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ARCADIA93 Paganesimo, Sciamanesimo, Gnosi, Thelema, Magia Stellare |
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Posso essere schietto, parlare di me, della mia vita, delle mie esperienze, perché poi ci sono sicuramente coloro che si sentono stranamente affini a me, a quello che dico, ai pensieri ed ai sentimenti che scaturiscono come un flusso, come una corrente a volte impetuosa a volte pacata ma sempre spontanea, espressione stessa dell’attimo, dell’istante in cui si manifestano, al di la di accettazione o rifiuto, al di la della concettualizzazione della mente dualistica che stabilisce i parametri dell’ignoranza e della sofferenza, i muri di una realtà che altro non è che un frammento separato dal tutto, una scheggia di mente in conflitto con l’universo. Io vivo nelle altezze; lontano da mondi che mi sono lasciato alle spalle e che vivono solo in acquitrini di rimpianto rimasti sotto il dominio dei demoni dell’ego. Perché quando si prende una strada che sale, e si sale e si sale, il mondo delle valli diviene sempre più lontano, e se lo si guarda, lo si vede da un’altra prospettiva, sempre diversa, sempre più distaccata e globale, man mano che si sale più in alto. Così nel mio isolamento, ogni tanto, giunge il pensiero di chi mi ama, lontano. Parlaci di Agartha, di Shambhala, parlaci ancora del Mondo Sotterraneo! Tu che sei a vivere nel tuo eremo tra il silenzio dei picchi e l’impetuoso infuriare dei venti, tu che hai lasciato alle spalle gli acquitrini delle valli, che hai stretto i sogni nelle mani ed hai preso la strada che porta più lontano, parlaci del Mondo del Di Dentro, di ciò che vive in quel paradiso e come fare per conquistarlo. E allora dirò che non rifiuto il mondo degli
uomini, né lo condanno, il mondo, del tutto simile in tutti, delle
apparenze e delle illusioni, delle cose che mutano e finiscono, della
dualità che rende implicita la separazione e la sofferenza.
Sofferenza di cui mi sono fatto carico, come tutti, scegliendo questa
vita di uomo, sofferenza di cui ho cercato la risoluzione, perché non
sia più una prigione, il peso della cecità e dell’ignoranza, ma un
puro e prezioso ornamento, un diadema di compassione sulla corona
regale della Grande Perfezione del Buddha Primordiale. Per questo vi parlerò di Agartha, di Shambhala la risplendente, e delle porte e dei passaggi che conducono al paradiso dell’interno del mondo, e voi, accettando la contraddizione, ovvero essendo consapevoli di guardare la luna riflessa nel pozzo, mi seguirete in questo sentiero che conduce nella mia dimora sulle vette.
Le entrate al Mondo Sotterraneo E’ certo che siano disseminati su tutto il pianeta, varchi naturali che si aprono su gigantesche cavità sotterranee, e gallerie, che se pur naturali, sembrano eseguite da una fine ed avanzata ingegneria, e che i luoghi in cui si trovano queste entrate siano popolati da leggende e miti - appartenenti a civiltà più antiche o più recenti - che riguardano sia i segni e le manifestazioni di una presenza vivente all’interno delle profondità della terra, sia la straordinaria rete di vie di comunicazione sotterranee che permetterebbero di attraversare enormi distanze nelle viscere del pianeta e le eventuali esperienze avute da intrepidi esploratori o malcapitati trovatisi in situazioni piuttosto spiacevoli. La possibilità che ai Poli terrestri siano
presenti aperture che, permanenti o periodiche, possano costituire
enormi passaggi verso l’interno cavo del pianeta ed eventualmente con
la civiltà che può essersi sviluppata nel o nei continenti
sotterranei, è sostenuta o contemplata da quanti sono dotati almeno
da un po’ di fantasia, e pressoché ignorata se non taciuta con
