TANIT e BAAL HAMMON A PANTELLERIA
L’isola di Pantelleria è il territorio più meridionale dell’Italia ed è
situato virtualmente alla soglia dell’Africa. L’isola ed il suo vino
figurano in un’antica leggenda, seconda la quale la dea Tanit, avendo
simpatia per Apollo, voleva attrarre la sua attenzione. Lei chiese a
Venere cosa poteva fare e la patrona degli amanti consigliò Tanit di
scalare l’Olimpo e di pretendere di essere una coppiera. Tanit seguì il
consiglio ma, invece di servire ad Apollo l’ambrosia, l’usuale bevanda
degli dei, versò il mosto fermentato delle vigne di Pantelleria. Il
trucco funzionò ed Apollo non solo notò Tanit ma si innamorò di lei. Da
allora, Pantelleria è stata in grado di vantare l'origine di un vino
capace di sostituire la divina ambrosia.
Nell'isola, fin dai tempi
preistorici, sono diffusi i culti, comprendenti forse anche il rito
della prostituzione sacra, in onore di una grande dea della fertilità
naturale; quest'ultima è per i Fenici, per le molte analogie rituali,
non altro che l'ipostasi della loro grande dea dell'amore: Isthar -
Astarte. Ed è appunto a questa dea che essi, in un momento successivo al
loro insediamento in Pantelleria, consacrano un piccolo santuario nei
pressi del lago di Bugeber o Bagno dell'Acqua, conosciuto anche come
Lago o Specchio di Venere, forse su un preesistente primitivo luogo di
culto alle acque salutifere.
Sui reperti
archeologici rinvenuti in loco alla fine dell'Ottocento, sia P. Orsi sia
A. M. Bisi, che ha condotto un riesame sui reperti quasi un secolo dopo
il primo, concordano nel datare il materiale coroplastico più antico ai
secoli VII e VI a. C. e l'omogeneità del tema iconografico ripreso: una
dea nuda della fecondità, da identificare verosimilmente con la fenicia
Isthar - Astarte. Ambedue sottolineano però l'estrema eterogeneità degli
stili delle offerte votive. Si va dallo stile egittizzante al siceliota,
dal rodio al moziese, dal fenicio al cartaginese. Una spiegazione a tale
apparentemente incomprensibile eterogeneità potrebbe trovarsi
nell'ipotizzare la consacrazione del santuario ad Isthar nel suo
specifico attributo di Stella del Mattino (Venere) e pertanto nella sua
connotazione di protettrice e guida dei marinai durante le perigliose
traversate per mare.
Dunque un santuario caro ai marinai di tutte le etnie mediterranee, che,
ogni qualvolta approdano nell'isola, portano alla dea, per
ringraziamento, la propria caratteristica offerta. Da qui la babele di
stili. Nell'isola Isthar - Astarte diventerà poi, nel tempo punico,
Tanit, il cui simbolo verrà perfino impresso sulle monete, e in quello
romano Iside, conservando quindi sempre delle peculiarità di divinità
marinara.
Specchio di
Venere
Tanit - Moderna iscrizione rupestre -
Monte Gibele - Pantelleria |
Scavi archeologici al Tempio della Fertilità - Specchio di Venere
- Pantelleria |
Astarte - Tanit
Astarte,
dea semitica occidentale d'amore, di sessualità e di guerra.
Astarte fu adorata dai Giudei, dagli Israeliti ed i Fenici (i canaaniti
nella Bibbia). Il suo culto fu la culla dei ciprioti Afrodite e Adone ed i
suoi rituali assomigliano a quelli di Cybele ed Attis. Astarte è anche
connessa alla Mesopotamica Isjtar, dalla quale deriva il suo nome.
Astarte è la forma Greca del nome Semitico Occidentale Asjtart o Ashtart.
