MISTERI
ELEUSINI
Ad
Eleusi, nell'antica Grecia, venivano celebrati ogni anno i sacri Mysteria.
Vi
partecipavano uomini e donne, liberi e schiavi, greci e barbari.
Gli
iniziati ottenevano la speranza, anzi la certezza, della vita dopo la morte. Non
ricevevano solo un insegnamento, ma avevano soprattutto una esperienza del
divino che cambiava la loro coscienza. Tornavano
a vivere la loro vita di ogni giorno, non come membri di una setta religiosa,
ma come uomini liberi dal timore della morte.
"O
tre volte felici i mortali che dopo aver contemplato questi Mysteria,
scenderanno nell'Ade; solo loro potranno vivervi; per tutti gli altri tutto
sarà sofferenza"
Sofocle frammento 719 Dindorf,
348 Didot.
"Felice
chi possiede, fra gli uomini, la visione di questi Mysteria; chi non è
iniziato ai santi riti non avrà lo stesso destino quando soggiornerà, da
morto, nelle umide tenebre"
Inno omerico a Demetra 480-482.
Mysteria
Mysteria,
plurale di mysterion, era il nome dato in Atene ad alcune feste in
onore delle dee Demetra (Demeter) e Persefone (Persephone).
Le
parole connesse con mysteria (e.g. mystes, mistikos) non
richiamano le forme della mistica orientale ed occidentale, ma l'atmosfera di
una festa notturna. Nelle Rane di Aristofane l'aura mistica che accarezza
coloro che si avvicinano ai beati mystai, gli iniziati che danzano
nell'aldilà, è l'odore delle fiaccole ardenti (daidon aura mystikotate).
I
Mysteria erano un periodo di festa, durante il quale si svolgevano
azioni sacre, riti e celebrazioni. Scrive Plutarco:
"en Elesusìni metà ta Mysteria tes panegyreos akmazoùses eistiòmeta
... (In Eleusi, dopo i Mysteria, quando la riunione festiva era ancora al
suo culmine, siamo stati ospitati ...)" Plutarco
Conv. II 2.
La
radice verbale my(s)- è attestata nel greco miceneo.
Affine
alla famiglia verbale di mysteria è telein (celebrare,
iniziare); telete (festa, rito, iniziazione); telestes
(sacerdote dell'iniziazione); telesterion (palazzo dell'iniziazione).
Due
aggettivi si trovano strettamente connessi con Mysteria: aporrheta
(proibiti) e arrheta (indicibili).
Il
fine ultimo del culto eleusino consisteva nell'indurre nel partecipante una
visione mistica codificata secondo specifici simbolismi e mitologie e indotta
da sostanze psicotrope, in particolare da quelle presenti nella bevanda
sacramentale eleusina per eccellenza, il kykeon o ciceone. Per
Aristotele "coloro che vengono iniziati non devono apprendere qualche
cosa ma provare delle emozioni, evidentemente dopo essere divenuti atti a
riceverle" (Sinesio, Dione).
Il culto eleusino aveva un suo mito di fondazione, imperniato sulle dee
Demetra e sua figlia Persefone. La versione più antica del mito è cantata
nell'Inno Omerico a Demetra, datato fra il settimo e il sesto secolo
a.C.
Nel culmine della loro complessità, i Misteri di Eleusi erano diversificati
in almeno due riti, che si svolgevano in due distinti momenti dell'anno. Il
neofita doveva prima partecipare ai Piccoli Misteri che si tenevano durante il
mese di Antesterione, cioè circa il nostro febbraio, ad Agra, un sobborgo di
Atene presso le rive del fiume Ilisso; con ciò egli acquisiva il grado di mystes.
Sei mesi dopo, nel mese di Boedromione (settembre-ottobre), il neofita poteva
quindi partecipare ai Grandi Misteri, che si tenevano a Eleusi, una località
distante circa venti km da Atene. Le due località erano unite da una strada,
la Via Sacra, percorsa ogni anno dai fedeli in processione che da Atene si
recavano a Eleusi per partecipare ai Grandi Misteri.
