“Incontri
con uomini straordinari” è il titolo di un bellissimo libro di
Georges Ivanovic Gurdjieff dove si narra l’incontro con coloro che
gli hanno cambiato la vita, formando la base di ciò che è
successivamente stato il suo percorso.
Sono
assolutamente convinto che la vita di qualunque serio Ricercatore
dello Spirito sia fissata saldamente da questo tipo di incontri,
perché la realtà esterna si conforma al nostro sentire interiore e
così, come recita un adagio orientale, “quando l’allievo è
pronto, il Maestro appare”… Nel corso della vita di ogni
ricercatore si susseguono incontri straordinari, dai quali ognuno ha
la possibilità, e credo anche il dovere, di estrarre l’essenza,
distillandone gradualmente un potente Elisir necessario alla propria
personale Grande Opera.
Così è
stato anche per me… sin dall’infanzia incontri speciali e, per così
dire, magici, hanno traghettato la mia Essenza da una sponda
all’altra accompagnandola, per tempi più o meno lunghi, alla ricerca
del Summum Bonum, della Perfetta Felicità.
In
questa ottica voglio collocare anche la mia Amicizia con Ottavio
Adriano Spinelli, Autore e Sperimentatore dell’Occulto, con le cui
Opere mi sono formato nell’infanzia della mia crescita magica e che
ho avuto la straordinaria possibilità di conoscere due anni fa, nel
2011 ev. Da allora è nato un rapporto costante che mi ha portato,
aldilà del piacere della frequentazione diretta, a collaborare a
Kryptonomicon con un mio saggio sul Suo pensiero Esoterico e, più
recentemente, ad organizzare a Genova un Seminario sul tema Goetico,
come sviluppato nella Trilogia de “Le Legioni di Shaytan”,
dal titolo Tenebra in Estensione.
Insomma, da due anni la mia vita e la mia ricerca sono grandemente
arricchite da questo straordinario incontro e, attraverso questa
intervista che ho avuto la possibilità ed il piacere di realizzare,
spero di riuscire in minima parte a sintetizzare quello che è stato
il lavoro di Ottavio in questo periodo di tempo, lanciando anche uno
sguardo verso il prossimo futuro.
SZ:
Ottavio, sono passati ormai tre anni dal Tuo ritorno sulle scene
dell’Esoterismo divulgativo italiano… Il panorama era sicuramente
molto diverso rispetto solo a qualche anno prima, grazie soprattutto
all’avvento dei Social Networks, MySpace prima e Facebook dopo, che
hanno reso molto più agevoli i contatti e gli scambi culturali tra
le persone. Tu stesso sei presente online, oltre che con un Sito1
anche con un account personale su FB e diverse pagine dedicate ai
Tuoi lavori e progetti. Nella Tua esperienza con questo mezzo
ritieni che oggi e nel prossimo futuro possa essere ancora uno
strumento valido per lo scambio culturale o ritieni invece che il
rischio di massificazione tenda a svilire e rendere superficiale
gran parte del messaggio originario?
OAS:
Credo sia opportuno premettere quanto, molte volte, già ribadito nel
corso dei nostri frequenti dialoghi.
Ogni
medaglia ha, almeno, due facce, di conseguenza qualsiasi
argomentazione ha un proprio antinomico contrappasso. Non intendo
porre alcuna questione in termini di positivo o di negativo; infatti
sappiamo bene come le eventuali interpretazioni siano sempre
relative a situazioni tanto soggettive quanto collettive.
Quindi,
riferendosi alle dinamiche interattive del mondo virtuale e
scendendo nella loro sostanza, abbiamo da un lato una incredibile
fluidità dei rapporti interpersonali, fluidità impensabile in altri
tempi e senza il sostegno di questi veicoli virtuali, dall’altro
canto però si verifica una enorme dispersione. Inoltre, la natura
intrinseca dei rapporti veicolati dalla rete tendono ad inficiare
uno dei presupposti della comunicazione ultrasensibile.
