Il
processo di assorbimento e di soppiantamento della Dea ad opera di un
dio maschile non si verificò ovunque nello stesso modo né
allo stesso ritmo, ma il risultato finì con l’essere sempre lo
stesso. Se ci soffermiamo, per esempio, a considerare il pantheon
sumero dell’inizio del periodo dinastico antico (circa 2850-2340 a.C),
momento a partire dal quale le divinità cominciarono ad essere
rappresentate sempre più antropomorfizzate, assistiamo ad un caso
esemplare: dalla scena scomparvero la Gran Dea Nammu e Ki, Dea della
terra.
Dea Nammu
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dettaglio della Stele di UR-Nammu
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I
primi miti conosciuti collocavano Nammu, Ama-to-an-Ki (Madre
del cielo e della terra), all’origine di tutto. Come Gran Dea,
procreò per partenogenesi gli importantissimi An (o Anu), Dio del
cielo, e Ki, Dea della terra, e anche tutti gli altri dèi che
esistevano. Nel più antico resoconto conosciuto del pantheon
religioso sumero, la Dea Ki e il suo consorte An presiedono insieme
all’universo (anki significa universo) e alla totalità degli
dèi; ma in un altro documento posteriore datato circa 2400 a.C., i
principali dèi cosmici erano quattro nell’ordine seguente:
An (cielo), Enlil dio dell’aria, figlio di An e Ki; o di An e Antu
(secondo la mitologia accadica posteriore), Ninkhursag (Signora della
Montagna) e Enki (o Ea), Dio dell’acqua dolce (figlio di Enlil).
Possiamo osservare che sia Nammu, la Gran Dea generatrice
dell’universo e madre degli dèi, che la Dea Ki, contitolare del
controllo universale, erano sparite dal quadro degli dèi, anche se
invece rimaneva, al terzo posto per importanza, la Dea Ninkhursag, che
ancora vagamente presentava alcune caratteristiche passate della Dea.
Tuttavia, alcuni secoli più tardi, verso il 2000 a.C., Ninkhursag era
passata ad occupare l’ultimo posto fra gli dèi cosmici. Sebbene
fosse stata una delle divinità più potenti durante il III millennio
a.C., finì per essere soppiantata dal Dio Enki, che prese per moglie
Ninki, Dea della Terra, per poter assorbire (appropriarsi) le funzioni
della potente Ki; e allo stesso dio passarono gran parte degli
attributi che aveva avuto la grande Nammu.
Il Dio Enki
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Il
caso di Enki appare particolarmente interessante. Era un dio
dell’acqua, oceano primigenio sul quale riposava la terra, ed era
anche un dio del mondo sotterraneo, della sapienza, delle arti e della
magia, che organizzò il mondo e che veniva ritenuto molto
compassionevole verso le tribolazioni umane. Una divinità costruita
utilizzando le funzioni e i simboli che erano stati esclusivi della
Dea neolitica. In più il suo numero sacro era il 40, lo stesso di
Antu, la moglie del Dio del cielo An. Appare evidente che
Enki in un passato remoto era stata una divinità femminile o,
almeno, era stata intimamente e intrinsecamente associata alla Dea
neolitica. |
Abitualmente,
se non generalmente, gli attributi della Dea passarono nelle mani
degli dèi del vento, dell’aria o del tuono (come Enlil o Zeus) che
assunsero le forme e i modi dei re di ogni territorio, mentre invece
le dee assorbite venivano eliminate o degradate ad occupare posti
secondari come mogli, figlie o madri (o tutti nello stesso tempo) di
antichi dèi della vegetazione che erano stati in precedenza i loro
figli, amanti e vittime sacrificali.
Gorgone
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Una
strategia per riuscire a degradare e soppiantare la Dea fu quella di
trasformarla in una potenza o essere maligno che, in certe occasioni,
a seconda della cornice
religiosa dominante, veniva messa in relazione a forze infernali.
Così
avvenne per esempio che le terribili Gorgoni, dalla testa coperta di
minacciosi serpenti (il simbolo della Dea), lunghi denti canini ed
occhi enormi, che in origine furono senz’altro dee benevole. Le
Gorgoni o Furie derivano da Gea, Dea Madre Terra, e formavano un trio
di sorelle, identificate con la Dea Luna, i cui nomi furono:
Medusa(che significava saggezza), Steno (vigore), Curiale (universalità),
concetti tutti molto lontani dagli esseri mostruosi in cui le
trasformarono i greci. |
Alcuni
racconti mitici sumeri presentano dee come Ereskigal, che crearono e
governarono i tre mondi (regno divino, mondo umano, e regno dei morti)
fintanto che un dio maschio non limitò i loro poteri e
le esiliò in un mondo infernale. Ereskigal, Signora del Grande
Sotto, fu considerata la sorella o il lato oscuro della potente Dea
astrale Inanna (Signora del Cielo, il cui culto riuscì a sostituire
perfino quello dello stesso
An a Uruk ) ed entrambe avevano condiviso il dominio sul mondo
superiore ed inferiore.
