ARCADIA93
 

Paganesimo, Sciamanesimo, Gnosi, Thelema, Magia Stellare



 

 

INNO A PAN

Fremi di dolce ardore nella luce,
Uomo! Mio uomo!
Esci precipitoso dalla notte
Di Pan! Iò Pan!
Iò Pan!
Iò Pan! Viene attraverso il mare
Dalla Sicilia e dall'Arcadia!
Vagante come Bacco, con i fauni
E pardi e ninfe e satiri per guardie
Sull'asinello color latte, vieni
A me, a me!
Vieni insieme ad Apollo in abito nuziale
Vieni insieme ad Artemide, zolla sericea,
E la tua bianca coscia lava, o Dio
Bellissimo, nella luna dei boschi e sopra il monte
Di marmo, nell'alba della fonte d'ambra!
La porpora della preghiera appassionata
immergi nel sacrario tuo scarlatto,
Nella trappola cremisi,
L'anima che sussulta aprendo gli occhi
Per vederti filtrare dal groviglio
dei cespugli, e dal tronco contorto
Dell'albero vivente, anima e spirito.
Corpo e cervello... Vieni attraverso il mare
Iò Pan! Iò Pan!
Diavolo o dio, a me a me,
Mio uomo! mio uomo!
Vieni con trombe che squillano acute
Sulla collina!
Vieni con tamburi che rullano cupi
Dalla fontana!
Vieni col flauto e la zampogna!
Non son forse maturo?
Io, che attendo e che fremo e che lotto
Con l'aria che non offre rami verdi
Come nido al mio corpo
Stanco di vuoti abbracci,
Forte come un leone e come un aspide
Scattante, vieni, oh, vieni!
Sono stordito
Dalla lussuria solitaria
Del demoniaco.
Tu taglia con la spada i duri ceppi,
Divoratore d'ogni cosa e d'ogni cosa
Procreatore: dammi il tuo segno
Dell'Occhio Aperto,
E il petto eretto della dura coscia,
E la parola di follia e mistero,
O Pan! Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan Pan!
Pan,
Io sono un uomo.
Fai ciò che vuoi, come può fare un dio,
O Pan Iò Pan!
Iò Pan! Iò Pan Pan! Son desto
Nella stretta della serpe.
L'Aquila strazia con artigli e becco;
E gli dèi si ritraggono:
Vengon le grandi belve, Iò Pan! Son nato
Per morire sul corno
Dell'Unicorno.
Io sono Pan! Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan!
Io sono il tuo compagno ed il tuo uomo,
Il capro del tuo gregge, ed oro e dio,
Carne sulle tue ossa, e fiore
Della tua verga. Con zoccoli d'acciaio
Io corro sulle rocce, dal solstizio
ostinato
All'equinozio.
E deliro: io stupro e strappo e infurio
Eternamente, mondo senza fine,
manichino, fanciulla, ninfa, uomo
Nella forza di Pan,
Iò Pan! Iò Pan Pan! Pan! Iò Pan!

  Inno a Pan - Magick, Aleister Crowley

 