Gli autori sono discordi sul riconoscimento di un terzo grado iniziatico
eleusino, quello dell'epoptìa.
Culto
pubblico e culto personale
I
culti religiosi organizzati dalla polis erano indirizzati alla salvezza
della polis stessa. Si richiedeva la protezione degli dei contro gli
eserciti invasori, l'allontanamento delle epidemie, la cessazione delle
carestie, ecc. Da notare che nella liturgia cristiana si prega ancora "Libera
nos Domine a peste, a fame, a bello".
I
Mysteria erano forme di culto personale e miravano alla beatitudine
dell'individuo dopo la morte.
Culto
votivo e culto soteriologico
Non
si devono confondere i Mysteria con le forme di culto votivo-pratico,
ossia con la forma religiosa del "Se ... allora ..." (da ut dem),
molto frequente nell'antica Grecia, ma diffusa anche ai nostri giorni.
Gli
oggetti votivi che sono stati trovati ad Eleusi testimoniano solo della
esistenza del comune culto votivo accanto alla forma religiosa soteriologica
specifica dei Mysteria.
In
un epitaffio del II secolo d.C. si afferma che quanto è stato
"mostrato" dallo ierofante durante le notti sacre "è che la
morte non solo non è un male, ma anzi è un bene" Inscriptiones
Grecae II/III 3661, 6.
Platone
ha scritto:"Quando ci si avvicina all'attesa della morte, compaiono la
paura e la preoccupazione di cose alle quali non si era mai pensato" Platone,
Repubblica 330d.
Plutarco
ha scritto:"Molti pensano che una qualche sorta di iniziazione e
purificazione saranno d'aiuto: una volta purificati, credono, continueranno a
suonare e danzare nell'Ade in luoghi ricolmi di splendore, aria pura e
luce" Plutarco, Non posse 1105b.
Luogo
e tempo dei Mysteria
La
festa dei Mysteria si svolgeva due volte ogni anno.
I
Mysteria minori erano celebrati nel mese di Anthesterion (da metà
febbraio a metà marzo) ad Agrai, un sobborgo di Atene. Avevano la
funzione di purificazione preliminare con abluzioni nel fiume Ilisso.
I
Mysteria maggiori erano celebrati nel mese di Boedromion (da metà
settembre a metà ottobre) ad Eleusi, una città a circa 20 chilometri
a nord-ovest di Atene, sul golfo Saronico, di fronte all'isola di Salamina.
I
Mysteria non potevano essere celebrati al di fuori di Eleusi, luogo
prescelto dalla dea Demetra. Pertanto non fu possibile alcuna diffusione del
culto al di fuori del luogo consacrato, in contrasto con altri tipi di sacro
mistero.
Una
strada, detta Via Sacra, univa Atene ed Eleusi.
Ad
Atene, ai piedi dell'acropoli, al margine dell'agorà, c'era un
santuario, l'Eleusinion, dove si svolgevano i riti connessi con i Mysteria.
Da qui partiva la processione diretta ad Eleusi. La processione venne sospesa
durante la fase finale della guerra del Peloponneso. Nel 407 Alcibiade, che
era stato accusato di aver profanato i sacri misteri nel 415 a.C., mostrò la
sua pietà religiosa conducendo nuovamente la processione con la scorta
dell'esercito. vedi Plutarco, Alcibiade
34, 3-6.
La
processione si svolgeva dapprima da Eleusi ad Atene, dove venivano portati gli
oggetti sacri, e sei giorni dopo da Atene ad Eleusi. Partecipavano iniziati,
iniziandi e giovani (efebi). A partire dal 330 a.C. gli efebi assunsero un
ruolo progressivamente sempre più rilevante. Ancora nel III secolo d.C. si
trovano disposizioni per il magistrato responsabile degli efebi affinché
organizzi la processione secondo gli antichi costumi. vedi
Inscriptiones Grecae 1078 (circa 225 d.C.).
