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ARCADIA93 Paganesimo, Sciamanesimo, Gnosi, Thelema, Magia Stellare |
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-I
Demoni nella tradizione esoterica mesopotamica-
di Ardath Lili S.B.
Tutta la cultura relativa ai
demoni, così come gran parte della magia, è di esclusiva origine
sumera ed anche i popoli semitici che seguirono conservarono quelle
dottrine nella loro lingua originale fino alla "presunta"
nascita di Cristo.
La maggior parte delle
informazioni sui demoni appartenenti alla tradizione esoterica
mesopotamica sono state ricavate dagli incantesimi e dagli esorcisimi
ed in particolare da quelli della serie "UTUKKU LIMNU".
Il numero dei demoni non aveva
limiti. Essi erano in ogni luogo: nel cielo, nelle regioni intermedie
dell'atmosfera, sulla terra e nelle sue viscere, nell'abisso delle
acque. Quindi infinite sono le formule di scongiuro,
d'incantesimo, di purificazione che possiede la letteratura ieratica
caldea, ed eccezionale l'importanza che si riconosceva loro.
Una di queste può servire a
caratterizzare in generale i demoni e le loro operazioni: "..essi
vanno di casa in casa, perchè la porta non li arresta, la sbarra non
li respinge; ma essi strisciano come un serpente sotto la porta, essi
si insinuano come l'aria fra le commessure dei battenti.."
Generalmente ogni gruppo di
demoni comprendeva sette spiriti, numero mistico e magico per
eccellenza. Il nome che li accomuna è "UTUKKU"
che letteralmente significa "demone" ma anche la parola
sumera "MASHKIM" e quella accadica "RABISHU".
Mentre gli dei sono
caratterizzati da numeri sacri interi (An 60, Enlil 50, Enki 40, Enzu
30, ecc) le creature del caos hanno generalmente come riferimento
numeri frazionari che partono da 1/2 per arrivare a 5/6, riferito
questo ai demoni più temibili.
Le classi
principali di demoni sono sette e precisamente: "ASHAKKU",
"EKIMMU", "ALU",
"GALLU", "UTUKKO",
"RABISHU" e "LAMASHTU".
L'esorcismo che ce li fa
conoscere meglio è il seguente:
"Sette sono essi, sette
sono essi; nella profondità dell'oceano sette sono essi; i
distruttori del cielo essi sono; nella profondità
dell'oceano, la gran dimora, essi crebbero; maschi non sono, femmine
non sono; essi sono turbini che si scatenano; moglie essi non
prendono, figli essi non generano; come cavalli selvaggi essi sono
nati sulle montagne; sette sono essi, sette sono essi, essi sono due
volte sette..".
In un altro scongiuro vengono
presentati quali ministri di Anu e caratterizzati in un altro modo:
"Sette essi sono, i
messaggeri di Anu, loro Re; e sono essi che di città in città
sollevano il vento tempestoso; essi sono il vento del Sud che caccia
potentemente nel cielo; essi sono la nube struggitrice che sconvolge
il cielo; essi sono le procelle rapide che adducono le tenebre nel
mezzo dei giorni sereni; essi scorrazzano di qua e di là col vento
malvagio e con la burrasca funesta".
Due altri incantesimi, più
brevi accennano in nuova forma alla nascita e all'abitazione dei
Sette spiriti:
"I Sette, nella
terra essi hanno la loro stanza; i Sette, dalla terra essi sono
germogliati; i Sette nella terra essi sono nati; i Sette, nella terra
essi sono cresciuti".
E il secondo:
"I Sette, sulla
montagna, al cader del sole essi sono nati; i Sette sulla montagna al
sorgere del sole essi sono cresciuti; nelle profondità della terra
essi dimorano; sulla superficie della terra essi si levano".
Dal secondo incantesimo risulta
che i sette demoni, messaggeri di Anu, erano propriamente
rappresentanti del vento, considerato sotto vari aspetti, ma sempre
dannoso.
Ora degli altri demoni in
generale alcuni presiedevano appunto ai venti feroci, in particolare
fra i demoni piu spietati era temuto il vento di Sud-Ovest. Questo
vento, che spira dai deserti dell'Arabia, produce sulle contrade del
bacino dell'Eufrate e del Tigri un'azione addirittura rovinosa,
specialmente nelle condizioni del clima della Caldea, per la salute
umana.
All'opera funesta dei demoni
venivano ascritte tutte le malattie; il che spiega come nè Babilonia,
nè Ninive non abbiano mai avuto medici propriamente detti; la
medicina non fu per i Caldei che una branca della magia.