HYMN TO PAN

Thrill with lissome lust of the light,
O man! My man!
Come careering out of the night
Of Pan! Io Pan!
Io Pan! Io Pan! Come over the sea
From Sicily and from Arcady!
Roaming as Bacchus, with fauns and pards
And nymphs and satyrs for thy guards,
On a milk-white ass, come over the sea
To me, to me,
Come with Apollo in bridal dress
(Shepherdess and pythoness)
Come with Artemis, silken shod,
And wash thy white thigh, beautiful God,
In the moon of the woods, on the marble mount,
The dimpled dawn of the amber fount!
Dip the purple of passionate prayer
In the crimson shrine, the scarlet snare,
The soul that startles in eyes of blue
To watch they wantonness weeping through
The tangled grove, the gnarled bole
Of the living tree that is spirit and soul
And body and brain---come over the sea
(Io Pan! Io Pan!)
Devil or god, to me, to me,
My man! my man!
Come with trumpets sounding shrill
Over the hill!
Come with drums low muttering
From the spring!
Come with flute and come with pipe!
Am I not ripe?
I, who wait and writhe and wrestle
With air that hath no boughs to nestle
My body, weary of empty clasp,
Strong as a lion and sharp as an asp---
Come, O come!
I am numb
With the lonely lust of devildom.
Thrust the sword through the galling fetter,
All-devourer, all-begetter;
Give me the sign of the Open Eye,
And the token erect of thorny thigh,
And the word of madness and mystery,
O Pan! Io Pan!
Io Pan! Io Pan Pan! I am awake
In the grip of the snake.
The eagle slashes with beak and claw;
The gods withdraw:
The great beasts come, Io Pan! I am borne
To death on the horn
Of the Unicorn
I am Pan! Io Pan! Io Pan Pan! Pan!
I am thy mate, I am thy man,
Goat of thy flock, I am gold, I am god,
Flesh to thy bone, flower to thy rod.
With hoofs of steel I race on the rocks
Through solstice stubborn to equinox.
And I rave; and I rape and I rip and I rend
Everlasting, world without end,
Mannikin, maiden, maenad, man,
In the might of Pan
Io Pan! Io Pan Pan! Pan! Io Pan!

 

 

 

 

Hymn to Pan ~Aleister Crowley


 

Pan ad Artemide
Aleister Crowley -  Da The Equinox, vol I

Inammaliabile incantatrice
Di Bacco e Marte
Nel risuonante ripercuotere
Abisso delle stelle!
O vergine in armatura,
Le tue frecce non tirate
Nel brillante elastico
Primi raggi della primavera!

Dalla forza dello stile
D’amore, quando mi apro un varco
Attraverso il velo, attraverso la nuvola,
Attraverso la tempesta, attraverso il fumo,
Alla montagna di passione
Vulcanica che si risvegliò-
Dalla furia del mago
Io invoco, io invoco!

Dalla fonda notte della pazzia:-
La distesa solitaria del mare
L’estasi della luna,
La tua estasi su di me;

La sentinella tristezza
del pino aggrappato al precipizio,
Quella notte di piacere
Tu fosti mia, tu fosti mia!

Tu fosti mia, O mia santa,
Mia fanciulla, mia compagna,
Per la potenza del giusto
Della notte del tuo destino
Sebbene cado, sebbene svengo,
Sebbene mi carbonizzo, sebbene soffoco,
Per l’ora del nostro potere
Io invoco! Io invoco!

Per la mistica unione
Di fata e fauno
Non detta, ininterrotta--
Il crepuscolo all’alba!--
Una segreta comunione
Non misurata, non celebrata,
L’apatico abbandono
Tumultuosa lingua!

O vergine in armatura,
Le tue frecce non tirate
Nel brillante elastico
Primo raggio della primavera!
Nessuna Divinità potrebbe incantarla,
Ma la virilità risvegliò—
O ardente Valchiria
Io invoco, io invoco!

 


Pan d'Arcadia

"Pan d'Arcadia, piedi caprini, fronte armata
Di due corni, chiassoso e dai pastori amato,
Che empie verdi canne di amoroso respiro.
Da quando l'alba indora e montagna e pianura,
Vagabondo compiace ai giuochi e ai danzanti cori
Delle Ninfe, sul muschio e sopra i prati in fiore.
Pelle di lince sulla schiena e la testa cinta
Dal colchico agreste, dal tenero giacinto;
E con sonoro riso ogni bosco risveglia.
Ninfe dai piedi nudi accorrono alla voce,
Leggere, accanto a limpide fontane,
E circondano Pan con girotondi rapidi.
Nelle grotte di pampini, nel cavo di antri freschi,
Lungo corsi di acqua viva, sfuggiti alle foreste,
Sotto la folta cupola dei lecci spessi,
Il Dio fugge del mezzogiorno i radiosi ardori;
Si addorme; ed i boschi, rispettandone il sonno,
Difendono il dio Pan dalle frecce del Sole.
Ma appena la Notte, calma, cinta di stelle,
Schiude nei cieli muti lunghe pieghe di veli,
Pan, d'amore infiammato, nei boschi familiari
L'errante vergine insegue all'ombra delle macchie,
L'afferra nel passaggio; e ricolmo di gioia
Al chiaror della luna rapisce la sua preda".