Nei miti di Ugarit il suo nome è pronunciato Athtart o Athartu. E' anche
chiamata "la Forte". Altri nomi sono Baalat (Signora), Regina del Cielo,
Regina delle Donne, Urania (la Celestiale), Athirat (Signora del Mare),
Madre Benedetta, Signora delle Acque, Guardiana delle Navi, Signora delle
Battaglie, Dea della Tempesta e Signora dell'Amore. Il mare, la Luna ed il
pianeta Venere sono tutti associati a Lei.
A volte il suo nome è combinato con la dea Fanicia/Punica Tanit. In quanto
dea della passione, della sessualità e della fertilità è anche chiamata
"Grande Utero". Il suo titolo fu "Qadashu" (Santa).
Le versione Semitica di Astarte
è Asherah o Ashtart; la versione Israelita è
Astoroth o Ashtoreth, un
gioco di parole che combinava "Ashtart" e "boshet" per far si che il
suo nome significasse "indecente". Nella bibbia le fu dato questo titolo per
le sue selvagge energie sessuali e per "concepire ma non dare figli ai suoi
amanti".
La Foresta del Libano fu sacra ad Astarte ed a lei fu eretto un tempio
sulla cima del Monte Libano.
Era servita sia da Sacerdotesse che da Sacerdoti.
Nei suoi templi risiedevano sia maschi che femmine hierodules (prostitute
sacre). Il maschio era chiamato Kalbu e la femmina Qodesja. Rituali
orgiastici erano parte della sua adorazione - proprio come lo furono per
l'adorazione di Cybele. Astarte è spesso presentata con un leone e una coppa
nella quale offre da bere al suo amante. Leoni, fiori e serpenti
appartengono ai suoi rituali.
Le offerte al tempio di Astarte
consistevano in incenso, birra, vino e sacrifici di sangue. Le Sacerdotesse
erano considerate prostitute sacre rappresentanti del ruolo di Astarte come
Dea dell'Amore. Stranieri potevano andare al suo tempio e compiere un atto
di adorazione in unione sessuale con le Sacerdotesse. Era costume delle
giovani donne prima del matrimonio santificarsi alla vista di Astarte
intrattenendo visitatori nel tempio.
I sacerdoti di Astarte si auto-eviravano in una danza estatica. Essi erano
abitualmente visti nella vestizione e nel trucco delle donne, danzando e
realizzando auto-mutilazioni. Il loro servizio consisteva nel compiere il
letterale sacrificio della loro fertilità.
Il simbolo di Canaan fu l'Asherah o palo sacro in suo onore come
consorte di Baal. In Siria e Cipro il suo simbolo era una pietra conica e
circolare. L'Uovo Sacro rappresentante di fecondità e la melagrana (il
frutto con le uova) furono anch'essi simboli di Astarte.
Astarte è associata con l'Equinozio Invernale e con la primavera
in generale. Lei governa il Venerdì e i mesi di Aprile e Ottobre.
I primi frutti del raccolto e i figli primogeniti sono sacri ad
Astarte. Suoi animali sacri sono la colomba, il leone, il toro, il
cavallo e i serpenti. E' probabile anche se non chiaro che anche i
pesci le fossero sacri in quanto nel suoi templi furono trovate
vasche per pesci.
I suoi colori sono il rosso e il bianco, similmente al fiore
dell'albero di acacia che è considerato un suo emblema. Il cedro,
la rosa, l'ontano, il tamarindo e gli alberi di cipresso le
erano anche sacri.
Il suo compagno è Baal-Hadad, il dio delle tempeste,
principalmente mostrato come un toro. Astarte fu quindi chiamata "Shem
B'l" (nome di Baal).
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Nella mitologia Ugaritiana ha un ruolo minore come un'aiutante di Anat e
Baal nella loro battaglia contro Mot e Yammu. Comunque, Astarte fu una dea
maggiore nella religione Fenicia, principalmente a Sidone e a Tiro.