Il
rischio in cui, spesso, incorriamo è quello di “intellettualizzare”
in maniera eccessiva una materia che, altrimenti, avrebbe bisogno di
essere prima sostanza psichica e soltanto dopo espressione culturale
ed intellettuale.
In
tutti gli scritti della Tradizione, misterici o meno, si dice che la
materia precede lo Spirito, così, per paradosso, quello che
abitualmente viene definito spirituale, cioè la pulsione
psico-magica o, usando un termine più adeguato, psico-metamorfica,
intesa come capacità di interagire aldilà del linguaggio, è il
presupposto “materiale” della manifestazione sensibile.
Noi,
abitualmente, definiamo livello spirituale ciò che invece è sostanza
materiale, perchè l’energia è la base di ogni cosa. Noi esistiamo
perché siamo un nucleo energetico; tutto esiste perché ha una
propria frequenza ed il riflesso di questa energia ha bisogno di
essere esplicato attraverso vari modelli di lettura che sono quello
intellettuale, quello gestuale, quello rappresentativo o pittorico
in maniera estesa…
Ora,
che cosa succede? Accade che mancando l’interscambio animale,
energetico, nella comunicazione sottile, tutto diventa più
rarefatto, e finché noi dobbiamo fare socialità (da cui il termine
Social Network) il discorso ha determinate caratteristiche ed è solo
apparentemente plausibile, pur con tutte le virgolette del caso,
perchè poi, di fatto, assistiamo ad una serie di incontrollabili
deformazioni dei rapporti quando vissuti attraverso il filtro della
virtualità…
Nella
trasmissione della cultura esoterica, o dello strutturato bagaglio
esperienziale dell’occulto attraverso uno strumento artificiale
manca un presupposto fondamentale che è quello della trasmissione
diretta; una volta veniva chiamato il “Tocco della Strega” e si
diceva che l’efficacia della trasmissione energetica avesse bisogno
di un ponte fisico, cioè che la Strega dovesse, in qualche modo,
toccare il soggetto.
Inoltre, il “non metterci la faccia” favorisce l’instaurazione di
ulteriori maschere, mentre invece noi sappiamo che uno dei fini
sostanziali del percorso interiore, o misterico, è la dissoluzione
delle maschere… fino a presentarsi nudi… così come fa Inanna di
fronte ad Ereshkigal; così come fa Persefone innanzi al suo amante
ctonio, Ade. Presentarsi nudi di fronte allo Specchio dell’Abisso,
là dove giochiamo vita e morte, quindi dove interpretiamo il nostro
eterno ciclo di morte e rinascita, dove cioè ri-vivifichiamo,
rendendolo teatralmente drammatico, il ciclo eterno della
trasformazione, ciclo senza tempo che vede coinvolti tanto noi,
quanto l’ultimo granello di polvere cosmica…
Stando
dietro ad uno schermo si corre un grosso rischio: quello di
interpretare il ruolo di Titani mistificati; diventiamo piccoli Dei
che modificano la realtà attraverso un veicolo che però è
innanzitutto artificiale, il che sarebbe il male minore, se non
fosse esiziale la mancanza di riflessi immediati, fisici, della
nostra azione.
Senza
voler assolutamente scadere nella storditaggine interpretativa di
certe culture per le quali la malattia è assimilata al peccato, noi,
pur affermando l’esatto contrario, dobbiamo confrontarci con il
fatto che questa superstizione culturale ha delle radici che
condizionano poi l’effettività del nostro agire.
In
sintesi è fondamentale ricordare che noi, animali, necessitiamo, per
la nostra integrità, di veder riflesso fuori ciò che siamo dentro e
dentro ciò che siamo fuori. Perciò il percorso di adeguamento alla
nostra natura interiore, che è la ricerca del Daimon, deve potersi
misurare nei casi e con i fenomeni della vita quotidiana.