 

Dio di danze

"Musa, tu dimmi del figlio diletto di Ermes,
dal piede di capra, bicorne, di strepiti amante;
che per valli alberate è solito errare
con ninfe danzanti. Esse le cime rupestri
percorrono Pan invocando, dei pascoli il dio
che ha folta la chioma, irsuto signore
di tutte le alture nevose, dei monti sublimi,
dei sentieri sassosi. Egli vaga
qua e là per boscaglie intricate:
ora lo attraggono i rivi sonori,
ora, salito per irti dirupi,
siede e contempla dall'alto le greggi.
Spesso le grandi biancastre montagne
attraversa di corsa; spesso per colli
con l'acuta sua vista scorgendo le fiere,
le uccide spingendole a caccia; talora
lasciando la caccia al tramonto
modula suoni sereni su fistula tenue;
non vincere può le sue melodie
l'uccello che manda dai rami il lamento
a primavera fiorita, un canto con voce
più dolce del miele intonando.
Vagano allora con lui le ninfe montane,
danzano presso le cupe sorgenti
e cantano, e l'eco in debole gemito
risuona sfiorando la vetta del monte.
Il dio conduce la danza, coperto
il dorso con pelle fulvigna di lince,
del canto soave godendo nel cuore,
su morbido prato, fiorito di croco
e d'aulente giacinto con l'erbe mischiati.
E celebrano il canto gli dèi beati d'Olimpo;
del rapido Ermes narran le gesta
famose: com'egli un araldo veloce
sia per tutti gli dèi, come giunse in Arcadia
ricca di fonti, madre di greggi,
là dove il nume possiede il tempio cillenio.
E là, benché dio, pasceva le greggi lanute
presso un mortale: perché desiderio fioriva
languido in lui di giacere in amore
con Driope, fanciulla dai riccioli belli.
E si strinse con lei nella gioia d'amore.
Ed ella poi generò nelle stanze un figliuolo
a Ermes diletto, un prodigio a vedersi.
col piede di capra, bicorne, strepente,
e dolce ridente: fuggì la nutrice
il fanciullo lasciando atterrita alla vista
di quel volto selvaggio e barbuto.
Ma sùbito Ermes lo prese in sue braccia
benevolo: godeva nell'animo il dio.
E avvolto il fanciullo con pelle villosa
di lepre montana, salì alle sedi dei numi:
presso Zeus lo depose e degli altri immortali,
e suo figlio mostrò: allegri ne furono i numi
tutti, e più d'ogni altro Dioniso
amante dell'orgia furente; e Pan lo chiamarono
perché il cuore allietava di tutti".

Dagli Inni Omerici


PAN

Attraverso boscaglie, per sentieri segreti
Che si perdono infondo alle verdi passeggiate,
II Piede-caprino, divino cacciatore di ninfe nude,
S'infiltra furtivamente, con l'occhio acceso, sotto l'alta foresta.
E' dolce ascoltare i sospiri, i freschi rumori
Che salgono a mezzogiorno da sorgenti sconosciute
Quando il Sole brillando conquista le .nude,
E nel buio che si muove, dardeggia le loro forme dorate.
Una Ninfa si smarrisce e s'arresta. Ascolta
Le lacrime del mattino che piovono goccia a goccia
Sul muschio. Il suo giovane cuore si riempie d'ebbrezza.
Ma, d'un sol balzo, il Dio del nero bosco ceduo si lancia,
L'afferra, rompe l'aria con la sua risata beffarda,
Scompare... E i boschi ricadono nel silenzio.

