Teorie sull’origine del Vampirismo
Di Sapah Zimii
Fa’ ciò che vuoi, sarà tutta la Legge.
Il termine Vampiro evoca nella nostra coscienza
immagini particolari, tali da suscitare un fascino misterioso,
un’attrazione non disgiunta da un atavico terrore. Un deserto, un
castello fatiscente, una rocca sperduta su lande desolate: questi sono
alcuni dei luoghi dove immaginiamo il vampiro possa esistere. Ma perché
proprio queste immagini e non altre, perché oggi lo immaginiamo così,
perché la letteratura e il cinema lo hanno così modellato? E dove
termina il mito ed inizia la realtà, qual è la spiegazione fornita dalla
Magia per il fenomeno del Vampirismo?
Cercheremo di schiarirci le idee nel corso di questa relazione e
dobbiamo necessariamente partire da lontano, da luoghi oscuri e
tenebrosi, dalle più ancestrali paure dell’uomo. E quali sono le paure
per eccellenza se non quelle del dolore e della MORTE, ed è soprattutto
questa che ci fornirà un valido punto di partenza. Il vampiro, infatti,
vince la morte, pur rimanendo condannato a un’esistenza crepuscolare.
Cominciamo con l’analizzare il termine stesso, vampiro: il dizionario di
italiano Devoto-Oli ci da questa definizione “Personaggio terrificante
di tenebrose credenze popolari, diffuse in vaste aree del mondo moderno
, nel quale si identifica una persona morta (spesso di morte accidentale
o violenta, quindi ancora assetata di vita), che rivivificata dal suo
stesso spirito o da riti magici, va in giro di notte a succhiare il
sangue dei vivi ... speculatore, ingordo, usuraio.”
Già il termine vampiro ha oggi anche connotazioni diverse da quelle
dell’essere sovrannaturale, quella di usurpatore fu già utilizzata da
Voltaire nel suo Dizionario filosofico. E’ curioso citare un’episodio
della seconda guerra mondiale in cui l’identificazione del barbaro
Dracula del Nazismo, fornì agli alleati un pretesto da strumentalizzare.
Nei manifesti di propaganda bellica apparve un soldato tedesco con
un’espressione demoniaca sul volto e i canini scoperti che stillavano
sangue.
Ma anche Marx si servi di questa figura per il suo attacco al
capitalismo.
Gordon Melton, forse la massima autorità di vampirismo in questo
momento, ha coniato una definizione: “un tipo particolare di revenant,
una persona morta che è tornata alla vita e continua una forma di
esistenza bevendo il sangue dei viventi”, lo stesso autore ammette però
che vi sono molte sfumature. In realtà la parola ‘vampiro’ ha origine
slava ed appare formata dalla radice -PI ‘mago, stregone’ e il verbo
lituano ‘wempti’ , bere, succhiare.
La tradizione classica identifica il vampiro nello spirito di un
defunto, o comunque nel suo corpo, ritornato per sottrarre ai vivi la
loro essenza vitale, solitamente sotto forma di sangue, nel tentativo di
mantenere la sua esistenza crepuscolare.
Il termine vampiro nella nostra accezione fu cominciato ad essere usato
certamente dal 1725 e.v. quando nei registri della parrocchia di Barnin,
in Moravia, fu annotato che il cadavere di un certo Andreas Berge non
trovava pace perché era vampertione infecta. Comunque sia, la
morte è la chiave di tutto il nostro discorso, quel velo che separa il
nostro tipo di esistenza da un’altro tipo, un velo oscuro che fa paura,
come già abbiamo detto, ma che può essere esorcizzato, come tutte le
paure, e, in effetti, nei casi di vampertione infecta troviamo
che spesso sono riconducibili ad un cattivo funerale, a una morte
violenta, o a una morte senza sepoltura e quindi si è sempre pensato nei
secoli scorsi che una buona sepoltura, una corretta cerimonia e alcuni
piccoli accorgimenti prevenissero questo fenomeno. Stando così le cose
possiamo ricondurre persino determinati metodi di sepoltura nelle
necropoli preistoriche, in cui enormi pietre vengono poste sul corpo dei
cadaveri, ad una paura del loro ritorno. I temi del doppio, del
ritornato dell’antenato che riesce a entrare in comunicazione con i vivi
è sempre stato un retaggio di molte culture. Dalle antiche popolazioni
irlandesi, ai più remoti gruppi del sud del Pacifico, ai nativi
d’America per arrivare al cuore dell’Africa, il mistero della morte è
sempre stato al centro di pratiche complesse, articolate, destinate in
qualche modo a dare un senso alla fine della vita. E’ importante tenere
questo a mente, quando tratteremo delle origini del vampiro, perché
questo è un indizio che ci potrebbe far propendere per una teoria
piuttosto che per un’altra, ma capiremo meglio tra un po’.