Questo
corrisponde, in sostanza, all’estrema sintesi fatta, in maniera
volutamente semplicistica, da Crowley quando disse che l’unica vera
Magia è quella che invera nella materia l’esatto risultato che ci si
era prefissati di ottenere in fase progettuale.
A mio
modo di vedere, quindi, il “veicolo virtuale”, in tutto o in parte,
impedisce il confronto diretto favorendo la mistificazione e la
dilatazione dell’Ego perchè è parzialmente assente l’attrito
altrimenti provocato dal conflitto con i fenomeni.
SZ:
In questi stessi anni sei stato molto attivo su diversi fronti e
possiamo delinearne almeno tre: il lavoro editoriale, la
collaborazione con KeltoiRadio, i Seminari e gli Eventi dal vivo.
Partiamo con le pubblicazioni; dopo la ristampa di Fronde
dell’Antico Noce e la collaborazione alla riedizione de “Il Centro
della Vita” di Spare, hai prodotto un volume inedito, Kryptonomicon,
che va a coronare il lavoro già svolto con Legioni di Shaytan,
chiudendo così una Trilogia. Si tratta quasi di un libro all’anno,
davvero un ottimo risultato!
Dai
riscontri avuti dai lettori che impatto ti sembra abbiano avuto
queste Opere su di loro e soprattutto Kryptonomicon, che in effetti
è stata la vera novità editoriale?
OAS:
sono soddisfatto perché, stando a quanto mi è stato riferito da
coloro che hanno letto e commentato i testi citati, sembra, Io abbia
almeno raggiunto quello che considero essere il risultato minimo e
cioè il suscitare nei lettori vari livelli di “fascinazione
ipnotica”, tali da consentire l’instaurarsi di quello stato
paraestatico che consente l‘aprirsi alla comprensione di concetti
altrimenti posti oltre i nostri limiti cognitivi e talvolta estranei
alla capacità soggettiva di lettura intellettuale.
Noi
siamo circondati da una “realtà” che comprendiamo solo in minima
parte, inoltre, spesso, anche questa minima parte viene mistificata
dal nostro filtro soggettivo e di conseguenza, uno degli “strumenti”
che uso per farmi comprendere, è quello di instaurare uno stato di
percettività fuori dall’ordinario attraverso suggestioni emotive ed
emozionali… quindi diciamo che il risultato di base, pare raggiunto.
Poi,
ovviamente, bisogna valutare i livelli di “densità” degli argomenti
trattati.
“Kryptonomicon”
rappresenta un “passaggio” più sottile rispetto ai primi due volumi
delle “Legioni di Shaytan” che invece, affrontavano la materia
grezza.
Mentre
in “Legioni” è stato come affondare le mani nell’argilla per
modellare la sagoma grezza, con “Kryptonomicon” abbiamo donato una
luce agli occhi e modellato le labbra, per dare espressività,
andando molto più a fondo, anche se in apparenza, l’argomento è
potuto apparire meno specifico.
Allo
stesso modo, appena gli Dei me lo consentiranno, Tu sai quanto
vorrei chiudere il ciclo della mia “lettura” del “Lemegeton”,
scrivendo un quarto volume riferito alla “Ars Paulina” e, quindi,
alle evocazioni angeliche.
Una
quarta tappa del percorso goetico per realizzare quello di cui già
si accenna anche in “Kryptonomicon” e cioè il penetrare, almeno
intellettualmente e attraverso le virtù acquisite nel raggiungimento
della qliphah Thaumiel, il nocciolo della struttura cosmica e in
tale occasione, confrontarsi nella sublimazione di materia ed
antimateria, quindi nell’unificazione degli opposti per la
realizzazione dell’Uno.