Quando
la Dea veniva trasformata in un essere demoniaco o mostruoso, o nella
protettrice di esseri di quel tipo, la si faceva abitare negli oscuri
abissi delle acque primigenie, rappresentandola esattamente al
contrario di come era stata fino ad allora rappresentata. Tale per esempio fu il caso della grande Dea Tiamat,
vinta e rimpiazzata dal dio Marduk, un cambiamento di sesso della
divinità principale, con conseguente ristrutturazione mitologica,
descritto nel testo accadico Enuma Elish (circa 1750 a.C.). La
Mesopotamia cadde nel II mill. a.C. sotto il dominio della città di
Babilonia il cui dio tutelare era Marduk. |
Lilith
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Tutta
la manipolazione fu realizzata servendosi dell’Epopea della
Creazione o Enuma Elish, opera che fu redatta ex professo ed è
considerata il primo esempio documentato della politica di
trasformazione della divinità in demonio, in seno alle credenze
culturali che venivano soppiantate dalla nuova religione
dominante.
Troveremo
questa
stessa strategia nella religione giudaico-cristiana. Una
volta postulato il monoteismo biblico, tutti gli dèi e le dee dei
popoli vicini passarono ad essere visti come demoni.
La
Chiesa cattolica fece altrettanto con la maggior parte delle divinità
che trovò nel corso della sua espansione, anche se, quando il culto
era molto radicato fra la popolazione e non era facile screditarlo, la
Chiesa operò con pragmatismo e si inventò un santo o una santa che
assimilò e si sovrappose al dio o alla dea originale.
Esempi
di questa maniera di procedere li troviamo in San Giorgio, modello del
Dio che come Murduk, lotta e vince la dea/dragone, o in santa Brigida,
l’inesistente monaca inventata per sostituire il culto della dea
triplice Brigit adorata dai Briganti(1).
La
cultura indoeuropea trasformò in dragoni o serpenti tutte le
manifestazioni della Dea che non potè assorbire, o le associò a
esseri tanto potenti quanto maligni e traditori, facendo della loro
persecuzione e morte la ragione della lotta protettiva degli dei
guerrieri del cielo contro le forze delle tenebre. |
Testa
della Dea Celtica Brigit.
Finistere, Francia, primo secolo dC.
Museo di Rennes.
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San Giorgio e il Drago
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L’accadico Marduk
trionfò sui dragoni della Dea Tiamat; l’egiziano Ra lottava ogni
notte contro Apofis, il serpente gigantesco del Caos che proteggeva la
Dea Naunet nei suoi abissi acquatici; il greco Apollo uccise Pitone,
il drago o serpente generato da Gea; l’indù Indra, dio del cielo,
secondo i Veda, era in lotta perenne con il drago o demonio Vritra,
figlio di Danu; e lo stesso Yahvè biblico ha un dragone come nemico.
L’immagine dell’eroe che uccide il dragone o il serpente, imposta
dall’Oriente, arrivò fino alla nostra cultura religiosa attuale come
simbolo della vittoria della luce e del maschile sulle tenebre e il
femminile.
Nello
stesso senso di demonizzazione della Dea e del femminile deve essere
visto il noto racconto biblico di Eva. |
L’iconografia della
scena, con donna attiva e sicura di se stessa vicino all’albero (che
in questo caso è della conoscenza) e un serpente, appare una rozza ed
efficace degradazione del mito originale (con Dea=albero della vita e
speranza di rigenerazione=serpente in virtù della femminilità) che
stravolse il suo significato allegorico al fine di denigrare tutto ciò
che è femminile. Col ridurre il serpente (Dea) in demonio, la
Conoscenza in qualcosa di proibito e pericoloso e la donna
nell’unica colpevole di tutti i mali, si chiuse il cerchio più
tragico della nostra storia.
Nessun
mito ha portato mai tanta sofferenza agli uomini in generale e alle
donne in particolare come questo.
Accanto
a quanto è stato detto deve essere aggiunto che, in ogni caso, una
delle battaglie più decisive per riuscire a detronizzare la Gran Dea
avvenne intorno al concetto basilare di generazione e origine
dell’universo, causa di decine di cosmogonie e cosmologie che furono
tanto variabili quanto gli interessi socio-politici che sostenevano i
teologi che le elaborarono.
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Note
(1)
La Triplice Dea Brigid,
formata dalle sorelle Brighid, Brigid e Bridget, fu straordinariamente
popolare fra le popolazioni briganti insediate in Irlanda, Scozia,
Francia e Spagna. I romani dopo la conquista dei territori dove la si
adorava, associarono Brigid alla Dea Giunone, la regina del cielo, e
inglobarono le sorelle nella figura di Minerva. Gli evangelizzatori
cattolici non potendo sradicare la devozione alla Dea Brigit, la
sostituirono con il personaggio di santa Brigida, una monaca che non
è mai esistita e che venne fatta fondatrice del monastero di Kildare.
La nuova santa ovviamenre si accaparrò tutte le qualità della Dea,
specialmente quelle concernenti la fertilità; veniva celebrata nello
stesso giorno, il primo di febbraio che era l’inzio dell’imbolg
o primavera celtica sotto il padronato di Brigid.
Testi:
P.Rodriguez
, Dio è nato donna, Ed.Riuniti
M.
Gimbutas, Il linguaggio della Dea
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