SCEGLIETEVI UN’
ISOLA
Il mondo cambia, gli uomini rimangono
di Aiwass418
Sceglietevi un’isola, per seguire i vostri
sogni, per cercare un tempo di pace, per trovare il silenzio.
Sceglietevi un’isola per camminare leggeri lungo
i crinali di montagne illuminate dalla luna, per giocare con le onde
del mare, per farvi trascinare dal vento lungo sentieri scoscesi che
portano verso la scogliera.
Per aprire una porta sul tempo, per entrare in
contatto con spazi rarefatti dove riconoscere i propri passi sulla
sabbia, già segnati, dal cammino che sempre ritorna verso casa.
Sembra che ad un certo punto della vita di ciascuno di noi ci si
addentri in una valle di semioscurità e di silenzio, dove si rimane
soli con se stessi, ci si fermi a riflettere sulla propria vita di
uomini o donne, partecipi di un’immensa fermentazione biologica che
ha ricoperto brulicante la superficie di questo pianeta. Un immenso
oceano di corpi animati, un esteso e fitto reticolo elettrico
d’intelligenza, flutti e marosi poderosi di emozioni e lingue di
fuoco fiammeggianti di sentimenti che arrivano fino alle stelle. In
mezzo a migliaia di sguardi che passano, ti attraversano, può
scatenarsi un brivido interno, un’onda magnetica che giunge chissà da
dove, chissà da quale mondo, da quale universo, e che porta codici,
parole, pensieri, immagini, volti...a volte teoremi o misteriosi
paradigmi che divengono poi le innumerevoli, infinite storie di
tutti.
Se qualcuno riuscisse, come alcuni hanno fatto,
a cavalcare quel brivido interno, senza lasciarlo cadere
nell’inconsapevolezza, senza soffocarlo o inghiottirlo, senza
reprimerlo, avrebbe impresso nella mente un ordine, una chiave
potente, che darebbe un univoco orientamento alla propria esistenza,
un unico passo, una sola direzione. Osservandolo, appare un Ordine
Antico, uno di quelli che hanno fondato il mondo; lasciarlo scorrere
attraverso se stessi rivela agli occhi volumetrie nascoste, e
sentieri da percorrere, non per gioia se non c’è, non per vendetta,
né per seguire miraggi della mente, piuttosto perché, senza
alternativa, essa sarà l’unica parola che, in quel momento si rivela,
la Parola che viene dalle Stelle, distillata come l’elisir che ha un
unico sapore, come se ad un certo punto della vita, per un motivo che
sta al di la di sè stessi, solo questo si possa fare: Sceglietevi
un’isola!
In effetti, qualcuno lo ha fatto, molto
probabilmente perché, per loro, quella era l’unica cosa da fare,
anche se in tempi e luoghi diversi, con differenti vestiti, con
linguaggi ed idiomi dissimili, lo hanno fatto cavalcando tutti quell’onda
magnetica, l’Ordine che si proietta dalle Stelle, bevendo del
Siderale Elisir fino all’estasi, fino all’oblio del Nulla, fino ad
andare al di la di loro stessi, nel mondo del rovescio. Parlo
ovviamente di uomini e donne che nel tempo hanno carpito
coscientemente questo ordine stellare e lo hanno reso pietra di
fondamento della loro esistenza, sfidando la cultura e le morali del
loro tempo, abbattendo le sbarre e i recinti imposti dalle
convenzioni e i dogmi delle loro società.
Essi hanno scelto un’isola, un territorio emerso e circondato dal
mare, sia esso di terra che della sostanza dell’anima, che
costituisce la concretezza dei sogni. Hanno scelto un’isola che
contenesse il verbo della natura ed il fuoco della terra, il canto
degli uccelli, l’umiltà e la saggezza dei popoli ed il potere del
vento.
Hanno scelto di perdere qualcosa di sé, di lasciarsi alle spalle
antiche e stantie sofferenze, hanno scelto di togliersi dal patibolo
del mondo, dall’agonia del vivere con il passo diretto verso la
morte.