Luciano di Samosate racconta dopo una visita al tempio di Sidone in Fenicia
che Astarte era la stessa Dea Lunare Greca Selene o Europa (che significa
Luna Piena). I sacerdoti con cui parlò gli dissero che il tempio di Europa
era della casa reale di Agenore, che fu portato a Creta da Zeus nella forma
di un toro. Lo stesso mito era raccontato a Tiro. Non è certo quale fu la
storia originale. Il territorio dei Fenici ha avuto molti altri occupanti,
come i Minoici e i Micenei.
Fenicia/Canaan fu la più importante nazione di commercio marittimo nel
Mediterraneo, la sua influenza su altre culture non può essere scartata.
Originariamente, i Fenici avevano pratiche religiose e sessuali identiche ai
Canaaniti. Le loro deità principali erano El (chiamato Baal) e Astarte o
Baalat (equivalente di Ishtar dei Babilonesi). Fu Astarte o Baalat a mutare
il proprio nome con le migrazioni dei Fenici nel Mediterraneo.
A Sidone, Astarte fu la deità predominante e molte regine e re dichiaravano
di essere sue sacerdotesse e sacerdoti. Nella Sidone del 14° secolo Astarte
fu un completo culto di prostituzione. A Kition, gli uomini dovevano lavarsi
il capo per adorare la dea.
Le ceramiche descrivono danzatrici femminili e feste. All'interno dei
santuari ogni altare aveva una asherah, a significare la fertilità e
dove erano fatte offerte di animali. Figure di Madre Dea e donne gravide o
con un bambino sono state trovate ovunque.
A Byblos, Astarte divenne Baalat come signora o Baalat Gebal o Baalat di
Byblos. Lei era la madre terra, la fertilità, dea e generatrice degli dei,
degli uomini, delle piante e degli animali. Adone appare qui come un più
recente dio di morte e vegetazione associato con la madre dea. I soldati
adoravano il loro Baal Addir dedicato unicamente alla guerra.
Dal 7° secolo a.c. un nuovo dio appare ai Fenici di Sidone chiamato Eshmun,
un dio della morte. Appare anche Melqart, una controparte di Astarte. Ma
nessuna di queste deità emerse fino all'arrivo della cultura Greca e queste
divinità sembrano essere un'acculturazione tra le due culture.
Secondo il profeta Geremia, essenze erano offerte alla Regina del Cielo, che
è uno dei nomi di Astarte. Questo dimostra che il culto di Astarte fu
diffuso ampiamente in Palestina. Centinaia di statuette furono ritrovate
negli scavi. Lei è presentata con gigli o serpenti, con le mani davanti ai
genitali, gravida, in una forma di pilastro e molto altro ancora. Le
statuette sono datate nella media età del bronzo (2000-1500 a.c.) fino alla
prima età del ferro (900-600 a.c.) - la fine della monarchia Israelita.
Re Salomone eresse un tempio ad Astarte a Gerusalemme su richiesta delle sue
molte mogli.
Anche Ramses II eresse un tempio in suo onore in Egitto.
A Wasta, pareti del
tempio di Astarte portano graffiti con decorazioni di genitali femminili.
Nel Nord Africa, ogni città aveva la propria versione della madre dea
Astarte. A Cartagine essa fu chiamata Tanit. Statue femminili nel tempio
mostrano donne che si tengono i seni con le mani. La dea manifestò così un
nuovo simbolo, molto simile all'ankh Egiziana. La sua controparte divenne
Baal Hammon.
Tanit,
anche Tenit, è la Dea Lunare Fenica e Punica (Cartaginese),è
la Madre, simbolo d’amore, fertilità e fecondazione,
ampiamente conosciuta da varie iscrizioni trovate lungo la costa del
Nord Africa. Nome Fenicio della Grande Dea Astarte, Regina delle Stelle.
Il suo simbolo è un triangolo con barre orizzontali che supportano un
disco lunare. Entrambe le deità sono descritte come “signore del
santuario”.
