolo vide un incremento nella conversione dei Baschi ma, fino
al 1600 l’area fu caratterizzata da componenti fortemente non cristiane.
Nel 1609, il rapporto di un
controllore inviato da Bordeaux per controllare le chiese nelle regioni Basche
del territorio Francese, stabilì che Sabba di Streghe furono spesso svolti nelle
chiese con il consenso e spesso la partecipazione del sacerdote. Egli fu
scandalizzato da quanta simpatia nutrissero i sacerdoti Baschi verso la
Religione Antica. La maggioranza della popolazione praticava ancora una
religione misto di Paganesimo e Cristianità. Rapporti come questo scatenarono
sia in Francia che in Spagna la più grande distruzione della religione e della
cultura Basca della storia. Così la Chiesa Cattolica fu in grado di raggiungere
quello che nè i Romani nè gli Arabi ottennero: la completa dominazione del
Popolo Basco.
In tutto, circa 2000 accusati furono giustiziati e si stima che 50.000 persone
assistettero ai procedimenti che furono tenuti all’aperto per favorire gli
spettatori.
Papa Gregorio IX istituì
l’Inquisizione papale nel 1231 per timore dell’eresia. Nel 1478 Papa Sisto IV
autorizzò l’Inquisizione Spagnola a combattere apostasie Ebree e Mussulmane. Nel
1483 egli nominò la persona che avrebbe organizzato l’Inquisizione di tutte le
regioni Spagnole. Il grande inquisitore Tommaso de Torquemada.
Fu dichiarata una stagione di caccia aperta per donne, specialmente
raccoglitrici di erbe, ostetriche, vedove e zitelle.
E’ stato stimato che 9 milioni di persone, soprattutto donne, furono bruciate o
impiccate nell’Europa del tempo.
Sembra che i Francescani parteciparono ai processi per stregoneria supportando o
facilitando la raccolta o la costruzione di prove.
Essi furono particolarmente impegnati nello spiare eventuali streghe e
denunciarle alle autorità. Essi torturarono donne ottenendo false confessioni.
A Logrono molte persone furono torturate fino ad ammettere ogni cosa gli fosse
ordinata dai monaci. Si narra che una delle donne torturate, Mariquita de Atauri,
dopo aver denunciato sotto tortura una grande quantità di persone innocenti si
uccise gettandosi nel fiume vicino alla sua casa.
Quando l’Inquisizione fu stabilita, nel 1231, i Domenicani erano incaricati
dell’organizzazione e dell’esecuzioone degli eretici.
L’Inquisizione e i Domenicani si concentrarono sulle Alpi del nord Italia. L’uso
della tortura fu ufficialmente autorizzato da Papa Innocente IV nel 1252.
I Gesuiti, molti dei quali erano Baschi come il fondatore Ignazio de Loyola, non
sembrano aver preso parte alla caccia alle streghe ma sembra invece che funsero
da mediatori e traduttori con le popolazioni locali. Forse proprio i Gesuiti
Baschi difesero il loro antico linguaggio che era, con la cultura Basca, uno
degli obbiettivi dell’Inquisizione come lo fu poi per Francisco Franco dal 1930.
Pantheon Basco
Con l’arrivo della Cristianità arriva anche la distruzione di molta conoscenza
dei veri rituali e arti magiche che furono comuni nelle montagne e nelle valli
di Euskal Herria. Fortunatamente, i Baschi hanno una forte tradizione orale che
è celebrata fino ad oggi con canzoni e gare di cantastorie. Esiste ancora una
vasta collezione di antichi miti e leggende, sebbene molti di essi non siano mai
stati tradotti dall’Euskara.
Secondo i Baschi vi è una dualità di
esseri e di mondi: da una parte il mondo naturale (berezko), dall’altra quello
soprannaturale (aideko); per operare nel primo occorre usare strumenti naturali,
nel secondo si entra con la magia.