(Josè-Maria De Heredia)

 

Piede caprino

"Attraverso boscaglie, per sentieri segreti
Che si perdono infondo alle verdi passeggiate,
Il Piede-caprino, divino cacciatore di ninfe nude,
S'infiltra furtivamente, con l'occhio acceso, sotto l'alta foresta.
E' dolce ascoltare i sospiri, i freschi rumori
Che salgono a mezzogiorno da sorgenti sconosciute
Quando il Sole brillando conquista le nude,
E nel buio che si muove, dardeggia le loro forme dorate.
Una Ninfa si smarrisce e s'arresta. Ascolta
Le lacrime del mattino che piovono goccia a goccia
Sul muschio. Il suo giovane cuore si riempie d'ebbrezza.
Ma, d'un sol balzo, il Dio del nero bosco ceduo si lancia,
L'afferra, rompe l'aria con la sua risata beffarda,
Scompare... E i boschi ricadono nel silenzio".

 

 

THALASSIUS Pan!

0 sperduto del mare, seme d'Apollo,
Quale parola dovresti scambiare con me?
Tu fosti disposto a seguire le mie strade
Prima che gli anni ti affliggessero Uomo
.
Ora
Se la prole dell'Agosto è nelle valli,
E i satiri ridono sui prati,
Qual parte per i sentieri intricati del bosco
Hai tu coi fauni dal piede veloce,
Tu?

Guarda!
1 tuoi piedi sono quelli d'un uomo: non spaccati
Come questi, non leggeri come di fanciullo:
La capigliatura ed i viticci intrecciati
Che ci attraggono, la loro lusinga sazia
Te.

Noi
La gioia dei boschi selvaggi mai
Lascia liberi dalla sete che essa soddisfa:
L'amore selvaggio freme sempre in noi
L'amore che brucia nei folti ardenti boschetti
Così.

La vita
Eterna, appassionata, senza timore,
Insaziabile, mutevole, cara,
Rende per noi illegittime tutte le leggi dell'uomo:
Noi non lottiamo: come dovremmo temere
Conflitti?
Noi,
Gli uccelli e i venti luminosi, non conosciamo
Gioie simili alle nostre nei sereni
Caldi boschi; gioie quali non crescono
Nelle sterili verdi distese del tempestoso
Mare
.
No;
Da molto tempo, nell'instabile vento del mondo,
II tuo cuore si è straniato da me:
La dolce Eco non deve concederti ascolto:
Perché abbiamo a che fare con te?
Vattene.
THALASSIUS
Ah!
Una tale ira trema alle tue narici
Come una volta quando nella calura di Sicilia
Rese sottomessi i pastori, ed i ruscelli
Si ritrassero, lasciando un sentiero per i tuoi piedi
Asciutto?

No,
Giù in basso nella calda molle cavità
Troppo insidiosa sibila la tua malinconia:
" O sperduto del mare, seme d'Apollo! "
Quale male hai udito o veduto?
Parla.

L'uomo
Sa bene, se ode accanto a sé
II ringhio della tua collera a mezzodì,
Qual male presto potrà capitargli,
O tardi, se non punisci subito,
Pan.

