INTERVISTA

A

OTTAVIO ADRIANO SPINELLI

(Già pubblicata sulla Fanzine Primordia XLII)

 

a cura di Sapah Zimii


 

Incontri con uomini straordinari” è il titolo di un bellissimo libro di Georges Ivanovic Gurdjieff dove si narra l’incontro con coloro che gli hanno cambiato la vita, formando la base di ciò che è successivamente stato il suo percorso.

Sono assolutamente convinto che la vita di qualunque serio Ricercatore dello Spirito sia fissata saldamente da questo tipo di incontri, perché la realtà esterna si conforma al nostro sentire interiore e così, come recita un adagio orientale, “quando l’allievo è pronto, il Maestro appare”… Nel corso della vita di ogni ricercatore si susseguono incontri straordinari, dai quali ognuno ha la possibilità, e credo anche il dovere, di estrarre l’essenza, distillandone gradualmente un potente Elisir necessario alla propria personale Grande Opera.

Così è stato anche per me… sin dall’infanzia incontri speciali e, per così dire, magici, hanno traghettato la mia Essenza da una sponda all’altra accompagnandola, per tempi più o meno lunghi, alla ricerca del Summum Bonum, della Perfetta Felicità.

In questa ottica voglio collocare anche la mia Amicizia con Ottavio Adriano Spinelli, Autore e Sperimentatore dell’Occulto, con le cui Opere mi sono formato nell’infanzia della mia crescita magica e che ho avuto la straordinaria possibilità di conoscere due anni fa, nel 2011 ev. Da allora è nato un rapporto costante che mi ha portato, aldilà del piacere della frequentazione diretta, a collaborare a Kryptonomicon con un mio saggio sul Suo pensiero Esoterico e, più recentemente, ad organizzare a Genova un Seminario sul tema Goetico, come sviluppato nella Trilogia de “Le Legioni di Shaytan”, dal titolo Tenebra in Estensione.

Insomma, da due anni la mia vita e la mia ricerca sono grandemente arricchite da questo straordinario incontro e, attraverso questa intervista che ho avuto la possibilità ed il piacere di realizzare, spero di riuscire in minima parte a sintetizzare quello che è stato il lavoro di Ottavio in questo periodo di tempo, lanciando anche uno sguardo verso il prossimo futuro.


 

SZ: Ottavio, sono passati ormai tre anni dal Tuo ritorno sulle scene dell’Esoterismo divulgativo italiano… Il panorama era sicuramente molto diverso rispetto solo a qualche anno prima, grazie soprattutto all’avvento dei Social Networks, MySpace prima e Facebook dopo, che hanno reso molto più agevoli i contatti e gli scambi culturali tra le persone. Tu stesso sei presente online, oltre che con un Sito1 anche con un account personale su FB e diverse pagine dedicate ai Tuoi lavori e progetti. Nella Tua esperienza con questo mezzo ritieni che oggi e nel prossimo futuro possa essere ancora uno strumento valido per lo scambio culturale o ritieni invece che il rischio di massificazione tenda a svilire e rendere superficiale gran parte del messaggio originario?

OAS: Credo sia opportuno premettere quanto, molte volte, già ribadito nel corso dei nostri frequenti dialoghi.

Ogni medaglia ha, almeno, due facce, di conseguenza qualsiasi argomentazione ha un proprio antinomico contrappasso. Non intendo porre alcuna questione in termini di positivo o di negativo; infatti sappiamo bene come le eventuali interpretazioni siano sempre relative a situazioni tanto soggettive quanto collettive.

Quindi, riferendosi alle dinamiche interattive del mondo virtuale e scendendo nella loro sostanza, abbiamo da un lato una incredibile fluidità dei rapporti interpersonali, fluidità impensabile in altri tempi e senza il sostegno di questi veicoli virtuali, dall’altro canto però si verifica una enorme dispersione. Inoltre, la natura intrinseca dei rapporti veicolati dalla rete tendono ad inficiare uno dei presupposti della comunicazione ultrasensibile.

Il rischio in cui, spesso, incorriamo è quello di “intellettualizzare” in maniera eccessiva una materia che, altrimenti, avrebbe bisogno di essere prima sostanza psichica e soltanto dopo espressione culturale ed intellettuale.