Tanit fu la dea suprema di Cartagine, conosciuta anche come
BA'ALAT, “il
volto di Baal”, personificazione del sole
benefico, fino a che fu usurpata
dalla dea Romana Giunone nel culto della quale sopravvisse la sua
adorazione nei templi cartaginesi. Il suo
culto, portato dai Cartaginesi, grandi navigatori, si diffuse ampiamente
nel Mediterraneo fin oltre le Colonne d'Ercole e fu nota a Roma come la
Dea Caelestis.
I templi di Tanit erano
curati da sacerdotesse e sacerdoti, in essi veniva praticata la
“prostituzione sacra” ed alcune fonti sostengono che, in suo onore,
venivano compiuti sacrifici di bambini e animali. Le sue sacerdotesse
furono famose astrologhe.
Tanit è stata anche associata con l’Albero della Vita, descritto come
l’albero di palma di quelle regioni desertiche. In alcune descrizioni,
l’albero veniva mostrato con linee ondulate che rappresentavano serpenti che
emanavano da esso. Tanit, il cui significato è Signora dei Serpenti, fu
associata con un sacro “caduceo”, una barra verticale con due serpenti
curvati a formare un otto. Tanit e la bacchetta caduceo sono un motivo
comune sulle monete e sulle steli della tarda Cartagine,
simboleggiando il ruolo di Tanit come la Dea Serpente nel ciclo sacrificale
di nascita, morte e rinascita.
Quando aumentò il suo potere, la chiesa Cristiana chiuse il Tempio di
Tanit a Cartagine alla fine del 3° secolo e.v. Comunque, secondo gli
adoratori della dea, il tempio rimase protetto da serpenti, in modo
particolare vipere. Conservando in questo modo la propria natura di luogo
sacro alla Dea, i Cristiani non furono in grado di appropriarsi di esso,
come fu fatto invece con molti altri templi, ma fu infine distrutto dai
Vandali nel 422.
I Cartaginesi chiamavano la Luna con il nome di Tanit e di essa
descrivevano le sue varie fasi luminose ed oscure.
Era pertanto Dea antitetica dell'Amore e della Morte, della Creazione e
della Distruzione, della Tenerezza e della Crudeltà, della Protezione e
dell'Inganno.
Di Tanit sono state trovate numerose statuette che la rappresentano nuda
con le mani che stringono i seni. Queste immagini non erano solo
un'espressione artistico-religiosa, ma erano esposte nelle case come simbolo
di fecondità.
Il luogo di culto religioso presso i Cartaginesi
era quello del "tophet", luogo recintato dove venivano sepolte
urne cinerarie contenenti i resti di animali o bambini che venivano
sacrificati a Tanit. Questo doveva servire a rabbonire la dea quando era
in ira con la città intera. Spesso i sacrifici umani venivano svolti con
fanciulli di povere origini o con piccoli animali che finivano nel rogo
purificatore. Ma tante volte questo alla dea non bastava ed allora
bisognava sacrificare quanto una famiglia aveva di più caro: il figlio
primogenito. Questo macabro rito finì con l'avvento dei Romani, che
portarono anche a Roma il dio BA'AL, che fu identificato con Esculapio,
patrono della medicina, e la stessa Tanit identificata, si pensa, talora
con Giunone.
I ritrovamenti dei tophet e delle statuette mostrano fino a dove
si spinsero le colonizzazioni cartaginesi: ne furono rinvenuti oltre che
in gran parte del Mediterraneo anche nella zona occidentale
dell'Inghilterra.
Alcuni studiosi continuano a rifiutare di credere in tale pratica e
respingono le evidenze della letteratura antica come mera propaganda, ma
la scoperta dei resti fisici lasciano pochi dubbi a riguardo.
Steli votive
segnano il luogo del Tophet di Cartagine. Sotto le steli si trovano
centinaia di urne cinerarie contenenti ceneri di infanti ed animali.