Me
II suono del tuo flauto, che lusinga
I boschi al sorriso ed ai sospiri,
Affascinato profondamente come affascina i tuoi satiri,
Non può sedurre più di quanto io seduca
Te.
Profondamente
La tua musica può avvincere lo splendido
Ampio silenzio dei boschi in un sonno
Che fonde i tuoi suoni ed i sogni di te
Ed i sussurri delle acque che scorrono
Accanto.
Qui
II tuo incantesimo respira passando
E ordina al cuore dentro di me di fermarsi,
Zittito soavemente come le foglie e le erbe
Son zittite se il piede della tempesta si
Approssima.
Tuttavia
II panico che sconvolge gli stranieri
Che violano ignari i tuoi sentieri
Non mi spaventa né mi mette in pericolo
Col timore del tuo occulto agguato
Prestabilito
PAN
Da dove
Può l'uomo trovare il coraggio per deridermi?
Chi fece il suo volto simile a una stella
Per splendere come quello d'un Dio accanto a me?
No, vattene via da noi, lontano
Di qui.
THALASSIUS
Allora
Non dovrà il cuore dell'uomo, quando innalza
Un inno al tuo volto segreto,
Divenir grande con la divinità ch'egli loda;
Tu, Dio, assomiglierai ai morti
Uomini.
FAN
Grazia
Non traggo dai ringraziamenti degli uomini,
Non imploro da labbra che vivono;
Esse muoiono, e tu vedi, io vivo,
Mentre essi e i loro morti Dei cedono
II posto.
THALASSIUS
Sì:
Troppo leggermente furon dette le parole
Che ti piansero morto o ti schernirono:
Ma di chi fu la parola, il segno,
II canto che rispose e disse
No?
PAN
Di chi
Se non mia, nascosta nel profondo della notte,
Rivestita con la forza della notte
E coi misteri delle cose proibite
A tutti tranne che all'unica più splendente
Musa?
THALASSIUS
Suo
O tuo, Pan, fu il segno
Che ti restituì il tuo impero
Quando il potere nelle tue mani giacque spezzato
Come un canneto che trema se un'ape
S'invola?
PAN
Di chi
Ho bisogno io nei miei boschi immensi?
Gli occhi sconfinati di Urania
Non scorsero la mia fine, benché leggessero
Una parola che pronunzierà ai cieli
II giudizio.
THALASSIUS
Essa
Ti ridiede il regno e la gloria,
E la grazia che fu tua in passato,
E vita alle tue foglie, recentemente invecchiate
Come erbe divelte dal bianco
Mare.
Il canto
Può comandare alla fede di splendere come il mattino
Sebbene non vi sia luce alcuna nel mondo:
La morte si allontana se la sua lingua suona ammonitrice
La notte cede, e vede il sole
Potente.
PAN
La notte
Vuota governi sopra gli uomini per epoche
II cui culto non mi conobbe
E non raccolse che dolori per ricompense
E appena tra le lacrime potrebbe scorgere
La luce.
Non chiamare
Più nella stellata presenza
La cui luce apparve attraverso la profonda oscurità; Mantieni fede al godimenti del verde mondo;
Perché io che sono suo signore sono
Tutto.
THALASSIUS
Dio,
Dio Pan, dal portale del bosco felice
Gli aliti del tuo canto soffiano dolcemente;
Ma i boschi possono essere penetrati dal mortale
Pensiero dell'uomo, là dove mai i tuoi piedi
Si posarono.

Tuoi
Sono tutti i segreti della crescita e della nascita,
Tutte le glorie dei fiori e degli alberi,
Ovunque si trovano i miracoli della terra:
Le parole dell'incantesimo del mare
Mie.

Algernon Charles Swinburne


So molto bene chi è Pan. Egli è la libertà. E' l'irrefrenabile, l'imprevedibile. Noi sappiamo dove un pianeta si troverà fra dodici anni.Ma non sappiamo dove una farfalla si andrà a posare fra un minuto. Perciò la farfalla è di Pan.

 

  HINO A PÃ

(de Mestre Therion )