In tutti gli scritti della Tradizione, misterici o meno, si dice che la materia precede lo Spirito, così, per paradosso, quello che abitualmente viene definito spirituale, cioè la pulsione psico-magica o, usando un termine più adeguato, psico-metamorfica, intesa come capacità di interagire aldilà del linguaggio, è il presupposto “materiale” della manifestazione sensibile.

Noi, abitualmente, definiamo livello spirituale ciò che invece è sostanza materiale, perchè l’energia è la base di ogni cosa. Noi esistiamo perché siamo un nucleo energetico; tutto esiste perché ha una propria frequenza ed il riflesso di questa energia ha bisogno di essere esplicato attraverso vari modelli di lettura che sono quello intellettuale, quello gestuale, quello rappresentativo o pittorico in maniera estesa…

Ora, che cosa succede? Accade che mancando l’interscambio animale, energetico, nella comunicazione sottile, tutto diventa più rarefatto, e finché noi dobbiamo fare socialità (da cui il termine Social Network) il discorso ha determinate caratteristiche ed è solo apparentemente plausibile, pur con tutte le virgolette del caso, perchè poi, di fatto, assistiamo ad una serie di incontrollabili deformazioni dei rapporti quando vissuti attraverso il filtro della virtualità…

Nella trasmissione della cultura esoterica, o dello strutturato bagaglio esperienziale dell’occulto attraverso uno strumento artificiale manca un presupposto fondamentale che è quello della trasmissione diretta; una volta veniva chiamato il “Tocco della Strega” e si diceva che l’efficacia della trasmissione energetica avesse bisogno di un ponte fisico, cioè che la Strega dovesse, in qualche modo, toccare il soggetto.

Inoltre, il “non metterci la faccia” favorisce l’instaurazione di ulteriori maschere, mentre invece noi sappiamo che uno dei fini sostanziali del percorso interiore, o misterico, è la dissoluzione delle maschere… fino a presentarsi nudi… così come fa Inanna di fronte ad Ereshkigal; così come fa Persefone innanzi al suo amante ctonio, Ade. Presentarsi nudi di fronte allo Specchio dell’Abisso, là dove giochiamo vita e morte, quindi dove interpretiamo il nostro eterno ciclo di morte e rinascita, dove cioè ri-vivifichiamo, rendendolo teatralmente drammatico, il ciclo eterno della trasformazione, ciclo senza tempo che vede coinvolti tanto noi, quanto l’ultimo granello di polvere cosmica…

Stando dietro ad uno schermo si corre un grosso rischio: quello di interpretare il ruolo di Titani mistificati; diventiamo piccoli Dei che modificano la realtà attraverso un veicolo che però è innanzitutto artificiale, il che sarebbe il male minore, se non fosse esiziale la mancanza di riflessi immediati, fisici, della nostra azione.

Senza voler assolutamente scadere nella storditaggine interpretativa di certe culture per le quali la malattia è assimilata al peccato, noi, pur affermando l’esatto contrario, dobbiamo confrontarci con il fatto che questa superstizione culturale ha delle radici che condizionano poi l’effettività del nostro agire.

In sintesi è fondamentale ricordare che noi, animali, necessitiamo, per la nostra integrità, di veder riflesso fuori ciò che siamo dentro e dentro ciò che siamo fuori. Perciò il percorso di adeguamento alla nostra natura interiore, che è la ricerca del Daimon, deve potersi misurare nei casi e con i fenomeni della vita quotidiana.

Questo corrisponde, in sostanza, all’estrema sintesi fatta, in maniera volutamente semplicistica, da Crowley quando disse che l’unica vera Magia è quella che invera nella materia l’esatto risultato che ci si era prefissati di ottenere in fase progettuale.

A mio modo di vedere, quindi, il “veicolo virtuale”, in tutto o in parte, impedisce il confronto diretto favorendo la mistificazione e la dilatazione dell’Ego perchè è parzialmente assente l’attrito altrimenti provocato dal conflitto con i fenomeni.


 

SZ: In questi stessi anni sei stato molto attivo su diversi fronti e possiamo delinearne almeno tre: il lavoro editoriale, la collaborazione con KeltoiRadio, i Seminari e gli Eventi dal vivo.

Partiamo con le pubblicazioni; dopo la ristampa di Fronde dell’Antico Noce e la collaborazione alla riedizione de “Il Centro della Vita” di Spare, hai prodotto un volume inedito, Kryptonomicon, che va a coronare il lavoro già svolto con Legioni di Shaytan, chiudendo così una Trilogia. Si tratta quasi di un libro all’anno, davvero un ottimo risultato!