Alcune steli sono iscritte con testi che dichiarano che la sepoltura è
un'offerta agli dei; molte steli sono iscritte con il simbolo
triangolare della Dea Tanit. Una pietra del 3° secolo a.c. porta
l'immagine di un sacerdote che porta un piccolo bambino. Da queste
evidenze, molti studiosi (ma non tutti) concludono che il Tophet fu un
luogo di sepoltura per infanti sacrificati agli Dei Tanit e Baal Hammon. |
Il rito del sacrificio umano "MoIk" come
offerta sacra è tipico di una mentalità sociale che non ha riscontro in
quella greco-romana. Se per i Fenici, da segni certi, appariva
inevitabile che una divinità avesse in mira l'eccidio di una città o
dello Stato, non si doveva indugiare ad offrirle vite umane, scaricando
così tutto il suo furore, la maledizione e l'ira sul capo di pochi e
tenendola lontana dalla comunità.
Di conseguenza, nei momenti di necessità, per scongiurare un grave
pericolo si ricorreva all'offerta della vita al dio Baal che assicurava
la prosperità ed esaudiva i desideri, e alla dea Tanit che proteggeva la
città e garantiva la sua eternità.
Il sacrificio, ai loro dèi, non solo di animali ma anche di vittime
umane e soprattutto di bambini, portava alla divinizzazione dei
fanciulli sacrificati.
Si stabiliva, in tal modo, un canale diretto di "comunicazione" con le
autorità celesti.
In generale per il terribile rituale valeva il principio del "Molchomor",
la sostituzione dei fanciulli con una bestia viva: ma non sempre.
Ogni tanto, in cambio della benevolenza, gli dèi esigevano carne e
sangue umano.
Largamente diffusi erano, comunque, i sacrifici di agnelli, uccelli,
pecore.
Il quadro della cerimonia del sacrificio umano era caratterizzato dal
fatto che, ai parenti delle vittime era severamente vietato esternare il
proprio dolore dinanzi all'altare. Lacrime e gemiti avrebbero infatti
sminuito il valore del rito.
Diodoro Siculo, lo storico di Agira, ricorda il sacrificio di 200
bambini presi dalle più illustri famiglie di Cartagine. Si era proceduto
alla sostituzione dei fanciulli delle migliori famiglie con bambini
comprati o adottati da famiglie miserabili; e da qui, per redimersi
dell'orrore compiuto, il governo di Cartagine decretò il sacrificio di
200 bambini appartenenti tutti alle famiglie nobili.
Silvio Italico, nel libro IV della sua epopea riferisce, con ricchezza
di particolari il caso del figlio di Annibale.
Il governo di Cartagine decise di sacrificarlo. La moglie del
condottiero, Imilce, spagnola, si oppose all'atroce decisione e ottenne
dal Consiglio una sospensione del sacrificio per informare il marito;
Annibale rifiutò di immolare il figlio e, al suo posto, giurò di
sacrificare migliaia di nemici.
G. H. Hertzberga precisa il rituale del sacrificio.
Dal numero rilevante di bambini destinati al sacrificio, veniva scelta a
sorte la vittima che, di norma, veniva segretamente cambiata con quella
di altra gente. Il bambino, posto sulle braccia di un idolo cavo di
bronzo, rotolava all' interno dove ardeva un fuoco.
Gustave Flaubert, nel suo romanzo storico "Salambò" così scrive : "i
fanciulli salivano lentamente le scale.
Nessuno di essi si muoveva, perchè erano legati ai polsi e alle caviglie
e il velo nero che li avvolgeva impediva loro di vedere e alla folla di
riconoscerli''.
James B. Frévier narra : "E' notte! Alcuni suonatori di flauto e tamburo
fanno un frastuono assordante. Il padre e la madre sono presenti.