ASHAKKU
img:
Il combattimento mitologico fra il demone Asag (Ashakku) e il dio
Ninurta. Alcuni assiriologi non sono concordi nell'affermare che la
divinità qui riprodotta sia proprio Ninurta, tuttavia ciò sembra
confermato dalla presenza dell'arco, una delle sue armi predilette.
Gli ASHAKKU sono demoni
distruttori di splendore e terribile maestà. Portatori di malattie
epidemiche coma la malaria, attaccano principalmente la testa
dell'uomo provocando febbri devastanti e nn risparmiano neppure gli
animali.
Secondo la teologia assira
questa classe di demoni è stata generata direttamente dal Dio del
Cielo An.
Il nome ASHAKKU è una
derivazione del sumero AZAG o ASAG e
significa "Colui che spezza la forza". Quando la sua potenza
distruttiva penetra all'interno di un corpo non è facile rimuoverla.
Afferra l'uomo e lo copre come un vestito. Così viene descritto nelle
tavolette incantatorie:
"Il malvagio Ashakku
avanza come un uragano, rivestito di splendore riempie la vasta terra.
Circondato di un
chiarore terrificante spande fragore. Incombe sui cammini, ruggisce
sulle strade, si tiene a fianco dell'uomo ma nessuno lo vede. Si siede
a fianco dell'uomo e rimane non visto, se entra in una casa nessuno sa
cosa può accadere...".
O anche:
"L'Ashakku nella
criniera dei cavalli si è alloggiato, agli asini che vi si trovano ha
riempito la bocca di terra, ha infestato la loro stalla. L'asina che
si accuccia, l'asina pregna la fa abortire".
Ed inoltre:
"L'Ashakku soffia come
un vento sull'uomo, lo sferza e curva la sua schiena, spezza i suoi
muscoli, stritola i suoi tendini, lo indebolisce, la sua bocca diventa
amara, la saliva non è più dolce".
A seconda della tradizione presa
come riferimento gli Ashakku possono essere sette o nove. Un testo
mitologico descrive il combattimento di uno di questi contro il dio
Ninurta.
EKIMMU
Il nome di queste creature
deriva dalla radice "tagliare", "asportare" ed ha
come sinonimo "SHULU", colui che sale.
Gli EKIMMU sono
dotati di ali e altro non sono che gli spettri dei morti riusciti a
sfuggire dagli inferi per tormentare gli esseri viventi. Di questa
categoria fanno parte le anime di coloro che non hanno ricevuto degna
sepoltura, che hanno subito una morte violenta ma anche gli spiriti
delle prostitute morte per gravi malattie. Questi esseri
sovrannaturali, incapaci di trovare pace, vagano sulla terra compiendo
danni e crudeltà. Sono sempre in agguato, possono dimorare nei
deserti, nei cimiteri, sui monti e persino nel mare.
L'ideogramma corrispondente all'EKIMMU
è "GIDIM", il numero sacrale è 1/3 di 15,
cioè 5.
La lista che segue, parte
integrante di un esorcismo, permetterà di catturare in profondità
l'essenza diafana di questi demoni-spettro.
"Che tu sia colui che esce
dalla terra,
o colui che non ha letto (dove
dormire),
o la donna che è morta vergine,
o l'uomo che non ha avuto
progenie,
o colui che giace nel deserto,
o colui che, nel deserto giace
senza essere coperto dalla terra,
o colui che, da una palma è
precipitato,
o colui che, da un vascello, è
caduto nell'acqua,
o colui che è senza sepoltura,
o colui che non ha nessuno che
vegli su di lui,
o colui che non ha nessuno che
gli porga delle offerte,
o colui al quale non si porgono
delle libazioni,
o colui di cui nessuno porta in
nome(...)
o la prostituta il cui corpo era
malato,
o la donna morta incinta,
o la donna alla quale è morto
il bimbo che allattava,
o un uomo malvagio,
o uno spirito cattivo,
o cului che va per i luoghi
diroccati,
o colui che va per le campagne,
o colui con il quale un giorno
ho mangiato,
o colui con il quale un giorno
ho bevuto,
o colui con il quale un giorno
mi sono unto,
o colui con il quale un giorno
mi sono vestito,
o colui con il quale un giorno
sono entrato e ho mangiato,
o colui con il quale un giorno
sono entrato e ho bevuto,
o colui con il quale ho mangiato
quando avevo fame,
o colui con il quale ho bevuto
quando avevo sete,
o colui con il quale, essendo
malato, mi sono unto d'olio,
o colui del quale, avendo
freddo, ho indossato i vestiti..."