SZ:
Il secondo ambito che vorrei trattare è stata la collaborazione con
KeltoiRadio e la partecipazione all’OBOD2,
che ci ha donato trasmissioni meravigliose come Kryptonomicon,
Logomachia e più recentemente Baba Yaga…
KeltoiRadio e tutti coloro che lavorano a questo Progetto, in primis
il carissimo Hagal, stanno conducendo un lavoro imponente che
sembrerebbe riuscire ad unire persone provenienti da esperienze
diversificate… Questo si può facilmente verificare dalla
programmazione settimanale delle rubriche online.
Come
è nata questa solida collaborazione?
OAS:
Affinità luminosa! …ho visto per la prima volta Hagal insieme un
altro pilastro dell’OBOD, Isabel, per la prima volta a Roma.
Se non
erro, erano gli inizi di febbraio del 2011, in occasione della
seconda edizione di Esoterika.
Io ero
sul palco e da lontano, li ho scorti nella folla… e così, nella
presunzione della mia lettura energetica, ho visto due luci brillare
in una nebbia, altrimenti indistinta… Hagal e Isabel sono realmente
luci, pur con tutti i limiti e le virtù tipiche di noi uomini e
donne, essi sono due scintille scaturite dalla volontà del Cuore!
Il
lavoro druidico, prima di essere altre ogni altra cosa, è un lavoro
del Cuore... Giunto il mio passo a questo punto del Sentiero, ho
trovato coerente e gratificante aderire a tale modello operativo.
Nonostante Io, in oltre quaranta anni di frequentazione dei mondi
dell’occultismo e di pratica fisica dell’esoterismo, non abbia mai
voluto legarmi a strutture rigide (proprio perché nelle strutture
rigide vedo spesso la morte delle pulsioni creative), ho aderito
all’OBOD perché credo che essere Druidi sia una preghiera costante e
quotidiana rivolta a quello che noi stessi siamo, la Terra Madre: la
natura creata e creante.
Essere
Druidi, a mio avviso, è realistica ricerca di armonia con il mondo
dei casi e delle cause in una dimensione di ascolto quotidiano, che
non è prona devozione, ma perenne condizione di interazione
spirituale.
Un
confondersi intelligente nell’afflato dell’Awen, un “respirare” il
vento della vita che trovo sia tanto confortante, quanto produttivo,
proprio perché, prima di ogni altra cosa e come già dicevo, esso si
sostanzia in un lavoro del Cuore.
Così
Keltoiradio è un lavoro del Cuore: si fa perché si ama e non in
quanto si ami qualcuno o qualcosa in particolare, ma perché si ama
l’amore fine a se stesso.
SZ:
Questo discorso legato alla Terra Madre e alla Natura ci conduce
proprio in direzione dei Seminari, giornate trascorse a contatto con
la gente, perché questa esperienza è passata attraverso quello che
hai definito “Il Sentiero del Re”: un progetto
di lavoro iniziatico legato al recupero di uno sciamanesimo
sincretico.
Puoi
spiegarci meglio di cosa si tratta?
OAS: Ho
definito “Sentiero del Re” un percorso di sciamanesimo
sincretico proprio perché credo che l’essenza dello sciamanesimo sia
sincretica e si esprima nel sincretismo dei gesti e dei pensieri.
Partendo da una sensibilità animistica, di riconoscimento, cioè,
dello spirito vibrante che è in tutte le cose, così come nell’anima
profonda di ogni espressione elettrica della vita, penso che la
pratica sciamanica sia un sublime tentativo di armonica
identificazione con il tutto che è uno.
Le mie
esperienze di vario genere, non ultima quella legata alla cultura
celtica, mi hanno portato a credere che il messaggio misterico, sia
esso espresso nel tradizionalismo oppure nelle architetture
tecno-scientifiche di certa ricerca occulta, sia, comunque, sempre
il medesimo: la pulsione panica dell’uomo a riconoscersi parte
integrante del Tutto e quindi, nel suo annullarsi in questo Tutto,
diventarne protagonista assoluto. Per realizzare questo, pur nel
rispetto dei temi teurgici, rituali e strumentali, il punto ultimo
consiste nel riconoscimento del nostro essere sia scintilla del
Tutto, sia cenere derivata dalla Sua combustione, quindi nel fare di
noi, con estrema semplicità, strumento assoluto; nel fare di noi
fattore metamorfico in grado di interagire perché animo completo.