Consegnano il figlio al sacerdote che cammina lungo la fossa del
sacrificio, sgozza il bambino in modo misterioso, poi depone la piccola
vittima sulle mani protese della statua divina dalla quale essa rotola
sul rogo".
Sabatino Moscati, il noto semitista, avanza la teoria che il sacrificio
dei bambini sia una pura fantasia; e sostiene che il "tophet" (area
sacra) sia il luogo sacro di sepoltura di bambini nati morti o deceduti
subito dopo la nascita, bruciati e quindi sepolti in urne.
La questione del sacrificio rimane aperta comunque, anche se il
ritrovamento nei "tophet" di resti animali ed umani fa ritenere
credibile il rituale sacrificale della religione cartaginese.
Baal - Hammon
L'antichità dell'adorazione del
dio o dei di Baal risale al 14° secolo a.C. tra gli antichi popoli
Semiti, i discendenti di Shem, il figlio più vecchio del Noè biblico. Il
termine Semitico è più una classificazione linguistica che razziale.
Così, popoli con il medesimo linguaggio o linguaggi simili adorarono
all'inizio Baal nelle sue molte forme. La parola Baal significa
"maestro" o "padrone". Nelle antiche religioni il nome indicava il sole,
il signore o dio. Baal fu il nome comune di piccole deità Siriane e
Persiane. Baal è nondimeno considerato come una deità della fertilità
Canaanita. Il Grande Baal fu di Canaan. Egli fu il figlio di El, l'alto
dio di Canaan. Il culto di Baal celebrava annualmente la sua morte e la
sua resurrezione come una parte dei rituali di fertilità Canaaniti.
Queste cerimonie spesso includevano sacrifici umani e prostituzione
templare.
Letteralmente Baal significa "signore", nel pantheon Canaanita fu il
titolo locale degli dei della fertilità.
Baal mai emerse come dio della pioggia fino a che, in tempi successivi,
assunse le speciali funzioni di ciascun dio. Sebbene non ci fosse un
equivalente a Canaan della sterile secchezza estiva che accadeva in
Mesopotamia, il ciclo stagionale era abbastanza marcato da aver causato
attenzione sulla scomparsa del dio della fertilità, che portò con lui le
nuvole di pioggia autunnali nel mondo di nessuno.
Dopo aver sconfitto il dio del mare Yam, ed aver costruito una casa su
Monte Saphon, e dopo aver preso possesso di numerose città, Baal
annunciò che non avrebbe ancora a lungo riconosciuto l'autorità di Mot,
la "morte". Baal non solo escluse Mot dalla sua ospitalità e dalla sua
amicizia, ma anche gli disse che poteva visitare solo i deserti della
terra. In risposa a questo cambiamento, Mot invitò Baal nella sua dimora
per assaggiare il suo cibo, il fango. Essendo terrificato e non in
grado di evitare la spaventosa convocazione alla terra dei morti, Baal
si unì con una vitella al fine di rafforzarsi per l'ordalia, e poi
partì.
El e gli altri dei indossarono gli indumenti funebri, si versarono
cenere sulla testa, si mutilarono, mentre Anat, aiutata dal dio Sole
Shapash, si incaricò di riportare il cadavere per la sepoltura.
El pose Athtar, dio dell'irrigazione, sul trono vacante di Baal, e Anat
amaramente non trovò il suo marito morto. Lei implorò Mot di riportare
Baal in vita, ma la sue preghiere rimasero senza successo, e i tentativi
di Anat di coinvolgere gli altri dei ad aiutarla furono accolti con
cauta indifferenza.
Così, Anat assaltò Mot, strappandolo in pezzi "con un coltello affilato"
spargendo le sue membra"con un mantice", bruciandolo "in un fuoco",
macinandolo "in un mulino", e "spargendo i suoi resti sui campi".
El, nel contempo, fece un sogno nel quale ritornava la fertilità, che
gli suggerì che Baal non fosse morto.
