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ARCADIA93 Paganesimo, Sciamanesimo, Gnosi, Thelema, Magia Stellare |
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NIBIRU
Il Decimo Pianeta
Anche la ricerca scientifica accetta oggi le teorie concernenti le lastre tettoniche e la loro deriva e si possono trovare numerosi studi che effettivamente mostrano come, un tempo, tutti i continenti della Terra fossero raggruppati in un lato del pianeta. Ma se tutte le masse continentali erano unite da un lato del mondo, sorge la domanda, logica ma non usuale, su cosa ci fosse dall’altro lato. Solo acqua? E’ molto improbabile visto e considerato che proprio tale conformazione geologica avrebbe dato origine alla deriva delle lastre tettoniche per una naturale distribuzione della massa del nostro pianeta rotante.
La Mitologia Sumerica La mitologia Sumerica sulla creazione del mondo, antica di 6000 anni, ci viene in soccorso descrivendo tale mancanza di massa terrestre come un tremendo buco, causato dalla collisione di Tiamat, così chiamavano i Sumeri la Terra, con Nibiru, il “Pianeta dell’Attraversamento”, corpo celeste sconosciuto alla scienza moderna ma, secondo le loro conoscenze di un remoto passato, appartenente, in qualità di Decimo Pianeta, alle profondità del nostro sistema solare. In antiche rappresentazioni Sumeriche è evidente l’indicazione di una grande stella, circondata da undici corpi celesti. Questi poggiano su una catena di ventiquattro globi più piccoli. Sarà una pura coincidenza che il numero complessivo di lune o satelliti dei pianeti del nostro sistema solare è esattamente di ventiquattro? L’astronomia attuale conosce l’esistenza di nove pianeti: Terra, Mercurio, Venere, Marte, Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone. Considerando che i Sumeri ritenevano la Luna come un pianeta, inclusa quindi tra gli undici corpi celesti delle loro rappresentazioni grafiche, è evidente che, in aggiunta ai pianeti conosciuti oggi, essi conoscevano l’esistenza di un undicesimo membro del sistema solare, ovvero quello che loro consideravano essere la casa dei Nephilim, gli dei Annunaki del pianeta Nibiru. Quello che per noi sarebbe quindi, il Decimo Pianeta. E’ quindi ipotizzabile e molto probabile che altre forze siano al lavoro nel nostro sistema solare, oltre i nove pianeti che conosciamo. Ovunque gli archeologi abbiano scoperto resti dei popoli del Medio Oriente, è ricorrente il simbolo del Globo Alato, dominando templi e palazzi, scolpito sulla pietra, rappresentato in sigilli cilindrici, dipinto sulle pareti. Questo simbolo accompagnava re e sacerdoti, inciso sui loro troni, li ispirava nelle scienze della battaglia e fu inciso sui loro carri. Il “pianeta dell’attraversamento”, centrale nei credi religiosi e nell’astronomia del mondo antico, era un elemento interno al sistema solare e la sua grande orbita lo riportava periodicamente nelle vicinanze della Terra. Il segno pittografico per Nibiru era una croce. Questo segno cuneiforme significa anche “Divino” e si è evoluto nei linguaggi Semitici nella lettera tav, che significa “il segno”. I popoli antichi, non solo aspettavano il periodico arrivo del pianeta Nibiru ma determinarono una mappa del suo corso celeste. Sulle iscrizioni Sumeriche viene descritto un pianeta che conduce la sua orbita molto oltre Plutone e che, secondo fonti Mesopotamiche, sorge dal sud e si muove in direzione oraria. I testi mesopotamici esaltano la radianza del pianeta e suggeriscono che esso potrebbe essere visto anche di giorno, “visibile all’alba, scompare alla vista al tramonto”. Essi parlano della sua apparizione periodica come un evento prevedibile, osservabile e tracciabile. “Il grande pianeta, nella sua apparenza rosso scuro”. Il corpo celeste era conosciuto per i suoi forti effetti gravitazionali e per questo lo si riteneva la causa di diluvi. Tutti i popoli del mondo antico consideravano il suo periodico avvicinamento alla Terra come un segno di grandi sconvolgimenti, grandi cambiamenti, nuove ere, grandi piogge, inondazioni e terremoti. L’apparizione e la sparizione periodica del pianeta dalla vista della Terra conferma l’assunto della sua appartenenza al sistema solare e potrebbe indicare un’orbita del pianeta Nibiru simile a quella delle comete. Alcune interpretazioni delle sorgenti mesopotamiche e bibliche ipotizzano il suo periodo orbitale della durata di 3.600 anni. Il numero 3.600 era scritto dai Sumeri come un grande cerchio. L’epiteto del pianeta, shart, significa “un perfetto cerchio” o “un completo cerchio”. Esso rappresenta anche il numero 3600. L’identità dei tre termini, orbita/pianeta/3600, potrebbe non essere una mera coincidenza. Il transito orbitale, nelle vicinanze della Terra, di un grande pianeta dotato di un forte campo gravitazionale, fanno assumere a queste parole del profeta Isaia una particolare intensità. “Da una terra lontana essi vennero, dal confine del Paradiso il Signore e le sue armi di terrore vennero a distruggere l’intera Terra. Quindi io agiterò i Cieli e la Terra sarà scossa fuori dal suo posto. Quando il Signore attraverserà, il giorno della sua ira ardente”.