Dai riscontri avuti dai lettori che impatto ti sembra abbiano avuto queste Opere su di loro e soprattutto Kryptonomicon, che in effetti è stata la vera novità editoriale?

OAS: sono soddisfatto perché, stando a quanto mi è stato riferito da coloro che hanno letto e commentato i testi citati, sembra, Io abbia almeno raggiunto quello che considero essere il risultato minimo e cioè il suscitare nei lettori vari livelli di “fascinazione ipnotica”, tali da consentire l’instaurarsi di quello stato paraestatico che consente l‘aprirsi alla comprensione di concetti altrimenti posti oltre i nostri limiti cognitivi e talvolta estranei alla capacità soggettiva di lettura intellettuale.

Noi siamo circondati da una “realtà” che comprendiamo solo in minima parte, inoltre, spesso, anche questa minima parte viene mistificata dal nostro filtro soggettivo e di conseguenza, uno degli “strumenti” che uso per farmi comprendere, è quello di instaurare uno stato di percettività fuori dall’ordinario attraverso suggestioni emotive ed emozionali… quindi diciamo che il risultato di base, pare raggiunto.

Poi, ovviamente, bisogna valutare i livelli di “densità” degli argomenti trattati.

Kryptonomicon” rappresenta un “passaggio” più sottile rispetto ai primi due volumi delle “Legioni di Shaytan” che invece, affrontavano la materia grezza.

Mentre in “Legioni” è stato come affondare le mani nell’argilla per modellare la sagoma grezza, con “Kryptonomicon” abbiamo donato una luce agli occhi e modellato le labbra, per dare espressività, andando molto più a fondo, anche se in apparenza, l’argomento è potuto apparire meno specifico.

Allo stesso modo, appena gli Dei me lo consentiranno, Tu sai quanto vorrei chiudere il ciclo della mia “lettura” del “Lemegeton”, scrivendo un quarto volume riferito alla “Ars Paulina” e, quindi, alle evocazioni angeliche.

Una quarta tappa del percorso goetico per realizzare quello di cui già si accenna anche in “Kryptonomicon” e cioè il penetrare, almeno intellettualmente e attraverso le virtù acquisite nel raggiungimento della qliphah Thaumiel, il nocciolo della struttura cosmica e in tale occasione, confrontarsi nella sublimazione di materia ed antimateria, quindi nell’unificazione degli opposti per la realizzazione dell’Uno.


 

SZ: Il secondo ambito che vorrei trattare è stata la collaborazione con KeltoiRadio e la partecipazione all’OBOD2, che ci ha donato trasmissioni meravigliose come Kryptonomicon, Logomachia e più recentemente Baba Yaga…

KeltoiRadio e tutti coloro che lavorano a questo Progetto, in primis il carissimo Hagal, stanno conducendo un lavoro imponente che sembrerebbe riuscire ad unire persone provenienti da esperienze diversificate… Questo si può facilmente verificare dalla programmazione settimanale delle rubriche online.

Come è nata questa solida collaborazione?

OAS: Affinità luminosa! …ho visto per la prima volta Hagal insieme un altro pilastro dell’OBOD, Isabel, per la prima volta a Roma.

Se non erro, erano gli inizi di febbraio del 2011, in occasione della seconda edizione di Esoterika.

Io ero sul palco e da lontano, li ho scorti nella folla… e così, nella presunzione della mia lettura energetica, ho visto due luci brillare in una nebbia, altrimenti indistinta… Hagal e Isabel sono realmente luci, pur con tutti i limiti e le virtù tipiche di noi uomini e donne, essi sono due scintille scaturite dalla volontà del Cuore!

Il lavoro druidico, prima di essere altre ogni altra cosa, è un lavoro del Cuore... Giunto il mio passo a questo punto del Sentiero, ho trovato coerente e gratificante aderire a tale modello operativo.

Nonostante Io, in oltre quaranta anni di frequentazione dei mondi dell’occultismo e di pratica fisica dell’esoterismo, non abbia mai voluto legarmi a strutture rigide (proprio perché nelle strutture rigide vedo spesso la morte delle pulsioni creative), ho aderito all’OBOD perché credo che essere Druidi sia una preghiera costante e quotidiana rivolta a quello che noi stessi siamo, la Terra Madre: la natura creata e creante.