I mezzi magici sono molteplici, ma si basano tutti sulla ADUR, o virtù magica,
che collega le cose alle loro rappresentazioni. La maledizione o birao si
trasmette, grazie all’adur, alla persona o cosa segnalata: un’azione simbolica
rivolta ad un immagine emette il suo adur, che agisce a distanza. I nomi sono
immagini sonore delle cose. Secondo un detto popolare basco, tutto quello che ha
un nome esiste “izena duen gutzia omen da”.
Le Deità maggiori sono Ortzi o Eguzki,
il Dio Sole, Ilargia o Illargui, la Dea Luna, Mari la Dea della Terra e Sugaar,
Dio sia della Terra che del Cielo. Ortzi, anche chiamato Ost o Eguzki, è il Dio
del Sole, del Cielo e del tuono ed è spesso paragonato a Giove, Zeus e Thor.
Ortzi, e la sua variante occidentale
Osti sono il primo elemento in dozzine di parole come “tempesta di nuvole”,
“tuono” e “alba”. Per esempio “arcobaleno” è Ortzadar (adar significa corno) e
“luce del giorno” è Orzargi (argi significa luce).
In molte cantilene infantili vi si allude come a un essere femminile, figlio
della Terra (Lur). Secondo un vecchio modo di pensare, il Sole nasce dalla terra
e ad essa ritorna. Si crede che la luce solare non sia gradita alle Streghe o a
certe categorie di Lamie, come si racconta a proposito di una Lamia a cui un
pastore rubò il pettine d’oro. Stava per riprenderlo, quando un raggio di sole
nascente sfiorò la veste dell’uomo ....”ringrazia il Sole” essa gli disse, e si
ritirò nella sua caverna.
Simboli solari sono i cerchi, le svastiche, i fiori di cardo, molto frequenti
nell’arte popolare basca e in quella funeraria.
Anche la cultura dolmenica con i dolmen orientati da est a ovest evidenzia
l’esistenza di un culto solare.
Sfortunatamente, poco altro rimane del Dio Ortzi e di miti e conoscenza di
qualsiasi rituale celebrato in sua adorazione.
La Dea lunare Ilargia o Illargui
appare in molti miti e leggende. In quanto agricoltori e pescatori, i Baschi
sono molto vicini ai cicli lunari. Ilargia è il guardiano della Morte; lei
accompagna nella via all’aldilà. Ilargia regola il mondo della conoscenza
segreta, della divinazione e della magia.
Illargui come il Sole, è di genere femminile; quando compare sui monti orientali
si dice:”Illargui amandrea, zeruan ze iberri?” (Signora madre Luna, che nuove ci
porti?). Il venerdì è consacrato ad essa, così come il giovedì è consacrato al
cielo. Secondo una vecchia credenza, l’astro notturno è la luce dei morti e
morire con la luna crescente è considerato di buon auspicio per la vita
dell’aldilà. Sole e Luna sono figli della terra, nel cui seno entrambi ritornano
dopo il loro percorso nel cielo.
Nei racconti tradizionali si dice che
la faccia della Terra è illimitata in tutte le direzioni e sono destinati al
fallimento coloro che vogliano esplorarne i confini. La Terra contiene tesori
nascosti in caverne e montagne, che spesso non possono essere ritrovati per la
mancanza di coordinate precise atte a localizzarli oppure per l’intervento
minaccioso di geni che terrorizzano i ricercatori e li costringono ad
abbandonare l’impresa. Essa è la dimora abituale delle anime, delle divinità e
della maggior parte degli esseri mitici, alcuni dei quali prendono le sembianze
di tori, cavalli, capre e altri animali.
Il mondo mitico Basco è popolato di
geni o divinità che assumono figure di animali o di esseri quasi umani che
vivono all’interno delle caverne. Particolare importanza tra questi assume una
divinità antropomorfa, Mari, una delle più antiche dee ctonie di sesso
femminile.
Marito di Mari è Maju, che compare anche come serpente o Sugaar. Essi
apparentemente vivono separati, Mari sulla terra e Maju/Sugaar nel mare. E per
buone ragioni. Quando Maju e Mari si incontrano si scatenano violente tempeste
di pioggia, grandine, tuoni e fulmini.