La Mitologia Egiziana L’antica mitologia Egiziana relativa alla teoria del Pianeta dell’Attraversamento coinvolge quella parte del cielo chiamata, dagli antichi Egizi, la Duat. Si ritiene infatti che questa sacra area del cielo, dominata da Sirio ed Orione, segni il perielio nel passaggio di Nibiru, il punto in cui il suo transito risulta più vicino al Sole. Osiride è rappresentato nei cieli dalla costellazione di Orione e la dea Iside è rappresentata dalla stella Sirio. Horus, nato da Iside, rappresenta Nibiru, nato nel cielo di Sirio, nel tempo del suo tramonto e del suo sorgere. Ma c’è un’altra maggiore figura in questo dramma mitologico, ed è il terribile dio Seth. C’è una qualche associazione di questa divinità al pianeta Mercurio. Nell’antica mitologia Egiziana egli è chiaramente identificato con un serpente oscuro o invisibile, oppure come un uomo dai capelli rossi. Seth, il dio dai capelli rossi che nel mito assassinò Osiride, divenne l’oppositore, il Satana Egiziano, e fu descritto come un serpente nero, un maiale nero, un mostro mitico di colore rosso o, semplicemente, come un uomo dai capelli rossi. Un mito simile rappresentava il Sole come un grande gatto, descritto originariamente femmina ma successivamente identificato come un maschio in Ra. Esso combatté con il serpente Apep sotto il sacro albero ad Heliopolis e lo uccise all’alba. In questo mito Seth è identificato con il serpente. L’identità mitologica di Seth come un’invisibile stella rossa, simile a un serpente, sembra riferirsi a ciò che conosciamo come Nibiru. In questo modo viene descritta una cerimonia dedicata a Seth: ”per rendere inoffensivo un nemico, il mago dovrebbe spalmare argilla sui propri piedi, mettendo tra essi la testa tagliata di un asino, strofinarsi la bocca e le mani con il suo sangue. Rivolto al Sole, egli deve tenere un braccio rivolto in avanti e l’altro indietro, e deve rivolgere a Seth-Typhon, il Malefico, la magica frase ritmica: “Tu, terribile, invisibile e potente, dio degli dei, assalitore e distruttore…”. E’ qui descritto un dio solare riverito per il suo potere ed il suo dominio, sebbene invisibile. Mercurio è situato vicino al Sole e si può dedurre che questi culti fossero dedicati all’invisibile Mercurio del giorno. Ma perché adorare Mercurio nel giorno e non eseguire la cerimonia al crepuscolo o all’alba, quando Mercurio appare come una stella della sera o del mattino? Inoltre, il concetto del terribile potere distruttivo associato con Seth, sembra un elemento estraneo al basso profilo celeste di Mercurio. Questo suscita alcune perplessità e l’ipotesi che Seth sia stato associato al pianeta sbagliato. Per questo dio è necessaria un’identità più potente. Questa immagine potrebbe alludere ad una deità solare, a volte visibile, a volte nascosta dietro il Sole.