Abbiamo visto che secondo certe tradizioni popolari rischiano di
diventare vampiri i morti di morte violenta, senza sepoltura, o quelli
con un cattivo funerali, ma non sono le uniche cause: troviamo a volte
indicati anche altre credenze come le streghe e gli stregoni, quelli
rivolti ad un’operatività malefica, gli eretici, i lupi mannari, i
suicidi, i non sepolti in terra consacrata, i ladri, gli assassini, il
settimo figlio di un settimo figlio, e, ovviamente coloro che subiscono
il morso di un vampiro.
Ma dobbiamo precisare una cosa, i vampiri non sono gli unici esseri che
in questo modo nascono, è risaputo che in casi di morte violenta si
possono generare energie che danno luogo a spettri, apparizioni,
fantasmi. Esseri tutti in qualche modo legati alla morte e che in
passato spesso stavano si confondevano con il vampiro, probabilmente
perché l’immagine del vampiro in carne ed ossa è relativamente tarda, la
prima versione è quella del revenant (colui che ritorna) ed è
indubbiamente immateriale.
Esistono quindi possibili analogie tra il vampiro e il fantasma e
possono essere così indicate: la notte come momento essenziale per
l’apparizione, il ritorno nei luoghi della morte o comunque di
esperienze molto significative, il tentativo, a volte, di coinvolgere i
vivi.
Tuttavia questo è un territorio molto insidioso, oggi c’è molta
confusione su questi argomenti e forse sarebbe auspicabile uno più
studio dettagliato, ma qui basti dire una cosa: anche se oggi non si fa
una chiara distinzione c’è differenza, per esempio, tra l’apparizione,
il fantasma e lo spettro. In particolare una può a noi interessare ed è
la differenza sostanziale tra lo spettro e le altre due forme
energetiche, secondo alcune tradizioni infatti lo spettro sarebbe un
tipo di entità che tenderebbe ad esaurire le risorse vitali degli
individui che entrano in contatto con lui, per autoalimentarsi, rendersi
maggiormente autonomo e potente. E questa è una caratteristica tipica
del vampiro, in effetti abbiamo già visto che in passato il vampiro fu
spesso confuso con lo spettro.
Non volendo dilungarmi oltre, ma volendo fare chiarezza mi limito a
proporre uno schema in cui far rientrare tutti questi tipi di
manifestazioni, che sarà poi anche utile per classificare un minimo i
vari tipi di vampiri nelle varie culture, che non sono affatto simili:
Oggettive autonome o limitate
Soggettive autonome o limitate
Le manifestazioni soggettive limitate colpiscono un solo individuo o una
sola categoria in determinate circostanze ben definite. L’esempio
classico è quello delle visioni prodotte da uno stato di eccitazione, in
questo caso l’evento è legato passivamente ad un luogo (connotazione
spaziale), ad un tempo (determinata ora) e a un fattore logico (lo stato
di eccitamento). Pertanto questo è il caso di una semplice apparizione
vista soltanto da una persona. Le soggettive autonome sono molto simili
alle precedenti ma molto meno legate a fattori spaziali e temporali.