In un altro passo, sempre
estratto da un esorcismo, viene ancora più specificatamente riportata
la natura di questo demone:
"Ekimmu, che non può
essere soggiogato;
che giace senza sepoltura,
la cui testa non è coperta
dalla terra,
figlio di re che, nel deserto
o tra le rovine, è stato
abbattuto,
possente che è stato ucciso
dalle armi."
Anche nell' epopea di Gilgamesh
viene nominato questo demone:
"colui che, imprigionato è
morto di fame,
colui che, imprigionato è morto
di sete,
l'affamato che, nella sua fame,
non ha sentito il profumo del
cibo,
colui del quale il bordo del
fiume
ha causato la perdita
(dell'equilibrio) e che è morto,
colui che è morto nella pianura
o nella palude,
colui che nella pianura è stato
travolto dall'inondazione
colui che ha un nome,
colui che non ha un
nome..."
Sempre nell'epopea di Gilgamesh
si fa riferimento all'Ekimmu come:
"colui il cui cadavere è
abbandonato nella pianura(...)
il suo spirito non trova riposo
negli inferi.
colui il cui spirito non ha
nessuno che gli renda un culto(...),
mangia i resti delle pentole e i
detriti dei piatti
che si gettano nella
strada!"
ALU e GALLU
Il significato preciso degli ideogrammi
che compongono questi due nomi (ALU e GALLA) sono sconosciuti ma è
interessante notare che nella parte finale essi sono uguali. In
effetti queste due classi di demoni sono molti simili e si può
tranquillamente ipotizzare che siano manifestazioni diverse (o
differenti forme) di una stessa energia.
Nella tradizione babilonese troviamo la
presenza di ben tre ALU.
Il primo corrisponde al terribile toro
creato dal dio ANU per soddisfare le richieste della Dea ISHTAR ferita
nell'orgoglio dalle imprecazioni di Gilgamesh. Il secondo è un
demone-tempesta identificato come Vento del Sud, definito anche "ALPU
NAPIKU" o "Bove Cozzante".
Viene descritto come privo di bocca,
membra e volto. Non ha mente e non ha espressioni. Vaga nella notte
come una volpe in una città deserta o come un uccello notturno od un
pipistrello.
Paralizza i corpi abbattendosi sugli
uomini come "un muro che crolla" e di essi lega mani e
piedi. L'ALU è causa della malattia conosciuta come "Mano di
ALU" i cui principali sintomi sono rappresentati da una strana
sonnolenza ed un continuo martellamento all'interno delle orecchie.
Della sua manifestazione come GALLU viene
inoltre detto che priva le creature del sonno attaccando al contempo
le loro mani. Le apparizioni di questi esseri sono veramente
scioccanti. Metà umani e metà demoniaci, di loro si parla anche nel
mito della discesa di INANNA negli inferi.
RABISHU
Il nome di questi demoni significa
"spia" o anche "sorvegliante". Si attaccano al
cuoio capelluto e sono responsabili delle malattie della pelle. Una
sottospecie di questa classe di demoni comprende i sorveglianti delle
porte dei templi, delle case ed i custodi delle serrature.
Non a caso è stato posto a guardia della
sesta porta dell'ARALLU, la dimora dei morti mesopotamica.
Testa di demone in argilla
LAMASHTU
Il nome di questa demone è
presente in numerosi rituali ed incantesimi e deriva dall'ideogramma
RAB.KAN.ME il cui primo segno "RAB" significa bambino. La
sua presenza è terrificante così come le sue azioni.
In un esorcismo viene
descritta in questo modo:
"E' come un leopardo i
cui piedi sono come quelli di AN-ZU, le sue mani sono lunghe e
luride, le sue unghie artigli, il volto come quello di un leone,
viene dall'acquitrino con i capelli in disordine ed il petto nudo.
Segue il bestiame e le pecore, come un serpente scivola attraverso
le finestre e fuoriesce. La sua terribile richiesta è
"Portatemi i vostri bambini da allattare, sarò la loro
balia.."
La LAMASHTU è un demone
femminile sterile apportatrice di febbre. La sua descrizione nei
testi è particolareggiata ed inquietante: ha il volto pallido e la
testa simile a quella di un leone, il corpo peloso, i denti e le
orecchie di un asino ed il membro(?) di pantera.
Urla e ruggisce come una
fiera, tiene dei serpenti nelle sue mani, la sua bocca è bavosa ed
i suoi seni nudi sono costantemente morti da un cane nero e da un
maiale.