Si
potrebbe dire: fare di noi stessi un Tempio cosmico… anche se la
“cultura” della cosiddetta “New Age” ha mistificato questa
espressione creando confusione.
A mio
modo di vedere, essere “Tempio” cosmico, significa propriamente far
albergare in noi, prima di tutto, le forze elementali per poi
risvegliare ogni frazione cosmica che realmente sia dentro di noi e
sfruttando quelle dinamiche simpatiche che sono la base di qualunque
azione “magica”, farla riverberare attraverso i corrispettivi
materiali esterni e le loro trasposizioni simboliche.
SZ:
Rimanendo in tema di Seminari, parlerei più diffusamente dell’ultimo
di questi Eventi, Tenebra in Estensione, che ho avuto il piacere di
ideare ed organizzare, con Tua grandissima disponibilità e con la
collaborazione degli altri ragazzi di Genova e del carissimo Cesare
Minucci, che ha curato praticamente tutta la parte grafica e
pubblicitaria.
Gli
argomenti di Tenebra in Estensione erano quelli legati
all’operatività goetica, quella per cui sei probabilmente più
conosciuto e a cui, forse, sei maggiormente legato. Personalmente
credo che sia stata una giornata straordinaria e ricchissima di
spunti per tutti, a prescindere dal livello di conoscenza di questa
tematica. Qual è stata l’impressione che ha lasciato su di Te?
OAS: in
prima istanza, voglio ringraziare te, Alessandro, per lo sforzo
compiuto, poi, intendo ringraziare tutti gli altri ragazzi: Cesare
in particolare e comunque ogni Anima convenuta nella Genova di primo
autunno.
Tenebra
in Estensione è stata, come oggi si usa dire, una esperienza
fortissima… forte e intensa sia nella trasmissione, sia nella
ricezione.
Le
persone tutte e l’ambiente, in quell’occasione conformato dalle
singole vibrazioni per diventare un'unica sfera di armonica
interazione energetica, erano permeabili sia quando io trasmettevo
determinati influssi, sia nell’occasione del riceverli, quale
riflesso specchiante, da parte degli altri singoli partecipanti,
che, allora, erano divenuti unica collettività espressiva: Eggregora
essi stessi.
Questo
è avvenuto: abbiamo costruito una fantastica Eggregora, che, aldilà
di come ogni soggetto coinvolto abbia potuto interpretarne la natura
quel giorno, probabilmente era già viva e vitale prima che noi ne
palesassimo la sostanza nello spazio del tempo.
E
comunque, aldilà della effettiva, perenne ciclicità dei fenomeni
apparenti, pur consci dell’assoluta vacuità di qualsiasi concetto di
inizio, ma volendo, in ogni caso, stabilire un ipotetico punto di
partenza, ciò che è stato fatto ha realizzato la forma e la sostanza
di un seme.
Seme
che sono sicuro stia germogliando per dare frutti fecondi e che,
inevitabilmente, vorrà nuovamente riconoscersi ancora seme in altre
terre, generando così ulteriori prossimi appuntamenti creativi…
Palpare
la sostanza di Tenebra produce una fatale malia: un incanto tale da
risvegliare in ognuno il ricordo d’esserne parte, senza per questo
divenire, in essa, indistinto nulla, ma piuttosto riconoscendosi
quale libera identità soggettiva nell’oceano estatico degli uguali
diversi.