Essere Druidi, a mio avviso, è realistica ricerca di armonia con il mondo dei casi e delle cause in una dimensione di ascolto quotidiano, che non è prona devozione, ma perenne condizione di interazione spirituale.

Un confondersi intelligente nell’afflato dell’Awen, un “respirare” il vento della vita che trovo sia tanto confortante, quanto produttivo, proprio perché, prima di ogni altra cosa e come già dicevo, esso si sostanzia in un lavoro del Cuore.

Così Keltoiradio è un lavoro del Cuore: si fa perché si ama e non in quanto si ami qualcuno o qualcosa in particolare, ma perché si ama l’amore fine a se stesso.


 

SZ: Questo discorso legato alla Terra Madre e alla Natura ci conduce proprio in direzione dei Seminari, giornate trascorse a contatto con la gente, perché questa esperienza è passata attraverso quello che hai definito “Il Sentiero del Re”: un progetto di lavoro iniziatico legato al recupero di uno sciamanesimo sincretico.

Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta?

OAS: Ho definito “Sentiero del Re” un percorso di sciamanesimo sincretico proprio perché credo che l’essenza dello sciamanesimo sia sincretica e si esprima nel sincretismo dei gesti e dei pensieri.

Partendo da una sensibilità animistica, di riconoscimento, cioè, dello spirito vibrante che è in tutte le cose, così come nell’anima profonda di ogni espressione elettrica della vita, penso che la pratica sciamanica sia un sublime tentativo di armonica identificazione con il tutto che è uno.

Le mie esperienze di vario genere, non ultima quella legata alla cultura celtica, mi hanno portato a credere che il messaggio misterico, sia esso espresso nel tradizionalismo oppure nelle architetture tecno-scientifiche di certa ricerca occulta, sia, comunque, sempre il medesimo: la pulsione panica dell’uomo a riconoscersi parte integrante del Tutto e quindi, nel suo annullarsi in questo Tutto, diventarne protagonista assoluto. Per realizzare questo, pur nel rispetto dei temi teurgici, rituali e strumentali, il punto ultimo consiste nel riconoscimento del nostro essere sia scintilla del Tutto, sia cenere derivata dalla Sua combustione, quindi nel fare di noi, con estrema semplicità, strumento assoluto; nel fare di noi fattore metamorfico in grado di interagire perché animo completo.

Si potrebbe dire: fare di noi stessi un Tempio cosmico… anche se la “cultura” della cosiddetta “New Age” ha mistificato questa espressione creando confusione.

A mio modo di vedere, essere “Tempio” cosmico, significa propriamente far albergare in noi, prima di tutto, le forze elementali per poi risvegliare ogni frazione cosmica che realmente sia dentro di noi e sfruttando quelle dinamiche simpatiche che sono la base di qualunque azione “magica”, farla riverberare attraverso i corrispettivi materiali esterni e le loro trasposizioni simboliche.


 

SZ: Rimanendo in tema di Seminari, parlerei più diffusamente dell’ultimo di questi Eventi, Tenebra in Estensione, che ho avuto il piacere di ideare ed organizzare, con Tua grandissima disponibilità e con la collaborazione degli altri ragazzi di Genova e del carissimo Cesare Minucci, che ha curato praticamente tutta la parte grafica e pubblicitaria.

Gli argomenti di Tenebra in Estensione erano quelli legati all’operatività goetica, quella per cui sei probabilmente più conosciuto e a cui, forse, sei maggiormente legato. Personalmente credo che sia stata una giornata straordinaria e ricchissima di spunti per tutti, a prescindere dal livello di conoscenza di questa tematica. Qual è stata l’impressione che ha lasciato su di Te?

OAS: in prima istanza, voglio ringraziare te, Alessandro, per lo sforzo compiuto, poi, intendo ringraziare tutti gli altri ragazzi: Cesare in particolare e comunque ogni Anima convenuta nella Genova di primo autunno.

Tenebra in Estensione è stata, come oggi si usa dire, una esperienza fortissima… forte e intensa sia nella trasmissione, sia nella ricezione.

Le persone tutte e l’ambiente, in quell’occasione conformato dalle singole vibrazioni per diventare un'unica sfera di armonica interazione energetica, erano permeabili sia quando io trasmettevo determinati influssi, sia nell’occasione del riceverli, quale riflesso specchiante, da parte degli altri singoli partecipanti, che, allora, erano divenuti unica collettività espressiva: Eggregora essi stessi.