Vibra do cio subtil da luz,
Meu homem e afã
Vem turbulento da noite a flux
De Pã! Iô Pã!
Iô Pã! Iô Pã! Do mar de além
Vem da Sicília e da Arcádia vem!
Vem como Baco, com fauno e fera
E ninfa e sátiro à tua beira,
Num asno lácteo, do mar sem fim,
A mim, a mim!
Vem com Apolo, nupcial na brisa
(Pegureira e pitonisa),
Vem com Artêmis, leve e estranha,
E a coxa branca, Deus lindo, banha
Ao luar do bosque, em marmóreo monte,
Manhã malhada da àmbrea fonte!
Mergulha o roxo da prece ardente
No ádito rubro, no laço quente,
A alma que aterra em olhos de azul
O ver errar teu capricho exul
No bosque enredo, nos nás que espalma
A árvore viva que é espírito e alma
E corpo e mente - do mar sem fim
(Iô Pã! Iô Pã!),
Diabo ou deus, vem a mim, a mim!
Meu homem e afã!
Vem com trombeta estridente e fina
Pela colina!
Vem com tambor a rufar à beira
Da primavera!
Com frautas e avenas vem sem conto!
Não estou eu pronto?
Eu, que espero e me estorço e luto
Com ar sem ramos onde não nutro
Meu corpo, lasso do abraço em vão,
Áspide aguda, forte leão -
Vem, está fazia
Minha carne, fria
Do cio sozinho da demonia.
À espada corta o que ata e dói,
Ó Tudo-Cria, Tudo-Destrói!
Dá-me o sinal do Olho Aberto,
E da coxa áspera o toque erecto,
Ó Pã! Iô Pã!
Iô Pã! Iô Pã Pã! Pã Pã! Pã.,
Sou homem e afã:
Faze o teu querer sem vontade vã,
Deus grande! Meu Pã!
Iô Pã! Iô Pã! Despertei na dobra
Do aperto da cobra.
A águia rasga com garra e fauce;
Os deuses vão-se;
As feras vêm. Iô Pã! A matado,
Vou no corno levado
Do Unicornado.
Sou Pã! Iô Pã! Iô Pã Pã! Pã!
Sou teu, teu homem e teu afã,
Cabra das tuas, ouro, deus, clara
Carne em teu osso, flor na tua vara.
Com patas de aço os rochedos roço
De solstício severo a equinócio.
E raivo, e rasgo, e roussando fremo,
Sempiterno, mundo sem termo,
Homem, homúnculo, ménade, afã,
Na força de Pã.
Iô Pã! Iô Pã Pã! Pã!


Trad. F. Pessoa


 

Canto di Pan

...Cantai delle stelle danzanti,
cantai della dedalea Terra,
e dei Cieli, delle titaniche guerre,
d'Amore e Morte, e Nascita.
E allora modulai i miei flauti,
cantando...
Dèi e uomini, tutti siamo così avvinti!
Irrompe nei nostri petti e sanguiniamo.
Tutti hanno pianto, così come noi ora dovremmo,
se l'invidia e l'età non hanno gelato il sangue,
al lamento dei miei dolci flauti.


Percy B. Shelley 1820

Pan invoco possente, pastorale, il tutto del cosmo:
cielo e mare e terra di tutto sovrana
e fuoco immortale. Queste cose infatti sono membra di Pan.
Vieni, beato, tu che danzi, che corri, che regni con le Stagioni,
dalle membra caprine, baccante, invasato, che vivi all'aria aperta,
che tessi l'armonia del cormo col canto giocoso,
che proteggi dalle apparizioni, terribile fra le paure umane,
che ti rallegri di caprai e bovari alle sorgenti,
tu che vedi lontano, cacciatore, amico di Eco, che danzi con le Ninfe,
che tutto produci, di tutto genitore, demone dai molti nomi,
signore del cosmo, che dai incremento, che porti la luce, fecondo Paian,
che ti rallegri degli antri, dall'ira profonda, vero Zeus armato di corna.
Su di te infatti è fissata la distesa sterminata della terra,
e si ritira l'acqua dalla corrente profonda del mare infaticabile
e l'Oceano che cinge con le acque tutt'intorno la terra,
tu parte aerea di nutrimento, scintilla per i viventi
e occhio di fuoco sul capo leggerissimo.
Infatti queste cose divine camminano, svariate, ai tuoi ordini;
con i tuoi disegni trasformi la natura di tutto
alimentando la stirpe degli uomini nell'universo infinito.
Ma, beato, baccante, invasato, vieni alle libagioni
conformi al rito, concedi un buon compimento di vita
allontanando ai confini della terra la follia panica.