Una leggenda del XVI secolo racconta che Mari è la capostipite della casata dei
Signori di Biscaglia.
La “Signora” o la “Dama”, come Mari viene spesso chiamata, vive nelle regioni
abissali, ma anche negli antri e nei precipizi a queste collegati da condotti
sotterranei. Le forme di Mari sono diverse: nelle regioni sotterranee essa
assume aspetti zoomorfi, in superficie invece appare come una bellissima signora
elegantemente vestita, nell’atto di pettinarsi con un pettine d’oro; talvolta
solca il cielo su un carro trainato da cavalli o avvolta nelle fiamme. Appare
anche come albero in fiamme, nuvola bianca, arcobaleno, raffica di vento,
uccello, falce di fuoco spostandosi da un picco montagnoso ad un altro. Qualche
volta Mari guida il suo cocchio attraverso il cielo trainata da quattro cavalli
bianchi o cavalca un ariete bianco.. Come Persefone, viene rapita da un toro.
Essa è a capo di tutti i geni sotterranei. A volte non è sola nella sua dimora
ma in compagnia di animali-geni o di fanciulle.
Molti dei caratteri che le si attribuiscono sono gli stessi che si attribuiscono
alle streghe. In una leggenda si racconta che a una sua prigioniera, Catalina,
Mari regalò un pezzo di carbone che si trasformò in oro purissimo. La dea cambia
spesso abitazione e ad ogni localizzazione corrisponde un diverso personaggio,
come se non si trattasse di una medesima divinità ma di una pluralità di
divinità-sorelle.
Le caverne dove vivono sono spesso luoghi di riunione o Akelarre delle streghe,
le quali, come Mari,hanno il potere di agire sui fenomeni naturali.
Il modo in cui vengono chiamate le streghe è Sorgin. Esistono le streghe? “Non
si può dire che esistano, non si può dire che non esistano” così recita un detto
popolare. D’altra parte le streghe stesse confermano la loro esistenza:”Che non
esistiamo, che si esistiamo, quattordicimila qui stiamo”, così risposero ad
alcune filatrici di Eldauayen. In molti racconti popolari si narra dei sequestri
di persone incredule.
Ci sono streghe-geni e streghe-umane.
Le prime fanno parte del corteo di Mari, assolvono molte delle sue mansioni e
costruiscono ponti e dolmen.
Alla seconda categoria appartengono anche uomini, ma più sovente donne dal
carattere maligno, il cui intervento causa morte o infermità.
Le streghe si trasformano molto spesso in gatti, talvolta in cani o montoni e si
spostano molto spesso da un luogo all’altro spalmandosi con un unguento e
recitando la formula che dice:”Sasi guztien ganeti eta odei guztien aizpiti”
(Sopra tutti i rovi e attraverso tutte le nubi).
Accanto ai geni sotterranei e
malefici ve ne sono di servizievoli (familiarrak), di acquatici, campestri,
notturni, aerei, ecc.
Tra il mondo degli Dei e quello dell’uomo c’è il Signore dei Boschi, il Basajun.
Egli è semi-divino, un essere forte, irsuto e con caratteristiche animali.
Basajun sorveglia la foresta e tutte le creature selvatiche. Genio campestre,
signore della selva, o anche Signore Selvaggio. Viene considerato protettore
delle greggi. Quando arriva la tempesta, lancia grida di avviso ai pastori;
impedisce al lupo di avvicinarsi al gregge. Lui è il primo coltivatore della
terra. Gli umani ottennero il diritto di coltivare la terra quando un uomo vinse
una scommessa con Basajun. Egli rubò i semi che Basajun stava seminando e
ritornò dal suo popolo per insegnare ad essi come produrre il cibo.
Di particolare importanza sono le
Lamie o Laminak, geni dalla figura umana, anche se con piedi di gallina, di
anatra, di capra.