Il
rimembrare la nostra qualità di parte integrante della sostanza
profonda delle cose e quindi l’apprezzare la profonda, complessa
semplicità della materia di ciò che noi stessi siamo, consente di
realizzare come, pur consapevoli che molte delle espressioni della
nostra vita materiale si manifestino nella Luce, lavorando con la
densità di Tenebra, struttura portante della galassia di cui siamo
frazione, riconosciamo l’essenza Matrice e quindi, superando il
concetto di forma espressiva, abbracciamo la dimensione del silenzio
creativo, ideale punto d’arrivo di molteplici percorsi.
Percorsi paralleli che, fatalmente, finiscono per incontrarsi
nell’infinita, rotonda pienezza del Nulla: sospesi in quel dinamico
Né-Né tanto caro Austin Osman Spare.
SZ:
Appena terminato Tenebra in Estensione Ti sei avvicinato ad una
nuova avventura: la collaborazione con l’EPAS3…
Successivamente questo ha portato alla realizzazione del Tuo nuovo
libro, che dovrebbe essere disponibile proprio in Aprile. Il titolo
è molto suggestivo: SPECTRUM…
Quali saranno gli argomenti di questo nuovo lavoro?
OAS: Il
titolo completo del libro è “SPECTRUM - Latitudine Mistero” ed è
proprio una latitudine del mistero quella che incrocia le mie
longitudini dialettiche…
In
sostanza mi è sembrato interessante scrivere, oggi, alcune pagine
per assecondare l’eterna pulsione dell’umanità al dialogo
sovrasensibile con gli antenati.
Tu ben
sai come l’uomo, prima ancora di sviluppare una religiosità
strutturata nei modi e nelle forme, abbia sempre sentito il bisogno
di confrontare le rotte della propria interiorità con quelle dei
predecessori, che intuiva essere, in qualche strano modo, anche suoi
successori.
Fin
dalle ere primeve, la mente umana, intuendo la natura ciclica del
tempo, si è trovata a pensare che quanto è già stato possa essere di
nuovo e quindi, per riconoscere la propria atemporale personalità
inerente, ha inseguito i segreti sussurri di chi lo aveva preceduto
per poi trasfonderli in quanti lo avrebbe seguito…
Il tema
portante del libro, intessuto nella trama delle “Cronache dell’EPAS”
e sotteso alle citazioni di alcune memorie del folclore, si risolve
nella costante fusione speculativa tra accenti discesi dalla
Tradizione esoterica, il linguaggio della moderna ricerca spiritica
e le evidenze della ricerca sui “casuali incidenti” paranormali.
Le
pagine di SPECTRUM rievocano le tracce lasciate dagli avi, la voce
dell’ultramondo, il dialogo con i trapassati, il tema fantasmatico,
l’obliquo carattere degli Spettri che, spesso, illustrano varie,
possibili deformazioni del percorso ultramondano delle anime, oppure
possono essere sintomi e manifestazioni di altre forme di
spiritualità animata.
Sintomi
sensibili, in ogni caso, letti e descritti nella contingenza dei
fenomeni e attraverso i filtri delle categorie culturali, etiche e
morali proprie all’osservatore coprotagonista degli eventi
fantasmatici.
Ho
voluto affrontare le tematiche dell’altrove attraverso i modi di
lettura e interpretazione contemporanei, sempre in accordo ai
trasversali e mutevoli sentimenti della modernità culturale.
Quella
stessa modernità interpretativa che, in passato, ha ispirato la
revisione critica del Lemegeton operata in “Legioni di Shaytan” e
che mi ha spinto a scrivere “Fronde dell’Antico Noce” dove ho
tentato di attualizzare le dinamiche spirituali e inconsce
dell’atteggiamento Stregone.
E’
sotto gli occhi di chiunque come, oggi, l’afflato ultramondano,
l’impulso primevo al dialogo con i trapassati e con le forme
dell’altrove si definisca attraverso una strumentalità tecnologica
che è figlia del nostro tempo, figlia di questa epoca che ha eletto
lo “strumento” ad assoluto sovrano.
Dipendenza strumentale che, purtroppo, sta spersonalizzando
l’umanità (ma questo è un discorso critico che meriterebbe più ampi
spazi e non è certo questa la sede opportuna in cui svolgerlo).