Passiamo alle oggettive:
nelle limitate si tratta di esseri autonomi, slegati da qualsiasi
condizione emotiva della persona che la percepisce, ma comunque legata a
un posto e a un tempo particolare (Es. Casi di omicidi, morte violenta,
ecc.). Le manifestazioni oggettive autonome sono rarissime sono slegate
da qualsiasi vincolo, si può dire che abbiano una propria intenzionalità
ed è proprio a questa categoria che facciamo riferimento quando parliamo
di vampiro classico. La differenza tra il vampiro e lo spettro la
possiamo capire ora molto meglio, in quanto salvo rare eccezioni, lo
spettro e sempre legato a qualche posto o a periodi particolari e
quindi, a differenza del vampiro rientra tra le manifestazioni oggettive
limitate.
Andiamo ora ad analizzare
più approfonditamente dove nasce la credenza nel vampiro. Esistono
diverse teorie a tal proposito, ma le principali sono identificabili in
cinque ipotesi; la prima sostiene che il vampiro è antico quanto l’uomo
e le sue origini si perdono nella notte dei tempi. Un’altra teoria,
sostenuta principalmente da un certo Jean-Claude Aguerre ritiene che il
vampiro, come oggi lo conosciamo, nasca soltanto sulla base del
materiale seicentesco, nell’Europa del primo XVIII secolo. Troviamo
ancora teorie sull’origine sciamanica, su quella orientale ed infine su
un’origine medievale.
Teoria dell’origine
universale o preistorica
Montague Summers, celebre
vampirologo, ha sostenuto con dovizia di particolari la teoria
dell’origine universale del vampiro nel suo libro “The Vampire: His Kith
and Kin”. Siamo nel 1928 e.v. . “La tradizione” dichiarava Summers “è
mondiale e di un’antichità senza data”. Le prove a questa teoria si
trovano nella cosiddetta paura dei morti. Giacché la morte ha avuto
inizio con la vita, sin dall’inizio della storia le popolazioni si sono
trovate di fronte all’ignoto, al non conosciuto e da qui, come abbiamo
già visto, sono nati particolari metodi di sepoltura, particolari
credenze. Personalmente, per quanto mi riguarda, propendo nettamente per
questa teoria, che, d’altra parte è molto razionale e suffragata da
prove concrete, e non solo ipotesi. Inoltre se andiamo a studiare
popolazioni ancora oggi in parte integre delle loro credenze originali,
come certe tribù africane troviamo anche qui tracce di rituali o
tradizioni legate ad un concetto di vampirismo. Questa teoria è stata
sostenuta anche da un’altra famosa studiosa dell’argomento, Ornella
Volta.
Massimo Introvigne trova
da obiettare a questa teoria nel suo saggio sui vampiri “La stirpe di
Dracula”, ma le sue obiezioni non negano la fondatezza della teoria.
Infatti Introvigne specifica si dall'inizio del saggio che il suo
interesse è rivolto verso un particolare tipo di vampiro, quello per
così dire classico moderno, cioè che abbia particolari condizioni: si
nutra di sangue, sia ritornato in vita con il suo stesso corpo. Questa
relazione, invece non si ferma di fronte a questo tipo di vampiro o al
vampiro in particolare ma cerca di andare a ricercare il vampirismo,
cioè la forma universale, l’idea originale che successivamente si
coagulò nel vampiro con i tratti che Introvigne delinea perfettamente.
Questa idea originale la troviamo, come abbiamo visto sin dalla
preistoria, e conseguentemente la troveremo in tutte le parti del mondo.
Lo stesso Introvigne afferma: “Rimane peraltro innegabile il fatto che
la paura di un ritorno dei morti è antichissima, e si accompagna spesso
a pratiche – come il colpire al cuore i cadaveri con un paletto
appuntito – che più tardi diventeranno parte integrante del mito del
vampiro.”
Tenendo a mente le
considerazioni sin qui riportate possiamo andare avanti ed esaminare le
altre teorie sull’origine del vampiro.
Teoria dell’origine
sciamanica
Secondo alcuni autori, la
presenza del vampiro e di alcuni personaggi diversi, ma affini come il
licantropo, nasce in un preciso ambiente religioso-culturale, e cioè
quello dello sciamanesimo. L’area territoriale che questa
identificazione ricopre è vastissima e va dal mondo celtico alla
Siberia, dagli indiani d’America del Nord alla Germania precristiana,
alla Scandinavia e all’Europa orientale.