Nelle zone costiere sono donne con la parte inferiore a forma di pesce. Non
hanno un sesso definito, anche se prevalentemente sono geni femminili. In alcune
leggende vengono raffigurate come un piccolo popolo che vive sottoterra.
Loro dimora sono le caverne, ma vivono anche presso ristagni di corsi d’acqua.
Sono solite filare con rocca e fuso, costruire ponti, dolmen e case.
Le Lamie appaiono spesso con un pettine d’oro, accettano volentieri dagli uomini
offerte poste sui davanzali delle case; s’innamorano, riamate, di esseri umani.
Se qualcuno entra per caso nelle loro dimore lo accolgono gentilmente a meno che
non sia invadente: in questo caso lo sequestrano.
E’ evidente la duplicità della loro natura, ora benefica ora malefica.
Esse possono divenire estremamente violente con coloro che rapiscono, bere il
sangue ma anche mangiare la carne delle loro vittime.
Il ciclo delle Lamie presenta molte connessioni con quello delle Streghe o dei
Gentili.
Vi sono altre Deità, Spiriti, Esseri
semi-divini come Intxitxu, lo spirito invisibile che costruisce i Cromlechs, i
misteriosi circoli di pietra nelle montagne che circondano Oiartzun. Irelu è uno
spirito sotterraneo che rapisce chiunque lo disturbi. Le sue misteriose impronte
possono essere viste vicino alla caverna di Armontaitz e Malkorburu. Se vi
arrampicate sulla montagna chiamata Ubedi potrete sentire la sua canzone confusa
con il suono del vento.
Vicino alle caverne di Balzola e Montecristo vive Erensuge, un terribile
serpente che attrae persone con il suo respiro solo per divorarle. Nell’area di
Albistur e Zegama potrete essere spaventati da un’eco di strani lamenti e da
qualche pecora vicino che scappa. E’ Basajun che annuncia la sua presenza e
avverte i pastori che una tempesta è in arrivo.
Vicino alle caverne di Santimamine, Sagastigorri e Covairadea, cercate una mucca
completamente rossa, un vitello o un toro con occhi inferociti. E’ Beigorri, il
guardiano di molte dimore di Mari. Questo animale è ritratto in molti famosi
dipinti ritrovati nelle caverne di questa regione.
L’”Etxe”
Il basco è legato al culto della casa, etxe, che non è solo il luogo fisico di
origine ma tempio e cimitero, simbolo e centro comune dei vivi e dei morti di
una famiglia. L’”etxekandere” o signora della casa è la principale officiante
del culto domestico ed adempie ad alcuni atti cultuali inerenti alla
frequentazioni con i defunti e all’ammaestramento dei vivi.
Queste tradizioni attestato il grande rispetto che i baschi hanno per il ruolo
femminile, al punto che ai tempi dei fueros la scelta dell’erede cadeva sul
primogenito/a, uomo o donna che fosse, contrariamente al diritto feudale che
assegnava questa prerogativa solo ai maschi.
Prima dell’avvento del Cristianesimo la casa servì da sepoltura familiare. Tra
le credenze che rientrano nel cerimoniale religioso vi è quella che afferma che
non si può girare attorno alla casa tre volte. La casa basca era considerata
inviolabile al punto che godeva del diritto di asilo, e inalienabile in quanto
doveva essere trasmessa integra e indivisibile all’interno della famiglia.
Soggetti del culto domestico sono le anime dei morti, che rivestono una
particolare importanza nella cultura basca. Secondo una credenza diffusa, essi
appaiono sotto forma di lampi, di luci o di colpi di vento, talvolta come ombre.
Di notte spesso tornano al loro etxe attraverso dei cammini sotterranei.
Feste d’Inverno
In accordo con la tradizione, la morte non interrompe i legami familiari.
La memoria dei defunti vive nel magico rito dell’accensione delle sottili
candele argizaiolak. Il 1° Novembre è il giorno d’inizio della Festa d’Inverno.
In luoghi come Amezketa in Gipuzcoa le argizaiolak illuminano le tombe per
tenere vivo lo spirito del defunto.