In seguito, egli istruì Shapash per fare attenzione a lui durante i suoi
viaggi quotidiani. Nel dovuto corso del tempo Baal fu riportato, e
Athtar fuggì dal suo trono.
Malgrado tutto Mot fu in grado di organizzare un altro attacco, ma in
questa occasione tutti gli dei supportarono Baal, e nessun combattente
avrebbe potuto vincere contro di loro. Infine El intervenne e allontanò
Mot, lasciando Baal in possesso del campo.
Il mito riportato sopra, frammenti
del quale si trovano sulle tavolette di Ras Shamra, si riferiscono
all'alterazione delle stagioni. Baal è il dio della pioggia, del tuono e
del fulmine. "Al tocco della sua mano destra, anche i colori
sbiadiscono".
Yam, il padrone dell'acqua salata, cedette il posto a Baal come genio
della piovosità e della vegetazione, uno spostamento che lasciò Mot come
il solo contendente sotto il potente El.
Caldo torrido, sterilità, l'arido deserto, morte, il mondo di nessuno:
questo era l'irresistibile reame di Mot fino a che Anat trebbiò, vagliò,
e macinò il granturco raccolto, la fecondità della terra di Baal,
mentre il favore di El per il risorto dio della pioggia assicurò la
continuazione del ciclo annuale.
Un parallelo di tali riti magici può essere trovato nei Salmi, dove
"coloro che seminano in lacrime mieteranno nella gioia. Colui che avanza
e versa lacrime, portando il seme prezioso, senza dubbio verrà di nuovo
rallegrandosi, portando covoni di spighe con lui". Questa è magia
simpatica: si riteneva che le lacrime versate inducessero le gocce di
pioggia a cadere.
Baal fu il figlio di El, o Dagon, una deità Mesopotamica collegata dagli
Ebrei con la città Palestinese di Ashdod. Dagon fu associato con il
mare, con la fertilità ed i poteri riproduttivi della natura. Sebbene
Baal vinse personalmente Yam, non è certo se egli combattè Lotan, il
Leviathan del Vecchio Testamento, ma si sa che Anat "schiacciò il
serpente che si contorce, quello accusato di sette teste". Un'altra eco
dei modelli di pensiero Mesopotamici si trova nelle ragioni avanzate da
Baal per il suo bisogno di una "casa". Le sue offerte di cibo erano
troppo scarse per un dio "che cavalca le nuvole".
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Dagon fu il dio dei
Palestinesi. L'idolo fu rappresentato nella combinazione di uomo e
di pesce. Il nome "Dagon" è derivato da "dag" che significa
"pesce". Sebbene ci fosse un profondo affetto per gli adoratori di
Dagon alla loro deità, il simbolo di un pesce in forma umana fu
effettivamente inteso a rappresentare la fertilità ed i poteri
vivificanti della natura e della riproduzione. |
Per quanto distanti Cartagine e Palmyra furono entrambi templi
dedicati a Baal-Hammon, "il signore dell'altare di incenso", che i Greci
identificavano come Crono.
Sul Monte Carmelo fu il profeta Elijah che discreditò la fede di Re Ahab
nel potere di Baal, quando alla sua richiesta "il fuoco del Signore
discese, e consumò nelle fiamme il sacrificio", e la foresta, le pietre,
la polvere, e lambì l'acqua che era nel fosso. In seguito Elijah indicò
al popolo di ammazzare "i profeti di Baal" assicurando in tal modo la
sopravvivenza dell'adorazione di Yahweh in Israele.
L'adorazione di Baal si estendeva dai Canaaniti ai Fenici che furono
anche parzialmente un popolo di agricoltori. Sia Baal che la sua
consorte Astarte o Ashtoreth, equivalente della Greca Afrodite, furono
entrambi simboli della fertilità dei Fenici. Baal, il dio sole, fu
implorato in modo fervente per la protezione del bestiame e del
raccolti. I sacerdoti insegnavano alle persone che Baal era responsabile
per le siccità, le epidemie ed altre calamità. Il popolo era spesso
eccitato in grandi frenesie al cospetto di Baal dispiaciuto.