Nel mondo sciamanico il
collegamento tra il mondo dei morti e quello dei vivi non ammetteva
soluzioni di continuità, secondo convenzioni del tutto mancanti nelle
credenze religiose occidentali. L’aldilà era un mondo parallelo e
rovesciato, opposto, ma complementare a quello dei viventi. Il viaggio
verso l’aldilà era identificato come una sorta di viaggio iniziatico, da
cui non si poteva tornare indietro. Per questo motivo, per esempio, gli
Ugri seppellivano i defunti lontano dai villaggi e cospargevano la
strada con oggetti appuntiti. Si credeva infatti che non tutti volessero
o avessero la forza per intraprendere il vero e proprio viaggio, che
nella maggior parte dei casi lo avrebbe portato alla reincarnazione, e
che la maggior parte dei defunti preferisse rimanere ancorato al mondo
dei vivi. Visto che l’unico legame con questo mondo era costituito dal
loro corpo fisico, erano previsti tutta una serie di rituali per
favorire una rapida putrefazione del cadavere, culminanti nella
riesumazione dopo un certo numero di anni per assicurarsi l’avvenuta
decomposizione. Diversamente si procedeva a complessi rituali di
distruzione della salma.
Se nonostante tutto questo
lavoro di aiuto per compiere il cammino iniziatico a lui proposto, il
defunto si rifiutava di intraprenderlo rischiava di diventare un
elemento di turbamento per tutto l’ordine cosmico. Si pensava allora che
potesse attaccare i viventi succhiando loro il sangue, che anche in
questa matrice culturale è visto come fonte di vita. Secondo una
studiosa italiana Carla Corradi Musi “il vampiro nell’area sciamanica
nella sua singolare realtà di ‘non-morto’ e di ‘non-vivo’ era già di per
sé una figura trasgressiva, in quanto espressione di una condizione
assolutamente innaturale. Nella visione sciamanica il vampiro, non
potendosi reincarnare, ostacolava il collegamento tra il modo
ultraterreno e quello umano”.
Questa figura si va a
porre in netta contrapposizione con quella dello sciamano, anche lui
ponte tra il mondo dei morti e quello dei vivi, ma che al contrario del
vampiro, lavora per mantenere l’ordine prestabilito. E’ significativo
che per allontanare il vampiro si usasse spruzzare acqua in quanto
possiamo identificare l’acqua come elemento di vita, di fertilità, teso
a contrastare l’elemento di putrefazione, di sterilità rappresentato dal
non-morto.
Sotto questo punto di
vista il vampiro era una sorta di anti-sciamano. E’ da notare
ulteriormente che nel modo sciamanico non esisteva una netta
distinzione, come poi avvenne in successive religioni, tra bene e male;
e questo poteva portare ad un ribaltamento degli elemnti che abbiamo
finora visto, o almeno alla creazione di forme ibride. Ed è in questo
modo, in questo mondo limite che separa lo sciamano dal vampiro,
collegati entrambi al mondo dei morti che nasce una figura quasi di
sintesi, comunque modellata con alcuni elementi tipici delle due
precedenti figure: il taltos.
Il taltos è più che uno
sciamano, uno stregone che era per così dire ‘chiamato’ da uno spirito
animale che gli conferiva i suoi poteri. A questo incontro il taltos era
predestinato sin dalla nascita da alcuni segni tipici come la presenza
di denti o di coda già al momento della nascita (elementi già tipici di
coloro che erano destinati a diventare vampiri). Dopo la morte il taltos
correva il rischio di rimanere intrappolato nell’anima animale a lui
collegata e di trasformarsi in una sorta di licantropo. Vediamo dunque
che si tratta di una figura quasi passiva, che subisce l’influenza dello
spirito. Tutto dipendeva dal tipo di spirito animale che era in contatto
con il taltos, se era un cavallo per esempio il pericolo era minore e,
dopo morto, il taltos si limitava ad apparire sotto le finestre della
sua famiglia sotto la forma di un cavallino giallo, nitrendo e chiedendo
un’offerta che finiva per esorcizzarlo.