Questo è avvenuto: abbiamo costruito una fantastica Eggregora, che, aldilà di come ogni soggetto coinvolto abbia potuto interpretarne la natura quel giorno, probabilmente era già viva e vitale prima che noi ne palesassimo la sostanza nello spazio del tempo.

E comunque, aldilà della effettiva, perenne ciclicità dei fenomeni apparenti, pur consci dell’assoluta vacuità di qualsiasi concetto di inizio, ma volendo, in ogni caso, stabilire un ipotetico punto di partenza, ciò che è stato fatto ha realizzato la forma e la sostanza di un seme.

Seme che sono sicuro stia germogliando per dare frutti fecondi e che, inevitabilmente, vorrà nuovamente riconoscersi ancora seme in altre terre, generando così ulteriori prossimi appuntamenti creativi…

Palpare la sostanza di Tenebra produce una fatale malia: un incanto tale da risvegliare in ognuno il ricordo d’esserne parte, senza per questo divenire, in essa, indistinto nulla, ma piuttosto riconoscendosi quale libera identità soggettiva nell’oceano estatico degli uguali diversi.

Il rimembrare la nostra qualità di parte integrante della sostanza profonda delle cose e quindi l’apprezzare la profonda, complessa semplicità della materia di ciò che noi stessi siamo, consente di realizzare come, pur consapevoli che molte delle espressioni della nostra vita materiale si manifestino nella Luce, lavorando con la densità di Tenebra, struttura portante della galassia di cui siamo frazione, riconosciamo l’essenza Matrice e quindi, superando il concetto di forma espressiva, abbracciamo la dimensione del silenzio creativo, ideale punto d’arrivo di molteplici percorsi.

Percorsi paralleli che, fatalmente, finiscono per incontrarsi nell’infinita, rotonda pienezza del Nulla: sospesi in quel dinamico Né-Né tanto caro Austin Osman Spare.


 

SZ: Appena terminato Tenebra in Estensione Ti sei avvicinato ad una nuova avventura: la collaborazione con l’EPAS3… Successivamente questo ha portato alla realizzazione del Tuo nuovo libro, che dovrebbe essere disponibile proprio in Aprile. Il titolo è molto suggestivo: SPECTRUM…

Quali saranno gli argomenti di questo nuovo lavoro?

OAS: Il titolo completo del libro è “SPECTRUM - Latitudine Mistero” ed è proprio una latitudine del mistero quella che incrocia le mie longitudini dialettiche…

In sostanza mi è sembrato interessante scrivere, oggi, alcune pagine per assecondare l’eterna pulsione dell’umanità al dialogo sovrasensibile con gli antenati.

Tu ben sai come l’uomo, prima ancora di sviluppare una religiosità strutturata nei modi e nelle forme, abbia sempre sentito il bisogno di confrontare le rotte della propria interiorità con quelle dei predecessori, che intuiva essere, in qualche strano modo, anche suoi successori.

Fin dalle ere primeve, la mente umana, intuendo la natura ciclica del tempo, si è trovata a pensare che quanto è già stato possa essere di nuovo e quindi, per riconoscere la propria atemporale personalità inerente, ha inseguito i segreti sussurri di chi lo aveva preceduto per poi trasfonderli in quanti lo avrebbe seguito…

Il tema portante del libro, intessuto nella trama delle “Cronache dell’EPAS” e sotteso alle citazioni di alcune memorie del folclore, si risolve nella costante fusione speculativa tra accenti discesi dalla Tradizione esoterica, il linguaggio della moderna ricerca spiritica e le evidenze della ricerca sui “casuali incidenti” paranormali.

Le pagine di SPECTRUM rievocano le tracce lasciate dagli avi, la voce dell’ultramondo, il dialogo con i trapassati, il tema fantasmatico, l’obliquo carattere degli Spettri che, spesso, illustrano varie, possibili deformazioni del percorso ultramondano delle anime, oppure possono essere sintomi e manifestazioni di altre forme di spiritualità animata.

Sintomi sensibili, in ogni caso, letti e descritti nella contingenza dei fenomeni e attraverso i filtri delle categorie culturali, etiche e morali proprie all’osservatore coprotagonista degli eventi fantasmatici.