Hanno scelto così, hanno attraversato il mare, come se fosse l’ultimo
viaggio, come un salto nel vuoto, come accettare di rimettersi in
gioco, come volersi riproporre una vita, con la paura stretta nelle
mani e con gli occhi protesi a scrutare la notte.
L’isola non ha risparmiato loro sapori amari e la rudezza del vedersi
in specchi spietati, che rimandano le immagini di spettri e dei
maleodoranti mondi in cui abitano. Ma per la potenza della magia del
fare che accarezza e suscita la generosità dell’isola, lentamente,
gli spettri ed i loro mondi divengono evanescenti come un ricordo
lontano, lasciando trasparire giardini d’armonia e le reali,
meravigliose e terribili, fattezze del sé. L’umanità e la grandezza
di questi uomini e queste donne, la passione che li ha animati e li
anima, lo sforzo titanico che osano compiere di fronte ai propri
contemporanei, anima gli antichi spiriti dell’isola, che nuovamente
si muovono, uscendo dal sonno dei millenni, al suono della voce, al
rumore dei passi, al ritmo dei tamburi di questi antesignani
dell’utopia, riaccendendo gli antichi fuochi e sprigionando le fiamme
dell’antico potere.
L’isola sarà così fortificata da bastioni di fiamma e da colonne
eterne di granito a sostegno e protezione di sogni immensi di comune
ricchezza, di felicità, d’amore e d’armonia. Per sogni di così fine
natura vale sempre, per chi ne ha il coraggio, la pena di combattere,
e per coloro che in ogni tempo abbattono le sbarre e scelgono
un’isola, attraversando il mare contro la corrente, il momento di
combattere viene, la tempesta, il tempo di difendere le parole reali,
pronunciate ai quattro angoli della terra, corpo vivente di benedetta
madre, sorella, amante, isola, minacciata anch’essa da convenzioni e
dogmi, dall’ipocrisia dell’ignoranza e dalle vili prigioni del cuore.
Ma poi tornano ancora giorni di sole e il vento caldo che viene dal
sud asciuga le lacrime e rinnova le cose morte. Chi ha combattuto può
andare alla scogliera, può fermarsi di nuovo, a respirare sereno il
vento che viene dal mare, a salutare i gabbiani che danzano in
cerchio, poi salire alla montagna, ritornare alla sorgente, ritrovare
la strada verso casa.
Salire alla montagna si, perché da soli si nasce, in compagnia si
vivono le stagioni della passione, ma da soli nuovamente si muore, ci
si trasforma, per rinascere, per ritornare vivi.
E sulla montagna aprire le porte si, aprire le porte del cuore,
abbattere le ultime sbarre, spalancare i cancelli, smettere gli
indumenti logori e vestirsi di stelle, e trasformarsi in re e regine,
in divinità sovrane del tempo e dello spazio,
E vedere mondi aprirsi su mondi, stelle e pianeti aprirsi per
rivelare altri universi lontani, e vita che scorre, che muta in
sempre nuovi colori.
Sulla montagna guardare, immergersi nel vuoto senza tempo e lasciare
che gocce d’estasi, cadano dalle stelle su di loro. Come ubriachi di
vita e di visione, senza differenza, correre, parlare, muoversi lenti
e poi furtivi e veloci, lungo le ombre prodotte dalla luna, toccando
le rocce e i cespugli di more e di tremuli fiori, che non hanno occhi
che per quella grande luce, che proprio li, sulla montagna si
accende, si è accesa per alcuni, si accenderà per altri, anche se il
mondo cambia, gli uomini rimangono uguali.
E celebrare, con gesti ieratici, parole arcane e graffi di luce
sull’abisso di tenebre, antichi rituali che nessuno ha scritto, che
mai nessuno ha rivelato ma che tutti hanno conosciuto. Perché questa
luce discenda, perché questa luce si accenda nella mente, perché
questa luce risplenda sul mondo.