A questo punto possiamo
inserire una curiosità: è senz’altro interessante notare che la
famosissima saga della letteratura fantastica del ‘ciclo delle streghe’
di Anne Rice sia incentrata sulla figura del taltos, Anne Rice infatti
era precedentemente conosciuta per i suoi bellissimi romanzi sui
vampiri, in primis, ‘Intervista col vampiro’, reso famoso anche dalla
riedizione cinematografica. I suoi romanzi sui vampiri evocavano una
figura struggente, malinconica, romantica, ed estremamente potente che
sin dagli inizi della civiltà umana, sin dall’antico Egitto, cammina su
questa terra, una figura che deve molto ad una visione romantica
ottocentesca e che ha creato lettori appassionati, grazie all’estrema
cura dei dettagli sui vampiri, di cui l’autrice è certamente un’esperta.
Secondo me lo dimostrerebbe anche questo suo passaggio maturo dal
vampiro romantico al taltos.
Ma concludiamo l’analisi
di questa interessantissima teoria.
A mio parere questa
ipotesi ci ha aiutato a conoscere alcune parti dello sciamanesimo che
sono vicine al fenomeno del vampirismo, ma è assai lontana dal decretare
l’origine certa del vampiro in questa area culturale.
La teoria dell’origine
orientale
Personaggi simili al
vampiro erano già stati segnalati in oriente da Marco Polo, ma solo
nell’Ottocento è iniziato uno studio sistematico del vampirismo nel
mondo orientale.
In Malesia, per esempio,
esiste la credenza nei polong e nei pelesit – spesso
accusati di succhiare sangue- si tratta di esseri creati con la magia.
Il polong, in particolare è uno spirito che può essere attirato in una
bottiglia dove è stato raccolto per due settimane il sangue di un uomo
assassinato. Il pelesit di solito precede il polong insinuandosi nel
corpo della vittima.
Sempre in Malesia troviamo
troviamo i langsuyar e il pontianak talora confusi tra
loro, il primo infatti è lo spirito di una donna morta durante il parto,
mentre il secondo lo spirito di un bimbo abortito. In Indonesia la
terminologia è invertita.
Spostandoci in India
troviamo un insieme certamente più ricco di elementi. I Bhutas e
i brahmaparusha sono spiriti di morti particolari, o morti di
morte violenta o persone che in vita erano deformi o dementi. Questi si
dice si aggirino nei cimiteri, possono trasformarsi in pipistrelli e
attaccano i viventi sotto forma di ombre; possono anche entrare nel
corpo dei viventi possedendoli e trasformandoli in assassini
antropofagi.
Poi troviamo anche i
vetalas o betails, spiriti che entrano nel corpo di defunti e
li rianimano.
Nonostante la presenza di
tutte queste forme, non credo si possa far risalire l’origine del
vampirismo a queste aree geografiche come fanno alcuni autori, a volte
riportando passaggi non troppo chiari a supporto delle loro teorie.
Un’ipotesi alternativa, postula che il mito del vampiro possa essere
arrivato in Europa con gli zingari. Il mondo degli zingari presenta
somiglianze con quello dello sciamanesimo, e gli zingari temono il
ritorno della persona morta sotto forma di mullo. I motivi per
cui si può diventare mullo sono i soliti (morte violenta, suicidio...).
I Rom hanno diverse
tradizioni riguardo al mullo. Per alcune tribù il mullo esce dalla
tomba a mezzanotte con il suo corpo, ma talvolta senza le ossa, per
strangolare i viventi e cibarsi del loro sangue. Per altre tribù il
mullo uscito dalla tomba si può trasformare in un grosso cane o in un
lupo e attaccare così i viventi. Un’altra tradizione vuole il mullo alla
continua ricerca di sesso, anziché di sangue.
Anche tra i Rom esistono
precauzioni per evitare che il cadavere si trasformi in mullo e ancora
oggi alcuni hanno l’usanza di perforare il cadavere con un ago d’acciaio
all’altezza del cuore, altri costruiscono palizzate intorno alle tombe,
altri lasciano delle offerte...