Ho voluto affrontare le tematiche dell’altrove attraverso i modi di lettura e interpretazione contemporanei, sempre in accordo ai trasversali e mutevoli sentimenti della modernità culturale.

Quella stessa modernità interpretativa che, in passato, ha ispirato la revisione critica del Lemegeton operata in “Legioni di Shaytan” e che mi ha spinto a scrivere “Fronde dell’Antico Noce” dove ho tentato di attualizzare le dinamiche spirituali e inconsce dell’atteggiamento Stregone.

E’ sotto gli occhi di chiunque come, oggi, l’afflato ultramondano, l’impulso primevo al dialogo con i trapassati e con le forme dell’altrove si definisca attraverso una strumentalità tecnologica che è figlia del nostro tempo, figlia di questa epoca che ha eletto lo “strumento” ad assoluto sovrano.

Dipendenza strumentale che, purtroppo, sta spersonalizzando l’umanità (ma questo è un discorso critico che meriterebbe più ampi spazi e non è certo questa la sede opportuna in cui svolgerlo).

Quindi SPECTRUM è una “integrazione”, ma non è integrazione per somma esperienziale, ma un voler leggere le cose di sempre così come oggi appaiono…

Ho tentando di descrivere il nostro bisogno di confrontarci con l’altrove, con la mia abituale logica di tripartizione dialettica: un modello espressivo molto vicino al dettato druidico che esortava a leggere i fenomeni e i concetti dell’apparenza attraverso almeno tre differenti livelli di interpretazione e trasmissione.

Da un lato ho dipanato la cronaca di una indagine svolta “a caccia dei fantasmi” in maniera “leggibile” da chiunque interessato al tema; contestualmente ho ibridato la cronaca con un secondo livello che è quello della continuità esoterica, sovrascrivendo poi ogni cosa in un terzo livello ideale dove risulta principe il modo di la lettura propria a quanti desiderino abbracciare l’esperienza ultramondana nei tipi della letteratura paranormale, di chi cioè intenda approcciare i fenomeni dell’ultra-spazio usando la chiave interpretativa tipica dell’indagine para-scientifica.

In SPECTRUM, mi auguro che il lettori troveranno risoluzione e conferma di quello che è il mio intento creativo.


 

SZ: La trama narrante sarà quindi una “caccia ai fantasmi” condotta con i ragazzi dell’EPAS?

OAS: Esatto, amico mio.

La scorsa primavera, i ragazzi dell’EPAS mi chiesero se fossi disponibile a scrivere un libro che narrasse di loro e della loro attività, da subito la cosa mi intrigò, per i motivi appena citati o forse per altri, ancora taciuti, anche a me stesso.

Ovviamente, chiarii, già in quell’occasione, che mi sarei riservato di tessere la trama del libro con i fili delle suggestioni che credo l’argomento abbia sempre espresso e suscitato, creando, in sostanza, un ponte tra ciò che si pensava, ciò che si pensa e che si penserà in merito…

L’opportunità di esperire assieme una la “caccia al Fantasma” si è realizzata nel settembre dell’anno scorso quando ho accompagnato i componenti del gruppo EPAS nella loro indagine presso la Rocca Maggiore di Assisi.

Il libro, quindi, è una narrazione precisa degli eventi nei tempi e nei modi svolti, in completa attinenza alla realtà effettiva delle vicende e intessuta, poi, con le classiche suggestioni dell’ultra-mondo spettrale presenti sia nella letteratura fantastica, sia in quella esoterica; il tutto condito, infine, con alcune mie considerazioni e qualche accenno su come ho vissuto quell’indagine nel mentre la interpretavo facendo uso del moderno apparato strumentale, insieme ai ragazzi dell’EPAS.


 

SZ: Vorrei concludere, cambiando discorso, con un argomento molto di attualità che mi riconduce mentalmente alla prima volta che ci siamo incontrati di persona: la presentazione di Fronte dell’Antico Noce a Torino, nel febbraio 2011 ev; ricordo un Tuo discorso dove auspicavi più collaborazione tra le varie correnti pagane e tra i ricercatori in genere, perché intravedevi un pericoloso riaffacciarsi degli integralismi religiosi, soprattutto di quello cristiano, che avrebbe potuto andare a collidere con quello, già molto forte, di matrice islamica… Ora che le perturbazioni psico-spirituali sono ancora più forti e che il mondo cristiano si appresta a grossi cambiamenti, Ti senti di commentare ulteriormente queste affermazioni?