Le sue prede preferite, come
gia abbiamo sopra indicato, sono i bambini e le donne incinte, che
fa abortire strappando loro il feto dal ventre come riportano alcuni
scongiuri:
"attacca sette volte
l'addome della partoriente ed uccide il bambino".
Nelle sue scorribande non
risparmia nessuno, né uomini, né animali, né abitazioni. viene
definita come figlia di ANU, da lui stesso cacciata sulla terra a
causa della sua insopportabile e disgustosa malvagità.
Viene classificata insieme
all'UTUKKU, come demone rapitore e la sua influenza nefasta viene
descritta anche nei testi medici accadici:
"Se un neonato al
seno di sua madre trema di paura e non smette di piangere la figlia
di Anu lo ha prescelto".
La LAMASHTU è desiderosa di
maternità ma è sterile; vorrebbe allattare ma i suoi seni sono
aridi. Una formula esorcistica che corredava un amuleto protettivo
contro l'attacco di questa demone contiene i sette nomi che
caratterizzano l'essenza di questa creatura.
Il primo nome è "Figlia
di Anu", il secondo "Sorella delle divinità delle
strade"; il terzo "Clava che fende il cranio"; il
quarto "Colei che provoca l'infiammazione"; il quinto
"Divinità dal volto ceruleo"; il sesto "Adottata da
Ishtar"; il settimo "In volo con gli uccelli del
cielo".
I simboli che la
contraddistinguono sono l'asino e la barca con la quale naviga lungo
il fiume degli inferi ma anche oggetti tipicamente femminili come lo
specchio, il pettine ed il fuso.
Viene di frequente nominata in
compagnia di altri demoni quali l'AKHAKHAZU e il LI' BU. E' detta
inoltre straniera, di origine Elamita o Gutea.
Negli esorcismi della LAMASHTU
si eseguiva un rituale diviso in tre parti e si recitavano tredici
scongiuri. Gli incantesimi erano pronunciati dal sacerdote
officiante sopra le singole membra del bambino seguendo un
determinato schema.
Si ordinava alla demone di
volare via come un uccello del cielo, di andarsene come un asino
selvatico di montagna; di ritirarsi nel deserto a prendere cervi e
stambecchi al posto dei bambini; le si augurava di calzare sandali;
che le venisse dato un otre per dissetarsi; che fosse portata al di
là de mare e dei fiumi e ivi legata.
Nella formula esorcistica, il
sacerdote invocava gli Dei della vita affinché il Dio An,
impietosito da tutte le lamentele della Dea Aruru, Signora
protettrice delle nascite e dei bambini, desse ordine che la demone
fosse portata via e "intrappolata" nei "luoghi
marini".
La sua immagine veniva
ricavata dall'argilla, le si ponevano accanto gli arnesi
sacrificali, un incensiere con dentro una spada, dodici pani, varie
vivande, acqua di fonte e un'immagine di cane nero.
Per tre giorni questo piccolo
altare doveva rimanere vicino al capo del malato. La sera del terzo
giorno la statuetta veniva portata fuori dal luogo dove risiedeva il
malcapitato e spaccata con la spada. Quindi la si seppelliva
nell'angolo di un muro circondandola con della pasta di farina.
Altra variante per concludere
la cerimonia consisteva nel porre l'immagine della demone
all'interno di una piccola navicella, costruita dallo stesso
sacerdote, insieme all'immagine di due cani bianchi e due neri; il
tutto era poi affidato alle acque di un fiume che scorresse verso
Occidente.
Il bimbo ammalato veniva unto
con un particolare miscuglio tra i cui ingredienti troviamo burro,
terra tolta dalle porte dei templi, diverse erbe, grassi di varia
origine e della pece. Il suo letto veniva circondato con farina o
con un impasto da essa ricavato.
Per evitare che questa
terribile demone compisse le sue opere distruttive venivano
impiegati alcuni particolari oggetti che fungevano da vere propri
amuleti, preservando coloro che ne avessero fato costante uso.
Per proteggere le donne
incinta si appendevano sul loro corpo diverse pietre e in
particolare una nota come "Pietra del parto".
Altri tipi di amuleti venivano
ricavati dai denti di asino e maialino. In particolare è molto noto
l'amuleto definito "Placca degli Inferi" appartenente alla
collezione del Declercq (acquistata in Siria nel 1789). Si tratta di
una placca in bronzo che porta sul rovescio il demone Pazuzu e sul
diritto quattro registri al centro dei quali svetta, per importanza,
proprio la figura della Lamashtu.