La DualitàNibiru si delinea come una miscela di due deità, Horus e Seth, ciascuna delle quali prende a volte il sopravvento sull’altra. I miti che li circondano tentano di rappresentare la doppia natura della Stella Oscura, un’entità dualistica, composta di bene e male che lottano mitologicamente fra loro, o forse più naturalmente si avvicendano, divenendo qualche volta luminosa, visibile e benefica, più spesso invisibile, oscura e dagli influssi distruttivi. Nibiru fu conosciuto sia come forza del bene, il dominio paradisiaco degli dei, ma anche come il grande male potenziale, il cui arrivo nei cieli è segnale di un’imminente distruzione apocalittica. Seth è un nero serpente celeste, una deità dai capelli rossi che combatte il Sole. Questa immagine può evidentemente rappresentare il Decimo Pianeta nel suo moto cometario; una stella oscura, avvolta da un alone rosso, che sfida il sole con il suo opposto moto celeste. La stella oscura è associata al male ed alla morte degli dei, in accordo con il ruolo catastrofico di Nibiru negli Enuma Elish, ed al terrore che, l’apparizione del Pianeta dell’Attraversamento, suscitava negli antichi. Nonostante ciò l’apparizione di Nibiru determinava il tempo di grandi celebrazioni, mentre Anu, Sovrano degli dei Annunaki, giungeva sulla Terra, in visite di stato che segnavano l’avvicendarsi delle epoche. I miti che circondano l’apparizione di Nibiru riflettono questa miscela di aspettative, di terrore e speranza nella popolazione del mondo preistorico. ”Orsù! Nel mio cuore desidero distruggere completamente ciò che ho creato. Tutto il mondo diventerà una distesa di acqua per mezzo di un grande diluvio, come fu all’inizio, ed io sarò l’unico a rimanere, con nessun’altro eccetto Osiride ed il suo figlio Horus. Io diventerò un grande serpente, invisibile agli dei. Ad Osiride sarà dato potere di regnare sulla morte, ed Horus sarà esaltato sul trono che è posto sull’isola delle fiamme ardenti.” Il mito descrive il Diluvio, che ricorre simultaneamente alla scomparsa del dio sole nell’oscurità primordiale. Le catastrofiche conseguenze del viaggio della divinità solare vanno molto oltre quelle prodotte dall’annuale inondazione del Nilo. Il dio sole diventa invisibile nei cieli, diminuendo di dimensione fino a divenire un “piccolo serpente” ed infine “invisibile agli dei”. Questo sembra descrivere l’uscita di Nibiru dal Sistema Solare alla fine del passaggio al perielio, causa di immani catastrofi sulla Terra. Horus/Seth nel suo trono di fuoco è direttamente connesso all’altro mito Egiziano della Fenice che, risorgendo dalle ceneri dopo essersi consumata nel fuoco, è anch’essa identificabile con la Stella Oscura ed il suo percorso celeste. Molti egittologi sostengono che Horus sia identificato nel Sole, Ra, ma più probabilmente egli è il solare figlio di Iside-Sirio. Gli Egiziani descrivevano due Soli, uno come il donatore di vita, Ra; l’altro come un sole nascosto, l’Horus/Seth, luminoso e oscuro.
Il Signore dei Due Orizzonti Alcuni ritengono che la Duat fosse semplicemente la regione del cielo attraverso la quale il Sole si muoveva durante la notte. Tale convinzione si basa sulla predominanza del culto del dio sole Ra. Ma Ra potrebbe non essere Horus, e c’è una forte evidenza che queste due deità solari fossero entità del tutto separate. Il problema è stato la mancanza di un altro sole da permettere l’analisi di due distinti corpi celesti. Con una certa naturalezza entrambi le deità sono state ridotte ad un unico Sole. Il culto di Ra sorge dopo il culto di Osiride/Isde/Horus-Seth. La religione Egiziana fu un conglomerato di differenti pantheon di deità, molti di essi importati, e gli Egiziani furono riluttanti a scartare “vecchi dei” in favore di nuovi. In questo modo, la loro mitologia crebbe plasmando un dio in un altro, nello stesso modo in cui la Cristianità fu adattata ad assorbire la religione politeistica che essa rimpiazzava, formando un pantheon di santi da sostituire agli dei decaduti. E questo è, probabilmente, ciò che si verificò per il dio sole Horus. In questo modo Horus fu unito a Ra come Harmkhis, e il dio sole di Eliopolis divenne Ra Harmakhis. Il dio falco fu così simboleggiato con il disco alato solare. Ma questo è un punto cruciale. Horus fu descritto dagli antichi Egiziani nello stesso modo in cui Nibiru fu descritto dai Sumeri. Dato che la cultura Sumerica è precedente a quella dell’Egitto Dinastico, e che gli Egiziani avevano la passione di idee religione straniere di importazione, è molto probabile che il Pianeta Alato Nibiru fu adorato dagli Egiziani come Horus. Gli Egittologi