Inno orfico

La ciotola in quercia,il vaso ben cotto
il miele dorato dell'ape regina
il latte di vacca e il vino di Grecia
il grano dorato di prima mattina.
A te questi doni,o grande Pan,
Re caprino dell'Arcadia divina.

Teste cornute e zoccoli pronti
Fauni inseguono ninfe fuggenti,
nelle terre e valli d'Arcadia
Fauni incalzano con ritmi frementi
a noi questi doni,o grande Pan,
Dio caprino delle estasi ardenti.

Vieni,o grande Pan,consacra
l'ape regina e il grano dorato
le ilari ninfe festanti
la vacca da latte e il vino ambrato.
In terra e valli d'Arcadia,
Dio caprino, fertilità hai portato.

 

INVOCAZIONE A PAN

O tu il Silenzioso, il Dimenticato
Svegliati dal tuo sonno diurno e ricopri i nostri cuori d’estasi

Riempi l’aria di canti di flauti
E brucia i nostri petti con la passione
Dacci i tuoi dolci sogni d’Arcadia
E scoppi di risa durante i nostri incontri nel bosco
Che il mio amato e io prolunghiamo nei tuoi posti segreti

Noi costruiremo un tempio di foglie, sopra ad un tappeto di vite intrecciata
Noi celebreremo il tuo mistero,
berremo la coppa amara e cadremo nella frenesia.

Portaci verso le colline ripide,
ricopri i nostri occhi di ghirlande di viole
Riempi le nostre bocche di raggi di miele
E nell’istante in cui il nostro piacere è al culmine
Dalla tua mano di titano, gettaci nel vortice.

Noi cadremo attraverso il cielo come delle stelle
Come delle stelle noi esploderemo e stenderemo il velo della nostra essenza
Attraverso i regni celesti

O! Lasciami morire nelle braccia dell’amato
Affinché nulla poi possa eclissare questo momento

Noi scaleremo la montagna alla sua sommità
Voglio innalzarmi piu in alto del suo pizzo innevato e perdermi per sempre
Piuttosto che discendere l’altra facciata e ritornare fra le ombre

O Silenzioso, il Dimenticato
Accompagnaci al tempio dei risorti, (Dionisio)
Là, lontano dal mondo smussato degli uomini
il mio amato ed io ci perderemo per sempre
Sulla soglia luminosa dell'eternità

Principe delle foreste
Il mio amato ed io desideriamo vederti

Tu che sei impresso nella foresta, nelle colline e nei ruscelli
Camuffato dalla terra vibrante, e nascosto nel cuore delle montagne,
Mostraci la strada, e riempici della tua pazzia
Per essa potremmo essere distrutti o illuminati

Nelle profondità della notte
Tra le pareti della felicità
Noi t’invochiamo con amore
E ora attendiamo con rassegnazione
Indipendentemente da quello che l’alba porterà

Il mio amato e io siamo dentro il dolce crepuscolo dello spirito
Questo stato sereno di vittoria, che viene solo dalla sottomissione.
Abbiamo fatto di noi stessi degli scomparsi, e marciamo sul cammino dei rifiutati.

Coloro che ci disprezzano sono pieni di desiderio
Poiché abbiamo avuto il coraggio di bere il vino vietato.
Abbiamo fatto ciò che i nostri nemici avrebbero voluto, ma non hanno osato.
Sono guidati dalle leggi degli uomini
Ed hanno messo queste leggi nelle bocche dei loro dei

Sotto lo sguardo di “colui che lavora da lontano” (Ecate),
Abbiamo tagliato i nostri legami dagli oggetti umani.
Alzati o Silenzioso,
Il Sole ci riempie di esplosioni di gioia
Torna dal tuo riposo di mezzodì
Posa il tuo sguardo sul mio amato e su di me
Che la follia che ci invade possa condurci all’infinito.