Il Solstizio d’Inverno è diventato solo una parte delle lunghe festività del
Natale. Un personaggio chiamato Olentzero preannuncia questa stagione e sembra
trovare origine in alcuni rituali pre-Cristiani. Egli è descritto come un
semplice carbonaio che ful il primo a sentire le buone notizie. Forse egli è ciò
che resta di un personaggio che aveva a che fare con la cerimonia di accensione
del fuoco del lontano passato.
Un interessante usanza è “battare il ceppo natalizio”. Il ceppo è portato nella
casa sotto una coperta di stoffa. I parenti ed i bambini pronunciano una
preghiera rivolti al ceppo, poi ognuno lo colpisce tre volte con un ramoscello.
Quando la coperta è rimossa il Ceppo di Natale viene esposto insieme a condele e
torte.
La più importante festa d’Inverno è il Carnevale. In molte città questa
festività è annunciata da strane parate nelle quali i partecipanti vestono come
Zingari, in ricordo di un tempo in cui grandi tribù di Zingari vennero a
prendere parte al Carnevale dei Baschi. Nella provincia di Gipuzcoa i bambini
dei due villagi di Amezketa e Abaltzisketa danzano attorno a tutte le case, per
risvegliare la generosità dei loro vicini. Nella città di Lasarte-Oria la Danza
delle Streghe ‘Sorgin Dantza’ è eseguita la Domenica di Carnevale.
Feste d’Estate
Mentre gli antchi riti del solstizio d’Inverno sono stati quasi completamente
assorbiti dalla Cristianità, la tradizione del solstizio d’Estate è rimasta
sempre forte e intatta. Le celebrazioni enfatizzano la purificazione e
l’esaltazione dell’Estate e del Sole. Nella notte del solstizio in pratica in
ogni villaggio, città e fattoria viene acceso un falò. Nelle campagne essi
possono essere visti sulle montagne e davanti alle fattorie. Nella città essi
sono accesi nella piazza o in un campo vicino. E’ molto popolare l’usanza di
saltare nel fuoco. Nei falò delle campagne rami ardenti sono tolti dal fuoco e
trascinati nei campi per allontanare ogni male. Il giorno dopo il solstizio
d’Estate nei mercati della città sono esibiti “rami fortunati”, pezzi di legno
che non sono stati consumati dalle fiamme dei falò. Questi sono considerati una
protezione contro gli incendi.
Conclusioni
Questa è solo una breve ricerca su un’antichissima e poco conosciuta Tradizione.
C’è molto altro da imparare riguardo la mitologia e le pratiche
magico-spirituali del popolo Basco. Esse contengono gli archetipi dai quali
tutta la conoscenza del mondo è scaturita. Nella profonda conoscenza di questo
popolo sembrano celarsi le chiavi che possono aprire le porte segrete di tutte
le Tradizioni del Mondo.
La costituzione genetica ed etnico-culturale dei Baschi, l’origine remota della
loro lingua che sembra attingere direttamente dalla memoria ancestrale della
Terra e forse dalle parole, scintille di vita lasciate cadere dagli Dei del
Cielo, lasciano intravedere un remoto giardino incantato, al di la delle
barriere del tempo, abitato da creature fantastiche e meravigliose.
I tentativi di cancellare i segni della Grande Origine non sono riusciti ad
offuscare l’intatta consapevolezza della Realtà che traspare tra le pieghe di un
mondo tanto moderno quanto irreale e feroce.
Le Lamie della Baia ancora cantano i loro melodiosi sussurri tra le raffiche di
vento dell’oceano e Mari ancora solca il cielo stellato delle notti in Euskal
Herria, con il suo carro fiammeggiante lasciando sulla cima delle montagne pegni
dell’amore per il suo splendido Regno.
E si odono ancora, tra i vicoli dei villaggi, nelle campagne e nelle città, i
lamenti strazianti di una Pace mai conquistata e di una Libertà da sempre
ferocemente negata al popolo Euskaldunak, i parlatori di Basco.
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