Gli
ateniesi decretavano per mezzo di araldi un periodo di tregua per la
celebrazione dei piccoli e grandi Misteri Eleusini.
Esperienza
dei Mysteria
L'atto
rituale nei Mysteria non si eseguiva sull'immagine cultuale della divinità,
ma sulle persone che partecipavano alla festa. Il mystes, l'iniziato,
subiva i misteri, ne era oggetto, ma nello stesso tempo ne era soggetto.
I
Mysteria erano la festa dell'entrata nell'oscurità e dell'uscita verso
la luce.
Il
rito era composto da dròmena (cose fatte), legòmena (cose
dette) e deiknùmena (cose mostrate).
La
segretezza dei Mysteria consisteva nella indicibilità della esperienza
(pathein), indipendentemente dalla volontà dei partecipanti al culto.
Il divieto di esplicitare le forme del culto si aggiunse a questa indicibilità
fondamentale.
Non
si aveva apprendimento (mathein) che all'inizio, poi si trattava di un
mutamento di coscienza (diathetenai).
Proclo
scrisse che le teletai "provocano consonanza delle anime con il
rito (dromena) in una maniera a noi incomprensibile, e divina, di modo
che alcuni degli inziandi sono presi dal panico, colmi come sono di divino
orrore; altri si assimilano ai simboli sacri, abbandonano la loro identità,
acquistano familiarità con gli dei, e sperimentano la possessione
divina" Proclo, In Remp. II
108 17-30 Kroll.
Il
simbolismo dei Mysteria comunicava messaggi di vita e di speranza. Demetra era
la Madre Terra e Persefone era il soffio vitale presente nel grano. I morti
tornavano nel grembo della Madre Terra. Spighe d'oro venivano seppellite con i
morti. La spiga di grano presentata dallo ierofante rappresentava il ciclo di
vita: concepimento, crescita, morte e nuova vita.
I
cristiani vennero a conoscenza del fatto che, al culmine della celebrazione,
veniva mostrata in silenzio una spiga e seppero delle parole che venivano
dette dai mystes: "Piovi", guardando il cielo, e "Porta
frutto", guardando la terra. Non compresero e schernirono i Mysteria.
Ippolito scrisse: "touto ... estì tò mèga kai àrreton Eleusinìon
mystèrion" ("Ecco il grande ed indicibile mysterion
elusino") Ippolito, Philosophumena
V 7, 34. Da
notare che le due frasi, ritenute segrete, comparivano sull'iscrizione di un
pozzo presso la porta di Dipylon ad Atene e che tutti gli iniziati portavano
spighe di grano.
Un
altro cristiano, il vescovo Asterio, scrivendo intorno 440, quando ormai i
pagani non potevano più smentirlo, affermò che una ierogamia avveniva in una
camera sotterranea del santuario e concluse "una gran folla crede che la
propria salvezza dipenda da ciò che fanno i due (lo ierofante ed una
sacerdotessa) nelle tenebre" Engomion
per i Santi Martiri, in Patrologia graeca, vol. XL, col. 321. Ovviamente non è stata trovata alcuna camera sotterranea, nonostante
gli scavi nel telesterion siano arrivati fino alla roccia.
I
celebranti
I
Misteri Eleusini erano celebrati da magistrati civili e dai membri di due
stirpi ateniesi: i Cerici e gli Eumolpidi. Queste due stirpi continuarono a
offrire i loro servizi dalla più remota antichità fino alla fine del IV
secolo quando i cristiani soppressero il culto.
Un
basileus (re), periodicamente eletto, era incaricato dalla polis
di Atene di sovrintendere alla organizzazione dei Misteri.
Un
collegio di epistatai (magistrati civili) si occupava delle finanze.
Nella
famiglia degli Eumolpidi veniva scelto lo hierophàntes (il primo
sacerdote), letteralmente "colui che mostra gli oggetti sacri".
I
Cerici ricoprivano le due cariche immediatamente inferiori: il daduchos
(portatore della torcia), che accompagnava lo ierofante nei momenti più
solenni, e lo hierokerux (araldo sacro), che aveva il compito di aprire
ufficialmente i Misteri.