ostinazione dalle ottuse, tristi, omologate fonti ufficiali. Lungo i grandi tunnel sotterranei, attraverso le gigantesche caverne che divengono snodi del fitto reticolo di gallerie che connettono i continenti della superficie della terra fra loro, potrebbero spostarsi gli avanzati mezzi di trasporto delle antiche civiltà che da molte migliaia di anni potrebbero essere i dominatori dei mondi sotterranei. Ciò nonostante tutto questo fa parte della consapevolezza atavica dei popoli, che si trasmette in codici in grado di attraversare gli eoni in un secondo. Il contatto con la Terra, e l’intima esperienza di entrare nel suo interno, quanto basta per essere completamente isolati dalla luce e dai suoni del mondo esterno, può costituire una vera e propria iniziazione ai misteri abissali del sé, l’avventuroso e pericoloso viaggio interiore che conduce al ritrovamento della Materia Vivente, delle Luci che introducono al coronamento della condizione primordiale. Quanto poco importante e privo di senso è il pensare di poter penetrare gli ingressi fisici al mondo sotterraneo per entrare in contatto con le forme di vita intelligente e con gli esseri superiori che lo abitano, tanto quanto è importante invece invertire la rotta del proprio orientamento, rivolgere all’interno la più audace consapevolezza, riconoscere la natura primordiale della mente, simile ad uno specchio, il re che tutto crea, rimuovere ogni dubbio sulla strada interna da seguire, e perseguire oltre ogni limite il traguardo dell’autoliberazione. Ogni altra ricerca, ogni altra direzione è vana.
Shambhala la risplendente e le Terre Pure Così mai si rivelerà Shambhala, la risplendente, e le altre Terre Pure che esistono, spazi incontaminati, mondi paralleli del tutto concreti e vibranti di perfezione ed armonia, nella realtà che all’uomo non è data, dalla propria cecità, che invece lo lega alla ruota del Samsara. Ma se, come il diamante, è indistruttibile la certezza nello stato primordiale della mente e si perdura nella contemplazione della pura essenza di vacuità e chiarezza, si apriranno le porte della terra e del cuore, si muoveranno le montagne per aprire varchi sui sentieri nascosti, le vie sotterranee che conducono ai giardini sempreverdi delle Terre dei Buddha. Il Mandala di tutte le manifestazioni interne ed esterne si aprirà nella sua grandiosa perfezione ed ogni cosa nello specchio della mente sarà integrata tra vacuità e chiarezza, tra saggezza e compassione. Si rivelerà la luce risplendente di Shambhala e la sua immagine pura rimarrà negli occhi di coloro che avranno avuto il privilegio ed il merito di bearsi della sua visione e di bere direttamente alla suprema Sorgente. Nelle profondità della terra, in fondo ad un terrificante abisso di vuoto ed oscurità, esiste, pulsa vibrante, radiante, intossicante, materia stellare, pietra vivente. Estasi, piacere, meraviglia! EMAHO! Istantanea presenza, non nato, vivo in eterno, io non esisto. E tutto è materia di sogno, il Samsara e il Nirvana, le Terre Pure della Meraviglia e le valli oscure adombrate di morte, dove gli esseri umani vagano senza meta, prigionieri del proprio sogno. Ecco perché coloro che sono stati a Shambhala sono ritornati. Perché il riconoscimento dello stato primordiale non lascia alternative; una volta che si ricorda, si riconosce, si lascia andare tutto come è, e si rimane nello stato non duale e indifferenziato della non concettualizzazione, puro e perfettamente chiaro, vasto e aperto come il cielo privo di nubi, non si ha scelta: si deve tornare. La Luce di Shambhala deve risplendere nel cuore di tutti gli esseri senzienti e deve essere estinta nel loro cuore l’ignoranza che è la causa della loro sofferenza. E’ l’istinto che ha, la Grazia Sublime di Shambhala, nel diffondersi e non riconoscere barriere; è l’istinto che dona, a coloro che di tale Grazia sono elargiti, nel condividere la liberazione con tutti i propri simili.