Il demone vi viene
rappresentato come un mostro dal corpo di leonessa e dalla testa di
donna che stinge un serpente in ogni mano mentre due animali, un
cane ed un maialino succhiano le sue mammelle.
Poggia il ginocchio destro
sulla schiena di un asino, sdraiato in una barca con la prua e la
poppa terminanti rispettivamente a forma di serpente e di toro.
In altri amuleti è sovente
rappresentata con in mano il pettine e il fuso, simboli della
femminilità
Placca degli Inferi,
particolare. In questa placca oltre a tutta una serie di demoni,
compreso il terribile e famoso
PAZUZU, vi è raffigurata la demone LAMASHTU,
in una delle sue
rappresentazioni più ricorrenti a cavallo di un asinello,
con due animali che le suggono
le mammelle aride.
UTUKKU
Questo nome, oltre a designare
uno specifico demone, è probabile che sia stato usato per indicare
le forze del caos in genere.
L'UTUKKU esercita la sua
potenza maligna nel cielo, sulla terra e sotto terra.
Viene spesso associato alle
forze distruttive dell'atmofera, alle terribili tempeste dei cieli:
il vento cattivo, l'uragano, le trombe marine, il nembo. Dimora
nelle caverne e come un soffio sale dall'ARALLU. Secondo la
Tradizione gli UTUKKU viaggiano in numero di sette e la cifra
numerica che li rappresenta è 2/3.
I testi magici dipingono
questo demone in modo preciso e drammatico come è possibile
riscontrare nel seguente frammento:
"Gli Utukku sono il
vento del Sud, il turbine violento, un nembo che provoca l'oscurità,
l'uragano devastante. Essi irrompono. Sono l'acquazzone di RAMMAN,
alla sua destra procedono e avanzano come il diluvio. Sono il
sostegno del trono di ERESHKIGAL, Signora dell'oltretomba, che li
incarica di moltiplicare il suo regno. I degni figli, i messaggeri
di NAM-TAR. Camminano davanti a NER-GAL, il loro re..."
ANZU(IMDUGUD)
IMDUGUD o IM.DUG.UD.MUSHEN è
probabilmente il modo corretto con cui i Sumeri chiamavano una
creatura terrificante. Il suo equivalente in accadico è AN-ZU-U.
L'origine e il significato del
nome sono ancora praticamente sconosciuti. Ciò che c'è di certo è
che con ANZU veniva identificato un uccello rapace gigantesco che
sti stessi Sumeri immaginavano simile alla fitta e spessa nube che
ricopre il cielo annunciando l'arrivo di un uragano.
Il suo volto e la sua testa
sono come quelli di un giovane leone, le sue ali d'aquila
gigantesche agitandosi provocano turbini e tempeste di sabbia. La
combinazione di parti di più animali letali (leoni, serpenti,
scorpioni,aquile) nell'iconografia mesopotamica solitamente veniva
adoperata per indicare una manifestazione demoniaca che, come già
descritto, era ritenuta pericolosa ma non necessariamente malvagia.
Infatti l'immagine di ANZU è stata ritrovata in numerosi manufatti,
anche di tipo cultuale, fin dal periodo sumero più antico.
In tali raffigurazioni lo
vediamo sia come "predatore" che come
"protettore". Diffusa è inoltre la sua presenza nei testi
letterali come "Lugalbanda e Enmerkar" e il "Mito di
Anzu e le Tavolette dei Destini". Nel primo componimento,
Lugalbanda stesso, conscio della potenza di tale essere, se lo rende
amico donandogli del cibo e promettendogli la costituzione di un
culto in suo onore. In cambio la creatura divina lo ricompensa con
poteri sovrannaturali. Nel secondo poema, molto più famoso e
interessante, Anzu, dapprima al servizio di Enlil, sovrano degli
Dei, lo tradisce rubandogli le insegne talismaniche dell'Autorità
Suprema, le Tavolette dei Destini. Tale evento provoca un collasso
dell'andamento cosmico, nell'ordine universale. Il racconto si
conclude con l'intervento di Ninurta che sconfigge Anzu, recupera le
preziose tavolette e riporta così l'ordine al mondo.
Amuleto da Mari raffigurante
Imdugud. Prima metà del III millennio a.C.
Damasco, Museo Nazionale.
Bibliogr. utilizzata:
Mitologie
orientali-Mitologia Babilonese-Assira, D.Bassi, Hoepli 1899
Demoni e altre creature
del Caos, M.Dini Sin, Lunaris, 1996
La magie chez les
Assyriens et les Babyloniens, G.Contenau, ed.Payot
I miti Sumeri della
creazione, dispensa E.O.S.
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