I
membri di entrambe le famiglie potevano celebrare i sacri riti.
Partecipanti
al culto
Ai
Misteri Eleusini erano ammessi uomini e donne, liberi e schiavi, greci e
barbari purché parlassero la lingua greca. Erano esclusi solo gli impuri,
coloro che avevano sparso il sangue di altri uomini.
Durante
l'esame di ammissione ai Grandi Misteri - un fatto obbligatorio nel percorso
iniziatico eleusino - il neofita doveva pronunciare la seguente formula,
tramandataci da Firmico Materno (Sull'errore delle religioni profane,
18):
"Mi sono cibato dal timpano, ho bevuto dal cembalo, sono divenuto un
mystes".
Da questa formula si comprende che qualcosa era ritualmente mangiato e bevuto
nel corso dei Piccoli Misteri. Il timpano e il cembalo sono strumenti musicali
a percussione.
E' nel corso dei riti dei Grandi Misteri che veniva bevuto il ciceone da tutti
i partecipanti (da alcune centinaia a 2000 persone, a seconda degli studiosi).
Anche per i Grandi Misteri ci è stato tramandata da Clemente d'Alessandria (Protreptico,
II, 21) una formula liturgica (synthema):
"Ho digiunato, ho bevuto il ciceone, ho prelevato dalla cista e dopo il
mio lavoro ho deposto nel kalathos, poi dal kalathos alla
cista"
Cista e kalathos sono cesti di vimini dove erano contenuti i sacri oggetti (hierà)
del rito; oggetti mantenuti segreti ai profani e per noi ancora misteriosi.
Riguardo al ciceone, nell'Inno Omerico a Demetra alla dea viene offerta
"una coppa di vino dolce come miele" (v. 206), ma essa la rifiuta
affermando esplicitamente che "in verità, le era vietato bere il rosso
vino" (v. 207-8) e comanda le venga offerto il ciceone (kykeon).
Questo passo induce ad escludere il vino e più in generale le bevande
alcoliche dalla composizione del ciceone. L'inno riporta la seguente
composizione del ciceone: "acqua, farina d'orzo, mescolandovi la menta
delicata" (v. 209).
Nella vasta letteratura sui Misteri Eleusini, il ciceone è stato
frequentemente considerato una bevanda narcotica a base di oppio o una bevanda
alcolica. Il papavero da oppio è una pianta frequentemente rappresentata in
associazione con Demetra nell'arte greca.
I
mystai (iniziandi) potevano ritornare l'anno seguente come epoptai
(iniziati).
La
partecipazione ai sacri Misteri non costituiva l'entrata in alcuna
organizzazione o struttura di qualsiasi tipo.
Ogni
iniziato, dopo la celebrazione delle sacre notti, ritornava alla sua vita di
ogni giorno. Ma ogni mystes ricordava la sua esperienza e i symbola
o synthemata che aveva appreso.
La
partecipazione ai Mysteria di Eleusi non era esclusiva. Si poteva partecipare
ad altri sacri misteri ed essere devoti anche ad altri dei. La libertà di
culto era momento essenziale nel concetto di religione degli antichi. Non
esistevano eretici, apostati o religioni concorrenti contro cui combattere.
Nessuno aveva sviluppato una organizzazione esclusiva religiosa, ad eccezione
degli ebrei. E i cristiani imiteranno gli ebrei rifiutando di integrarsi
nell'Impero Romano e costituendo una propria società alternativa che riuscirà
ad impadronirsi dell'Impero.
La
festa
Il
16 di Boedromion (il primo di ottobre) avveniva la convocazione degli
iniziati.
Il
17 aveva luogo la cerimonia di purificazione. Gli iniziandi, accompagnati da
mistagoghi, si recavano alla baia del Falero al grido di "Halade mystai"
(Iniziandi al mare) e si tuffavano in acqua con un porcellino destinato al
sacrificio. Dopo la purificazione tornavano in città, incoronati di mirto e
con una veste nuova.