OAS: Certo e vorrei commentarle anche alla luce di quanto ho visto succedere nel corso di questi ultimi due anni.

Credo sia palese come, sia concettualmente, sia pragmaticamente, non possa che augurarmi una stretta e feconda collaborazione fra le espressioni tanto esperienziali, quanto culturali, del cosiddetto “mondo pagano”.

Tu sai che Io non amo particolarmente i termini “magia” e “pagano”, infatti oltre a essere eccessivamente generici, trovo siano talmente incrostati dalle connotazioni dispregiative attribuite loro dalla propaganda ostile da farne, soprattutto, un limitativo fardello per la chiarezza del messaggio portato dai “navigatori dell’impossibile”. Credo, inoltre, che il loro significato intrinseco abbia perso consistenza sulle bocche dell’ingenua ignoranza.

Ma, venendo all’oggetto della tua domanda, sono convinto della necessità di un costante confronto fra le voci della “cultura alternativa”, pena la mancanza di crescita e di allargamento delle prospettive sia individuali, sia collettive, però tale confronto andrebbe esperito e condotto in maniera serena e costruttiva, in quanto suppongo che le persone impegnate a trattare la materia della propria Anima e dello Spirito in senso assoluto e cosmico, comprendano quanto, di fronte all’importanza del possibile traguardo, siano irrilevanti il criterio e la misura di una posizione individuale o altrimenti, la specificità e l’eventuale peso di un qualsiasi gruppo omogeneo.

Invece, quello che leggo e ascolto, il più delle volte, altro non è se non il resoconto di una cruenta e spesso ridicola lotta tra galli e galletti.

Purtroppo, noto e rilevo la bavosa mostruosità dell’ego iperdilatato di alcuni patetici nani intenti nella mistificante proiezione di grandi ombre corrotte.

Mentre, quanto mi auguro, in primo luogo per me stesso, è che nessuno cada più vittima del proprio Ego (cosa non facile per alcuno…) e che, infine, si possa trovare la serena capacità di trattare il tema dell’Anima, svincolandolo dalla caducità dalle tentazioni temporali, come invece, ora, avviene in tutte le “chiese organizzate”. Ritengo necessario elidere i conflitti tra le persone che desiderino affrontare i, già di per se, ardui Sentieri dello Spirito.

Continuo ad auspicare che vi sia questa caduta dei conflitti e la comprensione che, nell’unicità panica, le eventuali differenze sono unicamente inganni di Maya.

Di contro, l’analisi scevra da inutili pietismi, mostra che, la tronfia prosopopea e gli asti rugginosi, invece di placarsi si acuiscono.

Non si può non vedere e qui mi perdonino alcuni, come certi individui siano talmente presi dal proprio delirio egomaniaco che, invece di avvicinarsi alla delicata sostanza della propria Anima, se ne allontanino, compromettendo così ogni loro speranza di sopravvivere al fatale gioco dei casi e delle cause.

Del resto, è sufficiente contemplare i fenomeni sociali e politici in genere per comprendere l’abisso di “miseria” nel quale si sta precipitando il genere umano.

La massificazione è un’esiziale veleno; di contro, è bene stigmatizzare come mettere in atto un processo di virtuosa personalizzazione delle apparenze fenomeniche e dei relativi strumenti di potenziale attuazione del “Desiderio” non significhi, in alcun modo, cadere nella rete dell’individualismo pragmatico che ha dominato la cultura occidentale negli ultimi 150 anni.

Personalizzare la propria avventura di vita, significa individuare il carattere elementale della nostra materia carnale e riverberare nel quotidiano l’universalità soggettiva dello Spirito; significa nutrirsi dell’afflato cosmico che i Druidi chiamano Awen, ponendosi nella condizione di scoprire il nostro Sogno Inerente, risvegliando il Genio interiore e riconoscendolo gemello di ogni altro Genio; significa porsi nella condizione di realizzare il Desiderio originale del Daimon, e quindi, usando una espressione poetica… aprire le nostre ali, per spiccare un gioioso volo senza tempo…


 


 

SZ

1 www.ottavioadrianospinelli.it

2 Ordine dei Bardi Ovati e Druidi

3 European Paranormal Activity Society