Quindi
SPECTRUM è una “integrazione”, ma non è integrazione per somma
esperienziale, ma un voler leggere le cose di sempre così come oggi
appaiono…
Ho
tentando di descrivere il nostro bisogno di confrontarci con
l’altrove, con la mia abituale logica di tripartizione dialettica:
un modello espressivo molto vicino al dettato druidico che esortava
a leggere i fenomeni e i concetti dell’apparenza attraverso almeno
tre differenti livelli di interpretazione e trasmissione.
Da un
lato ho dipanato la cronaca di una indagine svolta “a caccia dei
fantasmi” in maniera “leggibile” da chiunque interessato al tema;
contestualmente ho ibridato la cronaca con un secondo livello che è
quello della continuità esoterica, sovrascrivendo poi ogni cosa in
un terzo livello ideale dove risulta principe il modo di la lettura
propria a quanti desiderino abbracciare l’esperienza ultramondana
nei tipi della letteratura paranormale, di chi cioè intenda
approcciare i fenomeni dell’ultra-spazio usando la chiave
interpretativa tipica dell’indagine para-scientifica.
In
SPECTRUM, mi auguro che il lettori troveranno risoluzione e conferma
di quello che è il mio intento creativo.
SZ:
La trama narrante sarà quindi una “caccia ai fantasmi” condotta con
i ragazzi dell’EPAS?
OAS:
Esatto, amico mio.
La
scorsa primavera, i ragazzi dell’EPAS mi chiesero se fossi
disponibile a scrivere un libro che narrasse di loro e della loro
attività, da subito la cosa mi intrigò, per i motivi appena citati o
forse per altri, ancora taciuti, anche a me stesso.
Ovviamente, chiarii, già in quell’occasione, che mi sarei riservato
di tessere la trama del libro con i fili delle suggestioni che credo
l’argomento abbia sempre espresso e suscitato, creando, in sostanza,
un ponte tra ciò che si pensava, ciò che si pensa e che si penserà
in merito…
L’opportunità di esperire assieme una la “caccia al Fantasma” si è
realizzata nel settembre dell’anno scorso quando ho accompagnato i
componenti del gruppo EPAS nella loro indagine presso la Rocca
Maggiore di Assisi.
Il
libro, quindi, è una narrazione precisa degli eventi nei tempi e nei
modi svolti, in completa attinenza alla realtà effettiva delle
vicende e intessuta, poi, con le classiche suggestioni
dell’ultra-mondo spettrale presenti sia nella letteratura
fantastica, sia in quella esoterica; il tutto condito, infine, con
alcune mie considerazioni e qualche accenno su come ho vissuto
quell’indagine nel mentre la interpretavo facendo uso del moderno
apparato strumentale, insieme ai ragazzi dell’EPAS.
SZ:
Vorrei concludere, cambiando discorso, con un argomento molto di
attualità che mi riconduce mentalmente alla prima volta che ci siamo
incontrati di persona: la presentazione di Fronte dell’Antico Noce a
Torino, nel febbraio 2011 ev; ricordo un Tuo discorso dove auspicavi
più collaborazione tra le varie correnti pagane e tra i ricercatori
in genere, perché intravedevi un pericoloso riaffacciarsi degli
integralismi religiosi, soprattutto di quello cristiano, che avrebbe
potuto andare a collidere con quello, già molto forte, di matrice
islamica… Ora che le perturbazioni psico-spirituali sono ancora più
forti e che il mondo cristiano si appresta a grossi cambiamenti, Ti
senti di commentare ulteriormente queste affermazioni?
OAS:
Certo e vorrei commentarle anche alla luce di quanto ho visto
succedere nel corso di questi ultimi due anni.
Credo
sia palese come, sia concettualmente, sia pragmaticamente, non possa
che augurarmi una stretta e feconda collaborazione fra le
espressioni tanto esperienziali, quanto culturali, del cosiddetto
“mondo pagano”.