Una grande luce si accende, per gli occhi pieni di lacrime degli
arditi che hanno attraversato il mare, una luce che non appartiene a
questo mondo.
E’ bello ritrovarsi così, mano nella mano, totalmente dimentichi
dell’uomo che non si è più.
Dentro quella luce, dentro se stessi, al rovescio del mondo.
Al rovescio del mondo hanno trovato altre vallate e fiumi
cristallini, e sentieri cosparsi di fiori colorati e di farfalle,
hanno trovato altre montagne, alte cime innevate e rese brillanti dal
sole, altri uomini e altri sorrisi, altro amore che scorre come
torrenti nelle valli, altre storie di vita, altre storie di mondi e
di popoli antichi, altre storie di viaggi tra le stelle, altri dei,
altre tribù. Al rovescio del mondo vi è la realtà che non avrebbero
mai immaginato. Al rovescio del mondo hanno ritrovato se stessi come
mai si sono conosciuti, vivendo un’esistenza che non hanno voluto ma
che era già scritta, esistente, e che hanno solo ritrovato, come una
piega oscurata della loro anima che da tanto tempo restava silente,
la realtà relegata all’inconsistenza dei sogni, dove il sogno più
spietato e feroce diviene realtà.
Dopo aver visto e vissuto quella luce, alcuni di questi uomini hanno
continuato a vivere e più tardi sono morti, per ritornare, altri
stanno vivendo, altri non moriranno mai.
Certo, sono morti e rinati, perciò irriconoscibili, perciò nascosti.
E’ questa la legge della battaglia e della conquista. Celatevi,
ritiratevi.
Come le aquile che stanno sulle vette, loro si librano liberi e
felici, discendono dalle cime fino al mare, vengono a respirare il
vento, vengono all’orizzonte per provare l’ebbrezza di stare al
confine del mondo,
ma nessuno li riconosce. Loro amano il silenzio, in esso vi è il loro
potere, che chiamano volontà, e quando parlano, lo fanno verso il
nulla, come se l’interlocutore fosse altrove, come per preferire il
vento ad essere custode del loro pensiero.
Potete vederli discutere tra loro, rivolti al tramonto, come figure
nere stagliate sugli scogli della loro isola, tracciare segni con le
mani, e poi prendere il volo radenti sull’acqua verso il sole
infuocato che si tuffa nel mare.
Di certo si sa, che essi hanno un grande potere. Che è quello di
saper costruire i mondi, e di distruggerli.
Per questo alcuni li temono, li cercano, forse vorrebbero
eliminarli, o forse carpirne i segreti.
Ma essi sembrano sfuggire al controllo, alla manipolazione. Perché
abbattono sbarre su sbarre e non conoscono frontiere. Grande è il
loro potere, e chi vive sull’isola sa che qui è discesa la luce,
chiunque lo sente. E’ loro il potere di creare e di distruggere, e
loro il potere di plasmare le travi che sorreggono e costituiscono il
mondo. E’ loro il potere di aprire le porte attraverso le quali la
luce possa discendere ancora, ancora su di loro, perché nuovi mondi
ancora si possano creare, di altri vederne la fine, perché dolce è
rinascere, dolce è morire. E sempre saggio è l’uomo che sia pronto a
cambiare, a veder crollare le definizioni del reale, a vederne
sorgere nuove, l’uomo che sa quando è tempo di andare.
Forse tracceranno verso il tramonto segni con le mani, segni che
rovesceranno l’ordinamento del tempo, che renderanno questo mondo un
sogno lontano, forse ciò che è scritto sarà.
Chi vive nell’isola può sapere che lì dimorano i viventi.
Perciò volete sapere come finisce questa storia?
Non avete che da ascoltare questa voce che viene dalle stelle, quest’ordine
antico, non avete che da ascoltare nella profondità sepolte di voi
stessi, questa voce che elegge, che condanna, che benedice:
Sceglietevi un’isola!
E sia! Chi non teme di andare, possa anche, attraversare il mare.