Il
19 partiva da Atene la processione per riportare ad Eleusi gli oggetti sacri (hiera).
Sul fiume Cefiso si svolgeva un'altra cerimonia di purificazione con un bagno
rituale.
Alla
sera la processione arrivava ad Eleusi, la cerimonia pubblica aveva termine
nel cortile esterno del santuario ed iniziavano le celebrazioni riservate agli
iniziandi. La notte era dedicata a danze e canti in onore di Demetra e
Persefone.
Il
20 gli iniziandi digiunavano ed offrivano sacrifici.
Gli
iniziandi non potevano bere vino, forse segno dell'antichità del rito,
anteriore alla introduzione della coltura della vite. I partecipanti bevevano
il ciceone, una bevanda sacra a Demetra, composta da acqua, farina d'orzo e
menta. Forse si trattava di birra, conosciuta già nel III millennio a.C. dai
Sumeri.
Nelle
notti tra il 21 e il 23 le cerimonie segrete si svolgevano nel telestérion,
un ampio locale coperto che poteva contenere centinaia di persone. Qui si
svolgeva il rito di iniziazione che si concludeva con un grande fuoco ed una
luce sfolgorante.
Nella
prima notte si aveva l'iniziazione al livello più basso.
Nella
seconda notte coloro che erano stati iniziati l'anno precedente divenivano epoptai.
L'inizio
dei Mysteria
L'inizio
dei Mysteria si perde nella notte dei tempi. Sono accertati da documenti del
VII secolo a.C., ma si hanno varie testimonianze della loro esistenza in epoca
micenea (secoli XVI-XIII). Il culto è chiaramente di origine pre-ellenica e
rimanda alle Dee Madri, presenti in tutto il Mediterraneo da tempi
immemorabili.
La
fine dei Mysteria
Con
i decreti
di Teodosio il Grande, l'imperatore cristiano che dichiarò il
cristianesimo religione di stato, la storia bimellenaria dei Mysteria
giunse al suo termine. Nel periodo compreso tra il 391 e il 393 d.C. la persecuzione
contro i pagani venne intensificata e i loro templi vennero chiusi
e la stessa fine fece il santuario di Eleusi. Il santuario venne incendiato
nel 396 d.C. dai Goti guidati da Alarico.
I
romani e i Mysteria
I
romani chiamarono initia i Mysteria.
Nelle
Leggi Cicerone scrive: "... initiaque ut appellantur ita re vera
principia vitae cognovimus neque solum cum laetitia vivendi rationem accepimus
sed etiam cum spe meliore moriendi (... abbiamo conosciuto gli initia,
i veri principi della vita, ed abbiamo ricevuto non solo una ragione per
vivere lietamente, ma anche un motivo per morire con una migliore
speranza)".
Alcuni
imperatori vollero essere iniziati ai Mysteria. Claudio tentò di
trasferire il culto a Roma. Commodo venne adottato dal ghénos eleusino
degli Eumolpidi.
Mysteria
e morte
Plutarco
ha scritto:
"Al
momento della morte l'anima prova un'esperienza simile a quella di coloro che
sono iniziati ai misteri ... All'inizio vagare smarriti, faticoso andare in
cerchio, paurosi percorsi nel buio, che non conducono in alcun luogo. Prima
della fine il timore, il brivido, il tremito, i sudori freddi e lo spavento
sono al culmine. E poi una luce meravigliosa si offre agli occhi, si passa in
luoghi puri e prati dove echeggiano suoni, dove si vedono danze; solenni sacre
parole e visioni divine ispirano un rispetto religioso. E là l'iniziato,
ormai perfettamente liberato e sciolto da ogni vincolo, si aggira, incoronato
da una ghirlanda, celebrando la festa insieme agli altri consacrati e puri, e
guarda dall'alto la folla non iniziata, non purificata nel fango e nelle
tenebre, e, per timore della morte, attardarsi fra i mali invece di credere
nella felicità dell'aldilà".
Plutarco, Fragmenta 168
Sandbach = Stobeo 4, 52, 49.
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