I Guerrieri Bodhisattva di Shambhala Nella tradizione Buddhista Tibetana si narra che ci sarà un tempo in cui tutta la vita sulla terra sarà in grande pericolo. Un tempo in cui saranno sorti grandi poteri barbarici, ciechi e sfrenati nel lusso e nel potere, forze che non amano la terra, non amano la bellezza, ma solo il potere. Sebbene accumulino grandi quantità di riserve di beni e di risorse, essi dissipano le loro proprietà in imponenti preparativi per distruggersi l’uno con l’altro. Nemici mortali giurati, essi sono intimamente connessi, come immagini in uno specchio, ed hanno molto in comune: armamenti di incalcolabile capacità distruttiva e tecnologie che distruggono il mondo. Sarà in questo tempo di pericolo, quando il futuro di tutti gli esseri sarà appeso ad un filo, che emergerà il Regno di Shambhala. Non potete recarvi a Shambhala perché non è un luogo. Il Regno di Shambhala esiste nei cuori e nelle menti dei guerrieri di Shambhala. Non sarà possibile riconoscere a vista i guerrieri di Shambhala, dato che essi non indossano uniformi né mostrine, non hanno bandiere, né elmetti né scudi. Essi si muovono sempre sul terreno dominato dai barbari. Verrà il tempo in cui sarà richiesto il grande
coraggio di questi guerrieri. Sarà necessario il loro coraggio morale
e fisico perché essi devono entrare nel cuore del potere barbarico e
smantellare i mostruosi armamenti. Per eliminare questi armamenti,
nel vero senso della parola, essi devono entrare nei corridoi del
potere, dove sono prese le decisioni globali e gli armamenti sono
ideati e protetti. Con la comprensione si realizza
l’interconnessione, e che ogni azione compiuto con motivazione pura
influisce sull’intera rete, portando conseguenze che non possiamo
misurare né vedere. Usati abilmente e coraggiosamente, questi due elementi insieme sono i solo strumenti a disposizione dei guerrieri per neutralizzare gli armamenti dei barbari e manifestare il Regno di Shambhala. Armati di questi strumenti e del loro intento verso l’unico scopo, questi guerrieri porteranno il loro regno a manifestarsi.
Quella dei guerrieri di Shambhala, del sentiero dei Bodhisattva che disarmeranno i poteri barbarici e manifesteranno la realtà della pace, non è solo una leggenda. Ha invece, oggi più che mai, degli aspetti molto concreti che si ritrovano nel gravemente compromesso stato del mondo, e tanto nella condizione di vita quanto nel livello evolutivo dell’intero genere umano. E la presenza di uomini e donne illuminati che
percorrono l’esistenza su questo pianeta entrando nel tempo del
caleidoscopico manifestarsi delle razze, delle culture e delle
civiltà è altrettanto reale e concreto come lo è il fatto che sebbene
l’umanità soccomba sempre più sotto il giogo della costrizione e
dell’ignoranza, un certo numero di esseri umani si sta spingendo
sempre più avanti nella realizzazione di una consapevolezza
volumetrica. E nonostante io viva ora in quest’eremo ai confini del mondo, sono tornato anch’io, come molti altri che hanno visto e che hanno capito. Il tempo si approssima al cambiamento e verranno giorni più amari, giorni più duri per tutti. Tutto ciò, il nostro passaggio attraverso la mutazione, dovrà essere sostenuto proprio da quelle armi, che la leggenda dei guerrieri di Shambhala ci narra come uniche ed indispensabili nel tempo della battaglia. La prima è la compassione che scaturisce dal fuoco del cuore e ci porta ad agire a beneficio di altri esseri, la seconda è la comprensione dell’interdipendente manifestazione della vacuità di tutte le cose. Nelle profondità della Terra, nella Luce di
Shambhala, ho raccolto questa gemma preziosa ed indistruttibile, essa
vive in me, protetta ai confini del mondo, ma a beneficio e per la
liberazione di tutti gli esseri senzienti. |