In tempi di grande turbolenza, in onore del grande dio Moloch,
furono compiuti, sacrifici animali ed umani, in modo particolare
bambini.
Dato che i Fenici furono anche superbi costruttori di navi, la religione
ed i culti di Baal si diffusero in tutto il mondo Mediterraneo.
L'adorazione di Baal fu trovata fra i Moabiti e i loro alleati Midiniti
durante il tempo di Mosè. Essa fu anche introdotta agli Israeliti.
La religione del dio Baal fu ampiamente accettata tra gli antichi
Giudei, e sebbene essa fu a volte soppressa, non fu mai permanentemente
eliminata. Re ed altri membri della famiglie reali delle dieci tribù
bibliche adorarono il dio. Le persone ordinarie adoravano ardentemente
questo dio sole dato che la loro prosperità dipendeva sulla produttività
dei loro raccolti e del loro bestiame. Le immagini del dio furono erette
su molte costruzioni. All'interno della religione esistevano numerosi
sacerdoti e varie classi di devoti. Durante le cerimonie ciascuna di
esse indossava indumenti appropriati. Le cerimonie includevano la
bruciatura di incenso, e l'offerta al fuoco di sacrifici,
occasionalmente consistente in vittime umane. I sacerdoti officianti
danzavano attorno agli altari, cantando freneticamente e tagliandosi con
coltelli per ispirare l'attenzione e la compassione del dio.
Nella Bibbia Baal è anche chiamato Beelzebub, o Baalzebub, uno degli
angeli caduti di Satana.
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Bibliografia:
- Tofet,
Istituto per la civiltà fenicia e punica "Sabatino
Moscati" Consiglio Nazionale delle Ricerche.
- Le principali
divinità,
Istituto
per la civiltà fenicia e punica "Sabatino Moscati" Consiglio
Nazionale delle Ricerche.
-
Carthage: Religion,
Gowen H.
- The Phoenicians,
Sea Lords of Antiquity, Matthews S.W. - In: National Geographic,
August. 1974
- La Iuno-Astarte virgiliana, F. Della
Corte, 1983
- Chi furono i Fenici. Identità storica e
culturale di un popolo protagonista dell'antico mondo mediterraneo,
S. Moscati,1992;
Steli di Cartagine -
Collezione Spiro
www.archaeometry.org/ spiro.htm
alla Signora, a Tanit volto di Baal, e
al Signore, a Baal Hammon, al quale
è votato Adonibaal, figli d'Himilkat,
figli di Baalhanno
|
alla Signora, a Tanit volto
di Baal, e al Signore, a
Baal Hammon, al quale è votato
Gadnaam
d.. |
alla Signora, a Tanit volto di Baal, e al Signore,
a Baal Hammon, al quale è votato Bodmil-
cart, figli di Adonibaal, figli di Azroubaal |
alla Signora, a Tanit volto
di Baal,
e al Signore, a Baal Hammon,
al quale è votato
Abdechmoun,
figli di Melcartamas,
figli di Abdechmoun |
a Baal Hammon, al quale è votato Bodmilcart,
figli di Magon, figli di Germiscar |
a
Tanit volto
di Baal, e al S...
Hammon, al quale è votato
Bodmilcart,
figli d’Himilcart
figli di Bodmilcart
|
alla Signora, a Tanit
volto di
Hammon, al quale è votato Bodachtar
Alicho, figli di... Bodachtar |
alla Signora, a Tanit volto di Baal,
e al Signore, a Baal Hammon,
al quale è votato
Yatonbaal |
Baal
Hammon,
Arich,
figlio di Baalhanno
figlio di Han..baal
|
a
Baal Hammon, e alla Signora, a Tanit, volto di Baal, al quale è
votato Echmounhillès,
..mercante di… |
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