Abbiamo urlato dal Profondo, ma non
avete voluto sentire. Abbiamo chiesto di essere ascoltati, e ci
avete negato la parola. Abbiamo chiesto realtà e diritto di
esistere, e ci avete relegato negli oscuri regni degli incubi,
banditi negli abissi da voi maledetti, sepolti nel fango di una
tomba senza nome. Abbiamo danzato alla Luna, credendo di vedere
sorgere il sole a mezzanotte, ma avete infranto anche i nostri
sogni, strappando le vesti alla nostra purezza, lacerando le carni
ai nostri corpi, sputando sui sorrisi e le parole d’amore.
Abbiamo amato e creduto di essere liberi, ma avete reso schiavi i
nostri cuori, con pesanti catene d’inganno e di ricatto. Abbiamo
pensato, intuito, visto oltre le barriere del tempo e dello spazio,
ma avete accecato i nostri occhi con lame arroventate ai deliranti
roghi della conoscenza. Abbiamo vissuto in mezzo a voi, come
dimentichi straccioni, come ratti, come mendicanti; l’alito immondo
delle vostre bestemmie abbiamo respirato. Raccolto da terra un
fiore calpestato, inutile orpello gettato da una dama delle vostre
corti, ci siamo cinti la testa con corone di carta ed avvolto in
sudici mantelli per celebrare negli anfratti di un mondo troppo
brillante la nostra oscura quiete, il nostro silenzio, il nostro
regno della paura.
Purtroppo per voi, avete dimenticato una
cosa. Che dal mondo degli incubi in cui ci avete bandito, saremmo
potuti, un giorno tornare. Stanchi di essere demoni. E stare su
di voi, non più come un vampiro che assale i vostri sogni, ma come
un urlo potente e disumano, un ruggito feroce che esplode nella
gola, trascinando con se il fuoco del profondo, il pianto dei
millenni, e l’ira insaziata della nostra vendetta, che sorge come
uragano dall’abisso e che travolge il vostro tempo, che spazza la
falsità delle vostre dottrine, che rompe le catene delle vostre
menzogne, che distrugge le torri del vostro impero di morte, le
cupole sotto le quali vegliate l’agonia dei vostri dei morenti.
Noi amiamo la vita. Noi l’abbiamo coltivata negli anfratti del
vostro mondo irreale. Voi l’avete gettata a terra, come l’inutile
fiore di una stupida dama delle vostre corti. E’ giunto forse il
tempo che respiriate voi, l’alito terrificante dell’abisso, l’olezzo
mefitico della nostra dimora, il vento ghiacciato della notte, che
entra nelle vostre ossa e che vi inonda di paura. E’ forse tornato
il tempo del nostro regno, della nostra gloria, il tempo dell’Ordine
antico, apoteosi e vittoria del Caos.
Vi siete divisi il
mio mantello. Facendone brandelli da mostrare in parata. Avete
distrutto il mio regno, smantellato le mie fortezze, disperso le mie
legioni. Avete scassinato i miei forzieri, disprezzato come
sterco le mie ricchezze. Avete violentato la mia Sposa, avete
abbattuto e bruciato le effigi della mia potenza, facendovi regali e
banchetti, festeggiando la mia fine e la gloria imperitura dei
vostri dei codardi. Avete dimenticato il mio nome rendendolo il
disprezzo del vostro stesso abominio. Ma, sfortunatamente per voi,
sono tornato. Sono tornato per riprendere ciò che mi appartiene.
Ciò che è mio da sempre. Ciò che non è mai stato vostro. Sono qui
per riprendermi il mondo. Per riprendere in mano l’asse portante
della sua architettura, e rovesciarne il destino. Nell’implacabile
impeto dell’annientamento sorgerò, Io sono, Sovrano del Nulla. Il
mondo intero, unito sotto il mio Regno, come l’Amore sta sotto il
dominio della Volontà, come la Notte si inchina al sorgere
dell’ultima Stella. Sono io la Bestia che sale dal mare ad
Occidente, sono io la Brama, l’Estasi e la Lussuria di Nostra
Signora delle Stelle. Io sono la Bestia, la cui Legge è Amore.
Amore sotto il dominio della Volontà, è il mio Regale Diritto.
Contempla dentro di Te, non già nei cieli, ecco una Stella in vista!
Ogni uomo e ogni donna è una Stella!
Aiwass418 -
Phoenix La sorgente Stella del Mattino