rifiutano l’origine stellare degli antichi culti, particolarmente
quello di Osiride ed Iside, nonostante le prove a favore di questa
interpretazione fornita dai testi delle Piramidi. “Così Horus volò al Sole come un grande disco alato, ed egli fu in seguito chiamato “il grande dio, il signore del cielo”. E’ chiaro che Horus e Ra non furono uno e lo stesso, ma piuttosto due separate identità solari. Egli percepiva i nemici di Ra e andava contro di essi come un disco alato. E’ quindi del tutto probabile che l’identità di Horus era quella di Nibiru, che si manifestava come un secondo sole nel cielo nelle rare occasioni del suo perielio. I Testi delle Piramidi stabiliscono enfaticamente che gli dei sono nati con “Horus ad Est”. “Le porte del cielo sono completamente aperte per Horakhti… le porte del cielo sono completamente aperte all’ala per Horus dell’est… vai a… Horakhti all’orizzonte… sul lato est del cielo dove gli dei sono nati”.
Secondo metodi di
analisi comparativa tra le tradizioni mitologiche Sumeriche,
Egiziane ed Ebraiche, si può desumere che gli Annunaki molto
probabilmente sono gli stessi Dei Egizi del Primo Tempo, i “Compagni
di Horus”, come i Nephilim della Genesi biblica, come anche gli
antichi dei del Mesoamerica, partiti un tempo remoto per le stelle,
con la promessa di un futuro ritorno. Naturalmente si tratta molto spesso di congetture, formulate da studiosi delle antiche culture Sumeriche, Mesopotamiche ed Ebraiche, e questo lascia un discreto margine alla probabilità che tali ipotesi siano vere solo in parte, condizionate dai filtri mentali, religiosi e culturali, degli studiosi stessi. Inoltre, per rispetto all’intelligenza di chi legge, eviteremo di entrare nel merito delle più o meno fantasiose tornate farneticanti dei vari guru “new age” alla ribalta, che tessono paranoiche ed improbabili cospirazioni di potere, ordite dalle dirette discendenze di sangue, famiglie nobili, reali ed i potenti del mondo riprodottisi fino ai nostri tempi, che gli dei Annunaki avrebbero generato dagli iniziali accoppiamenti con la nostra razza. Un potere improbabile appunto, quanto fittizio, sarebbe quello degli uomini e dei loro imperi, di fronte all’imponenza del millenario palazzo volante degli dei, il trono di fuoco nel quale le potente primigenie si manifestano in questo angolo sperduto ed oscuro di universo. Essi sarebbero gli architetti delle Grandi Piramidi, delle Cattedrali, di Stonhenge, Machu Picchu e delle grandi civiltà del mondo, avrebbero costruito imperi e li poi li avrebbero distrutti, giocando, molto seriamente, con una razza al primordio, quali siamo, quali sono molto probabilmente altre, che loro stessi hanno generato altrove, su altri lidi planetari del loro percorso orbitale tra le stelle. Tornerà cosi,
Nibiru, il Disco Alato, Horus il Sole Vittorioso, a tracciare nei
cieli di questo mondo l’annuncio di nuove mutazioni, forse
dolorose, forse fatali per molti, e per una parte almeno, di questa
civiltà. E’ sconosciuto il destino che ci riserva
l’incommensurabile intelligenza dell’infinito, di cui ognuno di noi
è la potenziale e perfetta sintesi onnicomprensiva, ma dopo aver
visto la realtà e goduto di essa, nulla evita di guardare verso ciò
che, a causa di essa, si distrugge. Come un serpente che si morde la coda, l’invisibile sentiero della stella oscura riconduce ad Iside, nel grembo stellato della Madre, rigenerando nuove glorie, eterne verità ed altri, infiniti mondi, e tracciando nel cielo un gigantesco Ouroboros, che riveli agli dei il senso perfetto del loro cammino.
Bibliografia: - Dei dell'altro universo - Colin Wilson, PIEMME- Il Pianeta
degli Dei - Sitchin Zecharia, PIEMME
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