Tu sai
che Io non amo particolarmente i termini “magia” e “pagano”, infatti
oltre a essere eccessivamente generici, trovo siano talmente
incrostati dalle connotazioni dispregiative attribuite loro dalla
propaganda ostile da farne, soprattutto, un limitativo fardello per
la chiarezza del messaggio portato dai “navigatori
dell’impossibile”. Credo, inoltre, che il loro significato
intrinseco abbia perso consistenza sulle bocche dell’ingenua
ignoranza.
Ma,
venendo all’oggetto della tua domanda, sono convinto della necessità
di un costante confronto fra le voci della “cultura alternativa”,
pena la mancanza di crescita e di allargamento delle prospettive sia
individuali, sia collettive, però tale confronto andrebbe esperito e
condotto in maniera serena e costruttiva, in quanto suppongo che le
persone impegnate a trattare la materia della propria Anima e dello
Spirito in senso assoluto e cosmico, comprendano quanto, di fronte
all’importanza del possibile traguardo, siano irrilevanti il
criterio e la misura di una posizione individuale o altrimenti, la
specificità e l’eventuale peso di un qualsiasi gruppo omogeneo.
Invece,
quello che leggo e ascolto, il più delle volte, altro non è se non
il resoconto di una cruenta e spesso ridicola lotta tra galli e
galletti.
Purtroppo, noto e rilevo la bavosa mostruosità dell’ego iperdilatato
di alcuni patetici nani intenti nella mistificante proiezione di
grandi ombre corrotte.
Mentre,
quanto mi auguro, in primo luogo per me stesso, è che nessuno cada
più vittima del proprio Ego (cosa non facile per alcuno…) e che,
infine, si possa trovare la serena capacità di trattare il tema
dell’Anima, svincolandolo dalla caducità dalle tentazioni temporali,
come invece, ora, avviene in tutte le “chiese organizzate”. Ritengo
necessario elidere i conflitti tra le persone che desiderino
affrontare i, già di per se, ardui Sentieri dello Spirito.
Continuo ad auspicare che vi sia questa caduta dei conflitti e la
comprensione che, nell’unicità panica, le eventuali differenze sono
unicamente inganni di Maya.
Di
contro, l’analisi scevra da inutili pietismi, mostra che, la tronfia
prosopopea e gli asti rugginosi, invece di placarsi si acuiscono.
Non si
può non vedere e qui mi perdonino alcuni, come certi individui siano
talmente presi dal proprio delirio egomaniaco che, invece di
avvicinarsi alla delicata sostanza della propria Anima, se ne
allontanino, compromettendo così ogni loro speranza di sopravvivere
al fatale gioco dei casi e delle cause.
Del
resto, è sufficiente contemplare i fenomeni sociali e politici in
genere per comprendere l’abisso di “miseria” nel quale si sta
precipitando il genere umano.
La
massificazione è un’esiziale veleno; di contro, è bene stigmatizzare
come mettere in atto un processo di virtuosa personalizzazione delle
apparenze fenomeniche e dei relativi strumenti di potenziale
attuazione del “Desiderio” non significhi, in alcun modo, cadere
nella rete dell’individualismo pragmatico che ha dominato la cultura
occidentale negli ultimi 150 anni.
Personalizzare la propria avventura di vita, significa individuare
il carattere elementale della nostra materia carnale e riverberare
nel quotidiano l’universalità soggettiva dello Spirito; significa
nutrirsi dell’afflato cosmico che i Druidi chiamano Awen, ponendosi
nella condizione di scoprire il nostro Sogno Inerente, risvegliando
il Genio interiore e riconoscendolo gemello di ogni altro Genio;
significa porsi nella condizione di realizzare il Desiderio
originale del Daimon, e quindi, usando una espressione poetica…
aprire le nostre ali, per spiccare un gioioso volo senza tempo…