Il mullo può poi essere
distrutto esumandone il corpo e bruciandolo, o meno drasticamente,
tramite opportuni rituali magici. Si pensa anche che il mullo possa
essere distrutto dal morso di un lupo bianco, di un cane nero, o di un
gallo nero. Se il mullo durante i suoi rapporti sessuali avrà dei figli,
questi non vivranno tantissimo ma avranno caratteristiche particolari.
Il mullo, stesso, tuttavia non è immortale ma può vivere sino un massimo
di cinque anni.
Per concludere
l’esposizione di questa teoria, che come la precedente non fa altro che
darci le prove dell’esistenza del vampiro in ogni parte del mondo,
vediamo che anche in Cina sono presenti figure particolari riconducibili
al nostro mito, ma i principali sono senza dubbio i Chiang Shih
spiriti capaci di dar vita ai cadaveri e plasmare un proprio corpo con
ossa o pezzi di cadaveri.
Teoria dell’origine
europea antica o medievale
Questa teoria ha due
versioni: la prima inquadra l’origine del vampiro nell’ambiente
culturale greco e romano la seconda si sforza di farla nascere in
periodo medievale o pre-medievale nella ‘terra oltre la foresta’, la
Transilvania, o comunque nei paesi dell’Est europeo.
E’ vero che la
Transilvania è ricchissima di leggende in tal senso, alimentate
soprattutto dal mistero che ancora oggi circonda il personaggio di
Dracula, il celebre Vlad Tepes storico, un eroico condottiero che si
distinse nella lotta contro i Turchi, ma anche e soprattutto per la
difesa e l’indipendenza del suo territorio, la Valacchia. Eroe
nazionale, quindi, ma certamente molto sanguinario, aveva infatti
l’abitudine di impalare i suoi nemici in gran quantità ed in seguito di
banchettare tra le file di pali, a volte bagnandosi con il sangue dei
nemici. Da qui la nascita della figura del vampiro per eccellenza.
E’ anche vero che si
possono fare curiosi giochi di parole sul suo nome, Dracula; drakul
infatti può significare drago, ma anche diavolo, e dracula starebbe
quindi per figlio del drago o per figlio del diavolo.
Il drago sarebbe stato,
però, anche il simbolo della sua casata; e suo padre, anch’esso di nome
Vlad e anch’esso eroico condottiero fu fatto membro dell’Ordine del
Dragone, un ordine del Sacro Romano Impero che riuniva tutti i più
valorosi guerrieri nella lotta contro gli infedeli.
Teoria dell’origine
moderna
Questa teoria, brevemente,
mette in relazione la nascita del vampiro con il forte periodo di crisi
spirituale collegato con l’Illuminismo. Non c’è molto da dire in
proposito. Il suo principale sostenitore è Jean-Claude Aguerre che
sottolinea come le difficoltà di interpretare il rapporto uomo-anima e
quindi il problema della morte, nel Settecento, avrebbe in qualche modo
plasmato la figura di colui che vince la morte con il proprio stesso
corpo.
A mio giudizio, questa
teoria può essere in parte accettata se la consideriamo valida solo per
alcuni elementi che hanno costituito la figura del vampiro moderno.
Abbiamo infatti visto che nessuna tradizione in realtà ci fornisce una
figura del vampiro come noi lo conosciamo oggi, ma in maggioranza si
tratta di spiriti o demoni. Credo anch'io che per individuare la nascita
di certi connotati, e non del mito, si debba risalire a questo periodo,
anche all’ottocento. Senza dimenticare che il risveglio vero e proprio
del non-morto, con tutte le caratteristiche moderne si ha solo con il
grandissimo Bram Stoker, autore del Dracula e con altri autori minori
come, ad esempio il Polidori, amico intimo di Byron, e autore di
un’altro importante libro, molto meno famoso, Il Vampiro.
Abbiamo così introdotto le
varie possibilità sull’origine storica del fenomeno, prossimamente ci
addentreremo maggiormente nell’argomento andando a studiare le varie
entità vampiriche, ed il modo con cui alcuni moderni gruppi magici
tentano di interagire con esse.
Amore è la legge, amore sotto il dominio della
volontà.
Sapah Zimii
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